A destra della destra, oltre il Polo, ma sempre più spesso anche insieme agli uomini della Casa delle Libertà. Potrebbe sembrare quasi paradossale vista la radicalità delle posizioni sostenute dal Polo delle destre plurali italiane – basti pensare ai toni assunti contro gli immigrati – eppure in fondo all’urna c’è ancora spazio per il nero assoluto, per posizioni più oltranziste, per formazioni politiche che non rinunciano nemmenno simbolicamente agli emblemi e alle parole d’ordine del vecchio neofascismo.
Se sul piano dei programmi nel nostro paese si fa sempre più fatica a distinguere tra il cosidetto “centrodestra” (quale centro poi?) e le destre apertamente radicali e nostalgiche, ben altro peso possono assumere aperti accordi elettorali tra il clan di Berlusconi e soci e le varie componenti dell’ultradestra fascista. Perché queste alleanze momentanee si possono delineare in prospettiva come parte di un progetto di ridefinizione complessiva di tutta la destra che, in molti centri, già vede il Polo e la destra radicale lavorare in parallelo dividendosi i ruoli e i settori sociali sui quali intervenire.
In un simile contesto è davvero difficile considerare come occasionali o “locali” gli accordi, per altro ammessi solo a mezza bocca e dopo essere stati negati per settimane da tutti gli esponenti del Polo, già stretti tra la coalizione berlusconiana e quello che sulla carta rimane il raggruppamento più quotato del panorama neofascista, vale a dire il Movimento Sociale Italiano-Fiamma Tricolore di Pino Rauti. Solo il 31 marzo lo stesso Cavaliere dichiarava perentorio all’Ansa: “Nessuna intesa con Rauti. Non esiste questa ipotesi, l’abbiamo scartata fin dall’inizio”. Una possibilità talmente lontana dai disegni elettorali reali del centrodestra che il 13 maggio il senatore missino Luigi Caruso Verso correrà direttamente per i colori della Casa delle Libertà; nel collegio siciliano di Avola, la Fiamma non si presenta e in cambio ottiene la candidatura del suo parlamentare per il Polo. Mentre si parla di un possibile accordo per garantire un collegio sicuro anche a Alessandro Acierno, attualmente l’unico deputato missino, anch’egli eletto nell’isola.
I voti di Pino Rauti
Le percentuali, comprese tra il 4 e il 6%, raccolte dal partito di Rauti nel centro sud nel 1996, fanno ovviamente gola al Polo che già nelle regionali del 2000 concluse accordi ufficiali, e in alcuni casi determinanti, con la Fiamma in Abruzzo, Puglia, Basilicata e Calabria. Un’alleanza a cui si deve, tra le altre cose, la rielezione del sindaco missino di Chieti, Nicola Cucullo, convinto mussoliniano capace nel 1995 di organizzare un raduno di naziskin nel centro della città abruzzese e di invitare la scorsa estate i partecipanti al World pride di Roma per “raddrizzarli” delle loro perversioni, che fu candidato dall’intera Casa delle Libertà. In vista del 13 maggio i voti della Fiamma, secondo varie rilevazioni, potrebbero pesare in maniera determinante per l’attribuzione di ben 51 collegi.
Oggi, all’indomani degli accordi siciliani, Rauti parla di “un’operazione politica di vasto respiro” che sembra avere dei connotati ben più articolati di quanto si affannano a spiegare gli esponenti del centrodestra che, imbarazzati, parlano di “cose locali” (Berlusconi) e di una semplice “intesa tecnica” (Gustavo Selva). “Il Polo siciliano ha offerto al nostro Movimento di affrontare insieme le elezioni politiche di maggio, le regionali di giugno e le amministrative, dandoci riconoscimento anche formale di ruolo e di visibilità politica. E questo, lo sottolineo, perché è fatto politico di grande rilievo, senza che nulla venga tolto alla nostra specificità; nel pieno e assoluto rispetto, anzi, del nostro simbolo e di tutto il patrimonio di continuità che abbiamo, in questi anni, difeso e rappresentato” ha spiegato invece Pino Rauti, affidando il suo commento l’11 aprile alle colonne del quotidiano neomissino Linea. E il vecchio fondatore di Ordine Nuovo, passato per molte inchieste sulla strategia della tensione e oggi nuovamente coinvolto nelle indagini sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia del 1974, ha tenuto a chiarire che non di un “accordicchio” si tratta, ma di un vero progetto che definisce legami ben più saldi per l’avvenire. “La scelta effettuata in Sicilia, ha infatti aggiunto Rauti, dà l’avvio ad una fase politica di grande importanza, i cui risultati e obiettivi – in Sicilia e non solo – risulteranno evidenti ben al di là del voto del 13 maggio”. Dopo le politiche le regionali di inizio estate in Sicilia e poi le amministrative isolane, insomma un bel calendario di accordi già fissati, per un abbraccio affettuoso e inscindibile: battere insieme la sinistra oggi per governare poi (sempre insieme?) domani.
