La lunga e isolata lotta di Emergency alla guerra

«La forma della mina, con le due ali laterali, serve a farla volteggiare meglio. In altre parole, non cadono a picco quando vengono rilasciate dagli elicotteri, si comportano proprio come i volantini, si sparpagliano qua e là su un territorio molto più vasto. Sono fatte così per una ragione puramente tecnica – affermano i militari – non è corretto chiamarle mine giocattolo. Ma a me non è mai successo, tra gli sventurati feriti da queste mine che mi è capitato di operare, di trovarne uno adulto. Neanche uno, in più di dieci anni. Tutti rigorosamente bambini». È scritto a pagina 36 di “Pappagalli verdi – cronache di un chirurgo di guerra”, il primo libro di Gino Strada, fondatore di Emergency. I pappagalli verdi sono le mine di cui parla. Sono un’arma studiata e usata per attirare l’attenzione dei bambini che raccogliendole perdono l’uso degli arti. Hanno uno scopo, queste armi: generare invalidi. Perché un invalido, rispetto ad un morto, è un danno peggiore per il nemico. È un costo a vita. Per far sì che non lo sia, è nata, 13 anni fa, Emergency.

Storia di una sfida
Il principale fondatore di Emergency è Gino Strada, un medico milanese di 59 anni. Specializzato in chirurgia d’urgenza, dopo gli studi Strada ha scelto di intraprendere la vita del chirurgo di guerra. Dapprima con la Croce Rossa internazionale, poi con la sua “creatura”, Emergency. Sua moglie, Teresa, ne è l’attuale presidente. L’associazione è nata con il fine di fornire assistenza alle vittime civili dei conflitti, soprattutto – ma non solo – quelle martoriate dalle mine antiuomo. Oltre agli interventi di chirurgia, i medici di Emergency si occupano della riabilitazione e della fisioterapia dei pazienti. Sono 108 i volontari internazionali che lavorano per Emergency. I suoi centri nelle città attraversate da guerre si occupano anche di fornire assistenza tecnica e medica agli altri ospedali locali e di formare personale locale sia come chirurghi che come personale ospedaliero. Non fa distinzioni etniche, politiche o religiose nel reclutare volontari. L’associazione si finanzia con quote sociali, beni mobili e immobili e con donazioni, contributi e lasciti e con attività commerciali marginali. Emergency è ufficialmente una Onlus dal 1998 e una Ong dal 1999. Dal 2006 è ong partner del dipartimento della pubblica informazione dell’Onu. In questi anni Emergency si è occupata anche, come prevede il suo statuto, di «promuovere una cultura di pace e di solidarietà». Infatti nel 1994 i volontari hanno portato avanti la campagna per mettere al bando le mine antiuomo (cosa che l’Italia ha fatto) e nel 2001 ha contribuito al movimento contro l’intervento militare in Afghanistan con l’invito agli italiani a mettere in evidenza uno “straccio di pace” (simbolo dell’associazione) e nel 2002 ha aderito alla campagna “Fuori l’Italia dalla guerra” contro l’attacco all’Iraq. Nel 2001 Gino Strada era nella lista dei possibili candidati al Nobel per la pace.

Le azioni in campo
Dall’anno della sua fondazione ad oggi, Emergency ha operato in 13 Paesi, costruendo 8 ospedali, 4 centri di riabilitazione, un centro di maternità e 55 tra posti di primo soccorso e centri sanitari. In questi luoghi i volontari dell’associazione hanno curato oltre 2 milioni e 300mila persone, quasi tutti (il 90%) civili vittime di guerra. L’assistenza offerta è completamente gratuita. Emergency è l’unica struttura ospedaliera presente nella provincia afghana di Helmand, a Lashkar-gah, nella zona dove sono stati rapiti Daniele Mastrogiacomo, il suo autista e il suo interprete. In Afghanistan Emergency ha costruito anche un centro chirurgico a Anabah, un altro a Kabul e 28 posti di primo soccorso e centri sanitari in tutto il Paese, dove dal 1999 ad oggi ha curato oltre 1.551.000 persone. Altro territorio di guerra, stessa storia: in Iraq Emergency è presente dal 1995 a Choman, nel nord curdo; due centri chirurgici a Sulaimaniya (dove ha aperto anche un centro di riabilitazione e reintegrazione sociale per i pazienti amputati) e Erbil e 22 pronto soccorso in tutto il Paese. Oltre 336mila gli iracheni curati. Se Iraq e Afghanistan sono sempre al centro dell’attenzione mediatica, ci sono molti altri Paesi in guerra. Uno di questi è il Sudan, attraversato per oltre 20 anni da un conflitto civile. Dal 2004 Emergency è presente e a Khartoum sta costruendo un ospedale che sarà operativo a breve. Nei sobborghi della capitale, a Mayo, l’associazione ha un centro pediatrico per i bambini del locale campo profughi. Restando in Africa, Emergency ha un ospedale e un centro sanitario pediatrico a Goderich, in Sierra Leone, dove sono stati assistiti 173mila civili. Nel sud-est asiatico l’associazione è presente in Sri Lanka, dove è intervenuta in seguito allo tsunami del 2004, rifornendo l’ospedale di Kalatura, e in Cambogia dove ha un centro chirurgico a Battambang e 5 posti di primo soccorso a Samlot che hanno curato in totale 255mila persone.