La mamma amercana della pace, Cindy Sheehan, è stata arrestata

Hanno arrestato la pacifista Cindy Sheehan, la madre coraggio, mentre si trovava fuori dal Congresso ed aspettava Bush dopo la fine del suo discorso sullo Stato dell’Unione.
Dobbiamo mobilitarci quanto prima per denunciare quanto accaduto e organizzare iniziative per sostenere Cindy.

testo 1:

E’ QUINDI QUESTA LA DEMOCRAZIA?
(traduzione in italiano del comunicato stampa rilasciato dall’organizzazione Gold Star Families for Peace, creata dalla stessa Cindy Sheehan)

Miei cari AMICI DI PACE IN ITALIA, la mia amica CINDY SHEEHAN, www.gsfp.org, è stata appena arrestata dentro il Congresso mentre aspettava che Bush finisse di dare il suo disorso sullo Stato dell’Unione.

Cindy è stata ammanettata e arrestata come se fosse una criminale – la madre del soldato caduto “Casey”- nonostante avesse il biglietto per prendere parte all’evento. E’ stata proprio una deputata californiana del congresso a invitarla. Cindy è stata arrestata solamente perchè sotto la giacca indossava una t-shirt nera con una scritta che diceva “2,000 uccisi in Iraq quanti ancora?” www.icasualties.org

CNN ha appena riportato che Cindy si trova ancora in prigione e che forse dovrà restarvi per un anno.
http://www.cnn.com/2006/POLITICS/01/31/sheehan.arrest/index.html

CHE COSA SAREBE successo se Cindy, io stessa o qualsiasi altro familiare di un militare caduto in Iraq o di qualcuno che si interroghi sulla GUERRA IN IRAQ, avesse indossato una t-shirt con la scritta”noi sosteniamo la GUERRA”, saremmo stati arrestati lo stesso?

Perchè il governo più potente del mondo (U.S.A) che dice sempre di essere la più “grande democrazia” è così spaventato da noi, dalle famiglie dei soldati caduti , esigendo responsabilità per i nostri amati cari e per gli innocenti iracheni?

QUESTO E’ IL NOSTRO governo in azione che cerca di comprare il nostro silenzio, il silenzio dei caduti e il silenzio della vittime di questa orribile guerra fatta di bugie. Non ha importanza chi è il parente/ la famiglia del militare caduto.

Ciò che importa è che chiunque cerchi di sfidare BUSH e gli ARCHITETTI DELLA GUERRA, non è il benvenuto in nessuna parte del nostro paese, “la terra del libero e della libertà”.

Forse è davvero il momento di riuncirci tutti davanti alla CASA BIANCA, QUESTO SABATO, 4 FEBBRAIO 2006 per dire E’ TROPPO!!!
www.worldcantwait.org

Le famiglie dei caduti sono diventati per Bush il nemico numero 1 “non importa se siete con noi o contro di noi”….INCREDIBILE.

Nonostante tutto, LAURA BUSH può tranquillamente continuare a starsene vicina a una donna irachena durante lo Stato dell’Unione per aiutare suo marito GEORGE ad apparire bello e buono davanti al mondo/media e aiutarlo con le sue percentuali di sostegno! Questo è il nostro paese, questo è il nostro governo, noi abbiamo una voce, mantenere il silenzio su questa terribile guerra in Iraq, è agire come il nostro governo, che si sta muovendo in direzione della sua prossima vittima, l”‘Iran.

Beatriz Saldivar, GOLD STAR FAMILIES FOR PEACE www.gsfp.org

testo 2: Lettera di Cindy Sheehan sul suo arresto

Quello che è realmente successo: Una lettera di Cindy Sheehan
Cari amici,

come già saprete, la sera di martedì sono stata arrestata poco
prima dell’inizio del discorso annuale del presidente sullo stato
dell’Unione.

Sono senza parole e furibonda per quello che è successo, oltre che
piena di dolore per quello che abbiamo perso nel nostro paese.

Ci sono state menzogne da parte della polizia e distorsioni da parte
della stampa. (Sorpresa!) Desidero quindi raccontarvi quello che è
realmente successo.
Nel pomeriggio, durante l’incontro “The People’s State of the Union
Address” a Washington D.C. dove mi accompagnavano i deputati
Lynn Woolsey e John Conyers, Ann Wright, Malik Rahim e John
Cavanagh, la Woolsey mi ha consegnato un biglietto per assistere
al discorso di Bush quella sera. In quel momento indossavo una
maglietta con la scritta: “2245 morti. Quanti altri ancora?”

Dopo la conferenza stampa del People’s State of the Union, mi
sono chiesta se volevo realmente recarmi ad ascoltare il discorso di
Bush al Campidoglio, perché l’idea non mi piaceva. Sapevo che
George Bush avrebbe detto delle cose che mi avrebbero ferita e mi
avrebbero irritata e sapevo che non potevo interropere il discorso
perché Lynn Woolsey mi aveva dato il biglietto e non volevo
mancarle di rispetto. Avevo infatti già dato il biglietto a John Bruhns
che fa parte di Iraq Veterans Against the War. L’ufficio stampa di
Woolsey aveva però già contattato i media e tutti sapevano della
mia presenza, mi sono quindi fatta coraggio e sono andata.