Del resto se l’accordo siciliano è rimbalzato sulla stampa nazionale facendo un po’ di rumore, la vicinanza tra la Fiamma e il Polo è tutt’altro che “un’isola” occasionale. In molte parti del mezzogiorno, dove Rauti può pesare in termini di voti, si delinea una vera strategia dell’attenzione reciproca. Da Reggio Calabria all’Abruzzo, fino a molti collegi del Lazio, la Fiamma ha scelto di “desistere” di fronte a candidati del Polo giudicati evidentemente vicini. In compenso in alcune località minori sono i candidati del Polo ad essere rimpiazzati dagli esponenti missini. E in molte città il flirt è, come si suol dire, sotto gli occhi di tutti.
Mezzogiorno in nero
A Napoli addirittura, dove i missini avevano raccolto fino al 7% dei voti nella zona periferica di Pianura, la campagna elettorale del duo polista in corsa per il comune, Antonio Martusciello e Alessandra Mussolini, si è aperta lo stesso giorno di quella del candidato sindaco della Fiamma, Raffaele Bruno. L’11 febbraio due cortei hanno infatti attraversato il centro della città partenopea, nelle stesse ore e con le stesse parole d’ordine “contro la criminalità”: di diverso c’era solo il percorso che correva su strade parallele ma senza mai incrociarsi. “Sovrapposizione voluta? Niente affatto, ognuno ha la libertà di manifestare quando vuole e sui temi in cui crede”, commentava il giorno dopo su il Mattino Italo Bocchino commissario della federazione napoletana di Alleanza Nazionale, aggiungendo esplicitamente: “Da parte nostra abbiamo fatto appello alla necessità di un’alleanza in vista dell’appuntamento elettorale”.
Proprio a Napoli i rapporti tra la destra radicale e il Polo assumono connotati molto rilevanti. Non è un mistero per nessuno in città come personaggi legati al neofascismo e presenti in alcune sigle dei disoccupati partenopei si preparino a spostare “pacchetti” di parecchie migliaia di voti in favore dei candiati del Polo, in corsa per il comune come per le politiche. La sigla di Città Nuova, associazione formata da Salvatore Lezzi già alla guida delle liste dei disoccupati legate alla destra e passato per il gruppo di Forza Nuova, ha ad esempio rappresentato negli ultimi tre anni una sorta di “casa comune” capace di mettere in relazione esponenti di Forza Italia e di An con i protagonisti della scena dell’ultradestra.
Da Forza Italia viene uno degli esponenti campani di Forza Nuova, Antonello Torchia, che tre anni fa era stato eletto al consiglio provinciale di Napoli per il partito del Cavaliere. E sebbene presente solo in poche località – in alcuni collegi di Lombardia, Veneto, Lazio e Campania per le politiche, a Roma, Milano, Pavia e altri centri minori per le comunali e alle provinciali di Imperia – sono proprio i neofascisti guidati da Roberto Fiore a rappresentare la novità maggiore del panorama elettorale della destra radicale per il 13 maggio: il primo annuncio della presentazione del gruppo alle elezioni nazionali fu fatto nei giorni immediatamente successivi alla bomba al manifesto.
Con una esplicita scelta comica, se si considera il patrimonio economico accumulato dai capi di questa variante “imprenditoriale” del neofascismo, il gruppo presenta la sua campagna elettorale con queste parole: “Forza Nuova è impegnata in questa competizione elettorale e non dispone, come tutti sanno, di finaziamenti ne ufficiali ne occulti, ma vive esclusivamente di autofinanziamemto e di impegno militante…”.
Per loro non si parla di accordi con il Polo – malgrado i 1.500 voti raccolti da Forza Nuova a Padova siano già serviti a eleggere l’attuale sindaco del Polo della città – anche se scorrendo le tappe della presentazione della campagna elettorale e delle inizitive degli ultimi mesi, sono proprio gli ottimi rapporti con le amministrazioni locali di centrodestra ad attirare l’attenzione.
