«La nostra battaglia per l’acqua»

Ad ascoltarlo erano in diecimila, ma padre Alex Zanotelli rivolgendosi alla piazza di Palermo parlava soprattutto a quanti non hanno ancora capito quale sia il reale pericolo: «Sull’acqua ci giochiamo tutto e guai a noi come movimento se non riusciremo a vincere questa battaglia, è fondamentale per la vita di milioni di persone». Un richiamo alla costante mobilitazione che ha riscaldato la folla che ha risposto in massa all’iniziativa della Cgil, del Forum nazionale per l’acqua e del coordinamento dei sindaci per dire «no alla privatizzazione» e sollecitare il governo Prodi a una moratoria per bloccare i processi di affidamento del servizio idrico ai privati in corso in varie parti d’Italia.
«No ai privati», «l’oro blu è un bene pubblico», «l’acqua come l’aria» sono alcuni degli slogan scanditi dai manifestanti che hanno sfilato sotto una pioggia battente, che da quattro giorni allaga le strade di Palermo, dove in alcuni quartieri l’acqua viene erogata a giorni alterni, mentre la Diga Ancipa viene svuotata per ragioni di sicurezza perché non viene fatta la manutenzione, sprecando così il bene pubblico.
Il corteo ha sfilato per il vie del centro in un clima di festa, con in testa molti esponenti dell’Unione, che ha aderito all’iniziativa, i gonfaloni di 38 comuni e i sindaci in fascia tricolore, provenienti da ogni parte dell’isola e da altre regioni, come Lazio, Campania e Abruzzo. In piazza anche studenti, pensionati, giovani dei centri sociali e numerose delegazioni di lavoratori giunti nel capoluogo con 50 pullman e in treno.
«Da Palermo è partita la battaglia per l’acqua pubblica, la prima che il sindacato porterà avanti a livello nazionale – ha detto Paolo Nerozzi della segreteria nazionale Cgil – La altre due sfide sono per l’ambiente e sulla questione dei rifiuti». Sui nove Ato costituiti in ognuna delle province siciliane, quattro (Catania, Enna, Caltanissetta e Siracusa) hanno già affidato ai privati la gestione dei servizi idrici; a Palermo la gara è stata aggiudicata ma la «Acque Potabili Spa» non ha ancora firmato il contratto trentennale e un ricorso al Tar potrebbe allungare i tempi; a Trapani e a Ragusa le procedure sono state bloccate dopo le denunce sul rischio d’infiltrazioni mafiose; ad Agrigento la procedura d’affidamento è stata sospesa dopo che il 66% dei sindaci si è detto contrario all’ingresso dei privati. «Dobbiamo tenere gli occhi aperti – ha detto padre Zanotelli – i grandi maghi della finanza, soprattutto in America, suggeriscono di investire sull’acqua, perché i profitti sono del 30% in più rispetto ad altri settori di investimento».
Zanotelli ha ricordato come il movimento «a Napoli sia riuscito a bloccare la delibera per gli appalti dell’Ato 2, il piu’ grande d’Italia». «Stiamo lavorando in Campania ma anche in altre regioni – ha aggiunto – per impedire che l’acqua sia consegnata ai privati, ne pagherebbero le conseguenze soprattutto le fasce più deboli e i poveri».
Il presidente dell’Antimafia, Francesco Forgione, ha messo in guardia dal rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. «Dalle lotte di Danilo Dolci in poi – ha detto – il binomio acqua-mafia ha assunto connotazioni storiche. Non è un caso che abbiamo ancora oggi dissalatori gestiti da imprenditori condannati per associazione mafiosa, come Pietro Di Vincenzo». Ecco perché ha ribadito Forgione «l’acqua deve rimanere pubblica, è necessario bloccare tutti i processi che intendono consegnarne ai privati la gestione».
Mentre Paolo Nerozzi (Cgil), chiudendo il comizio, dal palco annunciava che «la Cgil si appresta a mobilitarsi anche per l’ambiente e sulla questione rifiuti», il governatore Salvatore Cuffaro, dalle stanze di un albergo dove erano riuniti i seguaci del movimento cristiano lavoratori per la crociata anti Dico lanciata dal Vaticano, ha definito «ipocrita» la manifestazione «con una piazza piena dei nipotini di coloro che nel centrosinistra hanno varato la legge Galli, che regola il sistema di gestione dell’acqua». E avvertendo che «non si può più tornare indietro perché senza i privati perderemmo in Sicilia 1,5 miliardi di euro per le infrastrutture», Cuffaro ha di fatto allargato il solco che separa il movimento da chi sta governando e sta regalando ai privati un business di miliardi di euro.