La necessità dell’aministia

In occasione del dibattito parlamentare sulla fiducia lo stesso Presidente Prodi, e poi anche il neo-ministro Mastella, hanno fatto importanti aperture sulla possibilità che la maggioranza governativa si faccia promotrice di una delega alla concessione di un provvedimento di amnistia-indulto che liberi le carceri dal penoso sovraffollamento di detenuti che da anni denunciamo. Un provvedimento di amnistia-indulto è quanto mai necessario. Lo dicemmo all’ indomani dell’ infruttuosa mobilitazione natalizia promossa dai radicali; torniamo a dirlo oggi. Il nostro sistema penitenziario è al collasso: più di sessantamila detenuti si ammassano in poco più di quarantacinquemila posti-letto; fuori dal carcere, cinquantamila persone in misura alternativa alla detenzione; altrettanti (e forse qualcuno in più) in attesa che il tribunale di sorveglianza decida se devono scontare la loro pena in carcere o in misura alternativa. Solo quindici anni fa in carcere c’erano poco più di trentamila persone e fuori meno di cinquemila: la popolazione in esecuzione penale (o in attesa di esserlo) si è quintuplicata. Nel frattempo, e nonostante l’enorme incremento della popolazione in esecuzione penale, il sistema penitenziario è rimasto pressoché lo stesso: i posti-letto sono aumentati di poche migliaia di unità; il personale amministrativo e addetto al trattamento è largamente al di sotto delle necessità e anche quello di custodia, pure cresciuto in questi anni, è al di sotto delle necessitàdella pianta organica; le risorse finanziarie si sono assottigliate, mancano soldi per servizi essenziali come l’assistenza sanitaria e per le attività formative e culturali propedeutiche al reinserimento sociale.
Nel settembre scorso, allo scadere dei cinque anni di tempo per l’ adeguamento strutturale delle carceri alle prescrizioni del nuovo regolamento penitenziario (adeguata luce e aria, docce nelle celle, anche il bidet in quelle femminili, una mensa ogni 250 detenuti, ecc.), l’Osservatorio di Antigone ha reso pubblica la mappa dell’illegalità nelle carceri italiane. Oggi possiamo dire che il sistema penitenziario si avvia a essere incostituzionale: in queste condizioni, infatti, non sono garantite néla finalità rieducativa della pena, né il trattamento dignitoso dei detenuti, i due principi iscritti nell’art. 27 della Costituzione.
Questo è il grave lascito del ministro Castelli e del Governo Berlusconi al centro-sinistra e, come si dice, hic Rhodus, hic salta! Non è possibile affrontare i problemi della giustizia, e della giustizia penale in particolare, senza partire da qui, dalla impellente necessità di ridare dignità alle modalità di esecuzione della pena. Ciò che fa dif¬ferente uno stato di diritto dalla legge del più forte è proprio il rispetto della persona umana, quel limite che ci fa riconoscere anche nell’ autore di un reato una persona titolare di diritti, prima di tutti quelli alla salute, all’ integrità psico- fisica, al reinserimento sociale. Per questo siamo per la rapida approvazione di un provvedimento di clemenza: non per facile buonismo, ma perché abbiamo una alta considerazione dello stato costituzionale di diritto e dei suoi presupposti.
Certo poi, quando sarà stata affrontata e risolta l’emergenza sovraffollamento, bisognerà fare i conti con le cause di questa esplosione penitenziaria. Solo un dato, il più recente: nel 2005 circa novemila sono gli stranieri entrati in carcere per violazione della legge sull’immigrazione, non – si badi bene – per il traffico di clandestini, ma per la semplice e inoffensiva violazione dell’obbligo di allontanamento dal territorio italiano in ragione della propria clandestinità. Questa è la legge Bossi-Fini! Ma questo è solo l’ultimo dato pervenuto. Altri ne aspettiamo: degli effetti della legge Cirielli sugli aggravi di pena e l’impossibilità di accedere alle alternative alla detenzione dei recidivi; degli effetti della nuova normativa sulle droghe, che già ha cominciato a mandare in carcere i consumatori di droghe leggere, ecc.
Ecco allora che un provvedimento di amnistia-indulto deve essere seguito da un radicale cambiamento nella politica criminale, che torni a perseguire la criminalità organizzata e la grande criminalità economica e a liberare la giustizia penale dall’ ossessione di qualificare come “criminale” qualsiasi comportamento o, peggio, qualsiasi condizione “deviante”. Perché il Governo Berlusconi è stato anche questo: smaccatamente favorevole ai potenti, ma anche crudelmente vessatorio con i poveri cristi, quelli che affollano la patrie galere in mancanza di qualsiasi altra possibilità di inclusione e di sostegno sociale. Ecco allora che il necessario provvedimento di amnistia-indulto può essere l’occasione di un più generale ripensamento della politica della giustizia..

*Presidente della Conferenza nazionale del volontariato della giustizia