Le vicende di Verona, con sale comunali concesse a più riprese ai camerati di Fiore, e gli incontri “contro gli omosessuali” o per la “giustizia giusta” organizzati con esponenti del Polo in varie parti d’Italia, sono ben note ai lettori del manifesto. Meno conosciuti sono gli exploit di Forza Nuova in altri centri governati dal Polo. A cominciare da Ascoli Piceno dove il 16 marzo il gruppo fondato dagli ex militanti di Terza Posizione e dei Nar, Fiore e Morsello (quest’ultimo oggi scomparso) ha organizzato un incontro-presentazione proprio in vista delle elezioni. L’assessore alla cultura, di Alleanza Nazionale, concede una sala pubblica per l’avvenimento all’interno del Polo Culturale di S. Agostino. Non solo, il vice sindaco, sempre di An, Buonfigli annuncia dalle colonne della stampa locale che parteciperà all’incontro che prevede anche la partecipazione dello stesso Fiore. Poi, i servizi delle televisioni marchigiane, mostreranno come la sala, riempita dalle bandiere e dai manifesti di Forza Nuova sarà perloppiù stipata di rappresentanti istituzionali del centrodestra: assessori e consiglieri comunali, presidenti di circoscrizione e responsabili giovanili di An. In buona compagnia, nel rispondere emozionati al minuto di silenzio chiesto da Fiore in ricordo di Massimo Morsello, accanto a capitifoseria dello stadio e a esponenti del neofascismo locale.
Forza Italia o Forza Nuova?
Altra zona d’Italia, identico lo scenario. Il 18 aprile Forza Nuova presenta a Imperia il suo candidato per la provincia. La giunta di centrodestra, siamo nella città di Claudio Scajola l’ex democristiano diventato coordinatore nazionale di Forza Italia e vero uomo forte degli “azzurri”, concede, per altro in un orario serale abitualmente negato, la sala Polivalente, la più centrale e prestigiosa della località del ponente ligure. Proprio vicino a Imperia, nella cittadina di Camporosso amministrata dal centrosinistra, Forza Nuova organizza l’occupazione della sala comunale con tando di bandiere con la croce celtica. A Camporosso “l’opposizione” di destra è rappresentata da due consiglieri di Forza Nuova, da uno della Fiamma di Rauti e da uno di Forza Italia.
Forza Nuova corre da sola (per il momento) ma già la scorsa estate Roberto Fiore aveva dichiarato a proposito di Berlusconi, intervenendo al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini: “Siamo pronti a votarlo se promuoverà un referendum contro l’aborto, se si impegnerà per una legge forte contro l’immigrazione degli extracomunitari e se proporrà una legge per favorire la natalità degli italiani”.
Fascisti minori
Questo quadro sommario della presenza della destra radicale alle elezioni del 13 maggio si conclude con la lista del Fronte Sociale Nazionale, tentativo di costruire una “lista comunitaria” di tutta l’estrema destra, raccogliendo intorno al Fronte Nazionale dell’ex dirigente di Avanguardia Nazionale Adriano Tilgher i quadri delusi dalla Fiamma e i transfughi del resto della galassia nera.
In un primo momento sembrava che allo sforzo verso l’unità dell’area neofascista avrebbe preso parte lo stesso Rauti che ha però poi optato per proseguire l’esperienza neomissina cercando piuttosto di concludere vantaggiosi accordi con il Polo. Il Fronte si presenta nel Lazio, in Abruzzo e in Sicilia raccogliendo localmente anche parecchi ex dirigenti della Fiamma. In tutta Italia, solo a Roma si potrà avere l’indubbio privilegio di vedere sulla stessa scheda la Fiamma di Rauti, Forza Nuova e il Fronte Nazionalein corsa infatti tutti e tre nelle elezioni comunali con le candidature a sindaco, rispettivamente, di Isabella Rauti, Guido Mussolini (nipote del Duce) e lo stesso Adriano Tilgher.
Naturalmente poi tra i 150 simboli presentati per le elezioni del 13 maggio non mancano anche quelli di altre formazioni minori. Dal Partito Liberal-Popolare, che annuncia di rifarsi a Haider come modello, a Destra Nazionale, a metà strada tra l’eredità di Almirante e i berretti verdi e i cui militanti sfoggiano divise paramilitari, fino alla più presente Liga Fronte Veneto che conta tra i suoi candidati Giuseppe Segato, “l’ideologo” dei Serenissimi che tentarono l’assaltato al campanile di San Marco a Venezia.