La punta dell’iceberg

Traduzione di l’Ernesto online

In Germania, il 31 maggio, al ritorno da una visita alle truppe tedesche in Afghanistan, il presidente della Repubblica Horst Köhler è stato costretto a dimettersi. Per cercare di giustificare l’impopolare partecipazione tedesca alle operazioni di aggressione questo ex direttore del FMI aveva affermato, nero su bianco, che si trattava di “proteggere gli interessi economici della Germania”. Nonostante la crescente arroganza con cui Merkel e il suo governo intervengono nell’Unione Europea e nelle relazioni internazionali, una tale franchezza ha finito per costargli l’incarico che esercitava dal 2004 e al quale era stato da poco rieletto.
In Giappone, il 2 giugno, dopo appena nove mesi di governo, a sua volta si è dimesso il primo ministro Yukio Hatoyama, il capo del Partito Democratico Giapponese che aveva vinto clamorosamente le elezioni del passato agosto con promesse di cambiamento di sapore patriottico, ma che è calato a picco nei sondaggi a causa della disillusione dell’elettorato. La pubblicazione alcuni giorni prima di un comunicato congiunto con gli Stati Uniti che tradiva l’impegno di ritirare da Okinawa la base nordamericana di Futenma ha dimostrato che nell’alleanza militare nippo-nordamericana gli interessi degli USA continuano ad avere la precedenza. Di fronte alla potenza del movimento contro la base di Okinawa, era inevitabile la rapida sostituzione del volto della capitolazione.

Questi due avvenimenti, apparentemente banali nel quadro del funzionamento “democratico” del sistema capitalista, in cui la classe dominante fa e disfa dirigenti e governi a seconda delle convenienze, sono comunque molto significativi. E perché? Perché riguardando due potenze della “Triade” in tempi di approfondimento della crisi capitalista e di grande turbolenza e incertezza nelle relazioni internazionali, essi rappresentano solo la punta dell’iceberg delle contraddizioni e tendenze di fondo che stanno disegnando il nostro futuro. E’ particolarmente significativo che entrambe le dimissioni siano da mettersi in relazione con questioni militari e siano espressione di impulsi aggressivi che si accentuano nel vortice della crisi economica del capitalismo, e che entrambe si manifestino in paesi che, pur essendo stati responsabili (con l’ascesa al potere del nazismo e del militarismo fascista giapponese) dello scatenamento della II Guerra Mondiale, non nascondono oggi posizioni revansciste e ambizioni imperialiste.

In rapporto all’imperialismo tedesco non stiamo certo molto bene noi portoghesi grazie alla partecipazione del Portogallo all’Unione Europea, in una relazione di subalternità e dipendenza a misura degli interessi della Germania, che del resto sta tentando di imporre un nuovo salto qualitativo nell’integrazione (economica, politica e militare) che già molti considerano un autentico “colpo di Stato”. In quanto all’imperialismo giapponese è importante aver presente il Trattato militare nippo-nordamericano, che impegna il Giappone. Gli USA, che dispongono di gigantesche basi militari nell’arcipelago (Okinawa è la più conosciuta), hanno bisogno per i loro obiettivi strategici di un Giappone militarizzato e aggressivo, ma sotto la loro egemonia. La contraddizione è evidente, e l’imperialismo non può evitarla. “I fardelli di questo secolo non possono essere caricati solo sui nostri soldati”, ha proclamato recentemente il presidente nordamericano. La permanente tensione creata dall’imperialismo nella Penisola di Corea divisa e le costanti provocazioni contro la RDPC fanno parte di un gioco che mira ad alimentare il militarismo nella zona dell’Estremo Oriente/Pacifico con l’obiettivo di esercitare pressione sulla Russia, contenere la Cina e tentare di impedire qualsiasi sviluppo di sovranità e progresso sociale nella regione.
E’ perciò necessario seguire con attenzione tutto ciò che accadrà. In un quadro di aggravamento della crisi capitalista e di acutizzazione inevitabile delle contraddizioni interimperialiste sono prevedibili sviluppi ancora più pericolosi per la sovranità, la libertà e la pace. Senza dimenticare l’indesiderato vertice della NATO previsto per novembre in Portogallo.