«La Palestina è il nodo centrale»

Romano Prodi e Kofi Annan si sono sentiti al telefono ieri mattina, «un’amichevole conversazione telefonica» – informa un nota di Palazzo Chigi – all’indomani del via libera ai settemila caschi blu europei per il Libano, per il quale la diplomazia italiana ha caparbiamente operato dopo l’approvazione della risoluzione n° 1701.
La nota di Palazzo Chigi dà conto dei complimenti e degli apprezzamenti reciproci, Annan «ha voluto esprimere personalmente un caloroso ringraziamento per una leadership che ha reso possibile la straordinaria mobilitazione europea», Prodi «ha ribadito la propria soddisfazione per l’armoniosa e calorosa risposta dell’Europa, dando atto al segretario generale delle Nazioni Unite di aver condotto a buon fine un negoziato complesso». Non era un risultato scontato. Ora, concordano i due, «occorrerà dar corso rapidamente agli impegni presi», si legge ancora nel comunicato. Ma Annan e Prodi vogliono anche ricordare che non finisce qui e indicare «gli altri nodi politici nella regione mediorientale, a partire dal problema palestinese che resta centrale – si legge nel comunicato diffuso dalla presidenza del consiglio – per pervenire a una pacificazione complessiva dell’area». Insomma l’impegno per la pace in Medio Oriente non può fermarsi alla nuova missione Unifil, il nuovo protagonismo dell’Unione europea che ha dato forza al Palazzo di Vetro deve guardare al conflitto arabo-israeliano nel quale si inserisce l’ennesima invasione del Libano.
E’ un segnale preciso. Lo stesso che aveva dato Massimo D’Alema, venerdì, in un’intervista al quotidiano israeliano Haaretz: «Si parla di inviare una forza Onu nella Striscia di Gaza. Penso che se le cose vanno bene in Libano, un processo positivo di questo tipo può anche iniziare nella Striscia di Gaza». Ora però si tratta di definire lo schieramento dei caschi blu in Libano: Annan andrà sul posto proprio per questo, informa ancora la nota di Palazzo Chigi. Il nodo più urgente e delicato da sciogliere è quello delle regioni libanesi al confine con la Siria dove né Damasco né Beirur, per il momento, accettano il dispiegamento delle truppe internazionali, che invece Tel Aviv considera una condizione essenziale per il ritiro dei suoi soldati perché da quel confine passano le armi destinate a Hezbollah.
Il governo italiano vuole incassare il successo diplomatico anche sul fronte interno. Lo stesso Prodi ha riferito ai giornalisti di aver chiamato i leader dell’opposizione: «Ho telefonato a Casini, Fini e a Berlusconi e mi ha risposto Letta: ho spiegato tutti gli aspetti della vicenda, la telefonato con Kofi Annan e le strategie future, compresa la riunione del consiglio dei ministri di lunedì». Più tardi ha sentito anche Bossi. Dunque domani alle 17, come già annunciato, il governo si riunirà per approvare il decreto legge che autorizza i soldati a partire e che poi sarà dovrà essere convertito dalle camere, ma prima ancora, fa sapere il ministro per i rapporti con il parlamento Vannino Chiti, l’esecutivo informerà le commissioni esteri e difesa delle camere, venendo così incontro a una richiesta dell’opposizione. «C’è una attenzione su una vicenda di questo genere: non solo di tenere informata l’opposizione, ma anche di scambiare opinioni, osservazioni, riflessioni e commenti. Nel frattempo è chiaro che la preparazione è già cominciata e va avanti». Le navi con a bordo gli 800 uomini destinati a sbarcare per primi in Libano (e circa 2500 in totale) potrebbero partire martedì dal porto di Taranto. Sul dialogo con il centrodestra ha aggiunto: «Ho impostato così questa vicenda dal primo giorno, poi chiaramente il Parlamento avrà la sua dialettica, non voglio anticipare quale sarà la posizione del Parlamento. E’ mio dovere – ha concluso – informare tutti i responsabili della politica».
Il presidente della camera Fausto Bertinotti ha proposto una risoluzione parlamentare bipartisan di sostegno alla missione e all’operato del governo, del quale lui si mostra entusiasta: «E’ stata premiata la nuova politica estera italiana – ha detto in un’intervista al Messaggero – Il mutamento di asse strategico è evidente e lampante. Per la prima volta emerge un protagonismo della Ue sullo scacchiere internazionale». Formalmente i partiti del centrodestra (tranne la Lega) approvano la decisione di Bruxelles e voteranno ma non è detto che si arrivi a tanto. Sarebbe anche possibile a giudicare dal fair play istituzionale che mostrano Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, ma il ritorno in campo di Silvio Berlusconi difficilmente lo permetterà. Ieri Maurizio Gasparri, «berlusconiano» di An, ribadiva le critiche del Cavaliere al mandato Onu che non comprende «il disarmo di Hezbollah». Rocco Buttiglione (Udc) se la prendeva con la «precipitazione» del governo italiano. E l’ex piduista di Forza Italia Fabrizio Cicchitto storceva il naso: «Niente trionfalismi, c’è stato un passo avanti ma non un salto di qualità della Ue».