La “primavera sudamericana” lezione per l’Europa

La rielezione di Chavez ci riempie di gioia. Una vittoria netta, limpida, gioiosa e colorata come la marea rossa che ha invaso Caracas nella notte per i festeggiamenti. Una vittoria che non lascia più spazio ai dubbi sul consenso grande e forte di cui gode Chavez e la Rivoluzione Bolivariana, sulla sua scelta e natura democratica. Una vittoria che arriva dopo anni instabili in cui tanti, a partire dall’amministrazione Bush all’opposizione interna formata da corrotti ed oligarchie che hanno fatto di tutto, ma proprio di tutto, per porre fine a questa esperienza così anomala e straordinaria.
Anomala perché il linguaggio nuovo di Chavez è stato capace di arrivare ai cuori e alle menti dei tanti indios o emarginati delle immense periferie di Caracas, agli esclusi di sempre dalla politica e dal sistema di potere dominante. Ha saputo dare loro alcune risposte concrete grazie ai programmi sociali, da quello dei mercati a quello contro l’analfabetismo, o il programma medico e sanitario sviluppato insieme a Cuba, ma soprattutto ha dato loro dignità. Una Costituzione nuova che riconosce i diritti e che da voce ai senza voce. I profitti del petrolio non finiscono più nelle tasche di pochi, ma vengono reinvestiti in sviluppo sociale ed umano. Da molti anni il nostro Partito ha seguito l’esperienza bolivariana. Mentre molti si attardavano in analisi riguardanti la bontà o meno del processo venezuelano, discutevano se il populismo chavista fosse più o meno doc nei confronti delle categorie consolidate della sinistra, abbiamo cercato di andare oltre gli stereotipi a buon mercato sul caudillismo latino americano e cercato di capire cosa stesse realmente accadendo nel paese, noto ai più per le spiagge o per la corruzione. Senza pregiudizi abbiamo cercato di capire le esperienze che dal continente latinoamericano hanno lanciato con forza una critica di massa al modello neoliberista e alla globalizzazione capitalista, e fra queste abbiamo conosciuto questa rivoluzione che si definisce bolivariana, che è un po’ come richiamarsi dalle nostre parti a Garibaldi, che da Bolivar fu ispirato nella lotta anticoloniale dell’altro mondo E abbiamo visto come la polarizzazione estrema che caratterizzava il paese avesse una chiave nitida di lettura: quella di classe. La borghesia inferocita all’opposizione e gli strati popolari a sostegno di Chavez, con la costituzione in mano per difendere la democrazia dai golpisti e dai reazionari che, con il colpo di stato prima e con il ”paro” petrolifero poi, hanno tentato di tornare al potere. Un dato che si è confermato con queste elezioni, con i quartieri ricchi e opulenti per Rosales, le periferie e i settori popolari a stragrande maggioranza con il Presidente. Mentre nel mondo intero la guerra permanente produce una spirale di violenza e barbarie, dall’altra parte dell’atlantico si riapre una speranza.
Il socialismo di cui parla Chavez, quello del XXI secolo, ha una natura plurale, non lo si declina in un unico e solo modo, ma come spesso ama citare lo stesso Presidente richiamandosi a Mariategui, marxista peruviano, un socialismo che non sia ne calco ne copia di altri modelli, che nasce dall’esperienza concreta della lotta sociale, dei movimenti. Un socialismo che si fonda sul processo democratico e dal basso, sulla forma partecipativa e non burocratica. La forza di Chavez è anche quella di essere contagiosa. Oggi è un intero continente che cerca, con modalità differenti fra di loro, di uscire dal ventennio di egemonia neoliberista, di affiancarsi dai diktat del Fmi e della Banca mondiale; di emanciparsi dal controllo di Washington e costruire un’integrazione regionale non fondata sull’Alca e sul pensiero unico del mercato.
L’abbiamo definita la primavera latinoamericana, ed è una lezione anche per un’Europa troppo impegnata nel seguire il modello opposto, quello del nord del continente americano. Occorre rafforzare i legami tra la Sinistra Europea, e la sinistra latinoamericana. Non è nostra intenzione farne un modello, ma ci schieriamo dalla sua parte, come abbiamo sempre fatto, sin dall’inizio.