“E’ possibile sconfiggere la mafia?” Questa è stata la domanda con la quale abbiamo esordito all’incontro con Giovanni Impastato a Cinisi la scorsa estate, una domanda che si sono di nuovo chiesti, dandosi una risposta affermativa, anche i giovani di Locri, scesi in piazza, nella Calabria della ndrangheta.
Giovanni, fratello di Giuseppe Impastato (meglio conosciuto come Peppino), il compagno del PCI prima, di Democrazia Proletaria poi, che per dieci anni ha combattuto contro un qualcosa più grande di lui, la mafia, pur avendola in casa; suo padre, infatti, era “amico” di molti boss tra i quali Gaetano Badalamenti, famoso per le importazioni di eroina. Peppino attraverso la radio che gestiva con i suoi compagni, “Radioaut”, denunciava con ironia e determinazione, il malaffare, i torbidi legami tra politica e mafia, i traffici illeciti, le speculazioni edilizie.
Il 9 Maggio del 1978, all’età di 30 anni, la mafia ha fatto saltare in aria sui binari della ferrovia Peppino, il giovane speaker scomodo, il ragazzo che parlava troppo, che aveva fin troppo coraggio per definire tutto il sistema “una montagna di merda”.
Peppino è riuscito a trasmettere a suo fratello e sua madre Felicia Impastato, la voglia di non fermarsi mai, di lottare , è riuscito a superare l’omertà della propria famiglia, la quale tutt’oggi, attraverso stretti e validi collaboratori, continua a ricordare a tutta l’Italia che è possibile non tacere, che al contrario è necessario parlare, documentarsi
e portare avanti le proprie idee.
Innanzitutto per sconfiggere questa grande organizzazione è opportuno conoscerne il vero significato.
“Mafia”, infatti, è un termine diffuso ormai a livello mondiale con cui ci si riferisce alle organizzazioni criminali. La parola venne inizialmente utilizzata per indicare una organizzazione criminale originaria della Sicilia, più precisamente definita come Cosa nostra. Oggi sappiamo bene che non solo la Sicilia deve affrontare questo tipo di criminalità.
Non è possibile comprendere il fenomeno mafioso, ci ha spiegato Giovanni Impastato, se non viene ricordato il movimento che fin dalle origini si è contrapposto a tale fenomeno: l’ANTIMAFIA.
E’ opportuno classificare il movimento in tre categorie:
-Spontaneo: ossia quando nasce da un’iniziativa individuale come ad esempio Peppino Impastato;
-Organizzato: le numerose associazioni che hanno come obbiettivo combattere direttamente il fenomeno mafioso;
-Istituzionale: cioè la risposta data dallo Stato attraverso la nascita della Direzione investigativa antimafia (DIA) e della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).
Tra le numerose associazioni mi è impossibile non parlare del Centro Impastato situato nella casa di Peppino e Felicia.
-“Molte persone da tutta Italia dopo aver visto il film “I Cento Passi” vengono a Cinisi per visitare la casa di mio fratello e di mia madre”- afferma Giovanni. – “Il nostro intento (e ci stiamo riuscendo pienamente)” – continua –“ è quello di trasformare la casa in un vero e proprio centro antimafia, dove tutte le persone potranno venire per approfondire l’argomento e partecipare attivamente ai vari movimenti, tutto questo perché la dura lotta di mio fratello non è esplosa sul binario della ferrovia, anzi.. continua sempre più forte e determinata.”
Personaggi come Placido Rizzotto,partigiano prima e sindacalista corleonese poi, ucciso nel 1948 per essere stato un uomo contro, Pio La Torre, Segretario Regionale del Partito Comunista ucciso nel 1982 per aver presentato la legge della confisca dei beni mafiosi, Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso pochi mesi dopo Pio La Torre, i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino morti entrambi nel 1992 , Don Puglisi ammazzato nel centro del suo paese per aver tolto dalla strada numerosi ragazzini che sarebbero diventati poi perfetti “picciotti”, sono un “pugno di uomini”, per parafrasare Marco Travaglio nel suo “Intoccabili”,che, in grande solitudine, hanno contribuito alla lotta contro l’illegalità, conto i crimini mafiosi.
I vari centri Antimafia, – spiega Giovanni – fanno si’ che le loro morti non siano state vane. –
Il punto più difficile da superare rimane quello di dare “una scossa” alla sostanziale indifferenza delle persone comuni e all’omertà di cui godono queste reti criminali e che abbandonano nella solitudine chi lotta.
Certo sarà difficile rompere il silenzio finchè ministri in carica della Repubblica Italiana commenteranno senza vergogna: “Dobbiamo imparare a convivere con la mafia, ad accettarla, a voltarci dall’altra parte…ricordatevi di sciacquare ogni mattina la vostra memoria in un bicchiere con la candeggina”. No comment.
Ritorniamo quindi alla domanda iniziale: “ E’ possibile sconfiggere la Mafia?” la risposta di Giovanni è positiva: -La mafia può essere ridimensionata pian piano attraverso le parole, l’interessamento e soprattutto (componente essenziale), il coraggio di denunciare ogni forma di azione del sistema criminale- .
Ci associamo alle parole di Giovanni Impastato e di tutti coloro che, con grande coraggio, partecipano attivamente in altre associazioni antimafia tra cui “Libera” di Don Ciotti (presidente onorario è Rita Borsellino, sorella di Paolo), impegnata a lavorare le terre confiscate ai mafiosi vendendone poi i prodotti, lottando affinchè la preziosa candidatura di Rita Borsellino per l’Unione in Sicilia, diventi un segnale forte di rottura col passato.
E’ necessario farsi sentire, è nostro compito insegnare a chi governa il paese il vero significato della legalità, dobbiamo gridare per una Italia un po’ più legale, non certo sullo stile delle campagne pretestuose contro i lavavetri e i baraccati di Bologna.