Mi sono fatta ridare il biglietto da John Bruhns e mi sono incontrata
con un rappresentante dello staff del deputato Barbara Lee nel
Longworth Congressional Office Building e ci siamo recati al
Campidoglio tramite i passaggi sotterranei. Ho superato due
controlli di sicurezza.

Il mio biglietto era per la quinta galleria, prima fila, quarto posto. La
persona che mi avrebbe arrestato pochi minuti dopo, mi ha aiutato a
trovare il mio posto.

Mi ero appena seduta e sentivo caldo dopo aver fatto tre piani di
scale a piedi ed ho quindi aperto la felpa. Mi sono girata verso la
destra mentre me la toglievo e lo stesso poliziotto ha visto la
maglietta e ha gridato “Manifestante!” È venuto di corsa, mi ha
trascinato via dal mio posto e violentemente (tenendomi le mani
dietro le spalle) mi ha spinto su per le scale. Gli ho detto qualcosa
come: “Sto andando, perché questi modi così violenti?” A proposito,
il suo nome è Mike Weight.

Il poliziotto correva con me verso l’ascensore gridando a tutti
“lasciate passare”. Quando siamo arrivati all’ascensore, mi ha
messo le manette e mi ha portato fuori per aspettare l’arrivo della
polizia. Uscendo dal palazzo qualcuno ha detto, “Quella è Cindy
Sheehan”. E allora il poliziotto mi ha detto di fare attenzione ai
gradini. Ho risposto: “Non era così preoccupato prima, mentre mi
trascinava su per le scale”. Al che ha risposto: “Perché stava
manifestando”. Incredibile, mi trascinano fuori dalla Camera, la
nostra Camera, perché “manifestavo”.

Nessuno mi aveva detto che non potevo portare quella maglietta
alla Camera. Nessuno mi ha chiesto di toglierla né di chiudere la
giacca. Se me l’avessero chiesto, l’avrei fatto, e dopo avrei scritto
sulla soppressione del mio diritto di espressione. Sono stata
immediatemente e violentemente (ho i lividi per dimostrarlo) portata
via e arrestata per “condotta illegale”.

Dopo avermi catalogato gli effetti personali e preso le impronte
digitali, è arrivato un sergente simpatico che ha visto la mia
maglietta, commentando: “2245 eh? Io sono appena tornato
dall’Iraq”.

Gli ho spiegato che avevo perso mio figlio in Iraq. In quel momento,
l’enormità di tutto quello che avevo perso mi ha colpito. Ho perso
mio figlio. Ho perso il mio diritto di espressione, garantito dal Primo
emendamento. Ho perso il paese che amavo. Che fine ha fatto la
mia America? Mi sono messa a piangere dal dolore.

Per quale motivo è morto mio figlio Casey? Per quale motivo sono
morti gli altri 2244 coraggiosi soldati americani? Per quale motivo
decine di migliaia di loro sono ancora lì? Per questo? Non posso
neanche indossare una maglietta che riporta il numero di soldati
uccisi da George Bush e le sue politiche arroganti e ignoranti.

Indossavo la maglietta per fare una dichiarazione. La stampa
sapeva che sarei stata presente e ho pensato che ogni tanto mi
avrebbe ripresa con la maglietta. Non l’ho indossata con l’idea di
interrompere il discorso, altrimenti avrei aspettato e aperto la giacca
durante il discorso di Bush. Se avessi saputo quello che succede a
persone che indossano magliette che mettono i neoconservatori a
disagio, che sarei stata arrestata, forse l’avrei pure fatto, ma non
l’ho fatto.

Girano tante storie fantasiose su quello che è successo.

Ho incaricato degli avvocati di preparare una battaglia legale sulla
questione della libertà d’espressione. E farò causa. È ora di
riprendere le nostre libertà e il nostro paese.

Non voglio vivere in un paese che proibisce a qualunque persona,
che abbia pagato o meno il prezzo più alto per quel paese, di
indossare, dire, scrivere o comunicare al telefono qualsiasi
dichiarazione critica sul governo. È per questo che intendo
riprendere le mie libertà. Per questo non permetterò a Bushco di
portare via altro né da me né da voi.

Ringrazio i 200 manifestanti che sono venuti al carcere mentre ero
detenuta per esprimere il loro sostegno… abbiamo tanto potenziale
per fare del bene… c’è molto di positivo in tanta gente.

Dopo quattro ore di detenzione in due diversi carceri, sono stata
rilasciata. Di nuovo vi dico che sono talmente sconvolta e arrabbiata
che non riesco neanche a pensare.

Continuate a lottare. vi prometto che sarò con voi.

Con affetto e speranze di pace,
Cindy
(Traduzione di Stephanie Westbrook e Andrea Spila)