La Moldavia entrerà nella NATO?

Le nuove autorità anticomuniste di Kishinev concludono un accordo di partnership strategica con gli Stati Uniti.

Cominciano ad avvertirsi, nelle scelte di collocazione internazionale della Moldavia, gli effetti dei risultati delle elezioni politiche del luglio scorso, che hanno portato alla sconfitta del Partito Comunista della Repubblica di Moldova (che rimane comunque di gran lunga il più votato, con oltre il 45% dei consensi) e al conseguente abbandono della presidenza della repubblica da parte di Vladimir Voronin, leader del PCRM.

Si è trattato di un “ribaltone” preparato, fin nei più minuziosi particolari e con fiumi di dollari di finanziamenti, dalle manovre della Romania e della NATO, che hanno giocato la carta del nazionalismo più esasperato e dell’odio anti-russo, secondo il copione consolidato delle “rivoluzioni colorate” già sperimentato con un certo successo in altre repubbliche ex sovietiche.

L’attuale presidente ad interim Mihai Ghimpu, espressione della coalizione anticomunista che ha prevalso nell’ultima consultazione, ha annunciato, incontrando in questi giorni Celeste Wallander, una delle responsabili del segretariato alla Difesa USA per la Russia, l’Ucraina e l’Eurasia, di avere concluso un accordo con la missione diplomatica statunitense che dovrebbe sfociare nella stipula di una partnership strategica con Washington.

Ghimpu ha dichiarato che le attuali autorità di governo moldave sono particolarmente interessate agli sviluppi di una relazione privilegiata con l’amministrazione USA, manifestando così l’intenzione di abbandonare la posizione di sostanziale neutralità (nel rispetto della costituzione moldava) fino ad ora assunta, per iniziativa del precedente governo comunista, nel confronto che vede fronteggiarsi la Russia e la NATO in ulteriore espansione verso est.

Il progetto discusso con l’ambasciata statunitense prevede il consolidamento della collaborazione tra i due paesi, l’intensificazione degli accordi economici e commerciali e, soprattutto, lo sviluppo di solidi legami sul piano militare e della sicurezza. In poche parole, il preludio all’assorbimento della piccola repubblica ex sovietica nel sistema di alleanze occidentali. A conferma del fatto che la spinta all’egemonia statunitense nell’area est europea, che fino ad ora si è sottratta all’annessione nell’alleanza atlantica, non è cessata, ma al contrario ha subito un’accelerazione con l’avvento al potere della nuova amministrazione Obama.

Nota di Mauro Gemma per http://www.lernesto.it