La guerra sporca scuote l’Europa

Ottocento voli segreti targati Cia hanno utilizzato gli scali europei dal settembre 2001, almeno stando a guardare la fotografia scattata ad oggi da Amnesty international. Tra questi voli anche quello che ha prelevato e trasportato Abu Omar da Milano ad Aviano e all’Egitto (via Ramstein, Germania) e quelli che hanno sballottato il tedesco-libanese Khaled Al Masri dalla Macedonia all’Afganistan, per poi farlo riapparire – cinque mesi più tardi e torturato (per errore) – al confine tra l’Albania e la Macedonia. La parte del leone la fa proprio la Germania con 430 voli, un record raggiunto grazie al ruolo di smistamento rivestito dalla base di Ramstein. Poi viene il Regno unito con 210 scali, il Portogallo con 59, l’Irlanda con 50, la Spagna con 20, Repubblica Ceca con 15. Romania e Polonia vengono invece indicate come sedi di carceri segrete, quei «siti neri» nei quali l’intelligence nordamericana disponeva a piacimento di presunti terroristi e dei quali Varsavia e Bucarest sostengono di non aver mai saputo nulla. Indagini? I governi europei, salvo qualche rara eccezione, guardano da un’altra parte, più precisamente alle relazioni con Washington, prendendo per buone le spiegazioni di minima fornite da Condoleeza Rice durante la sua tournée europea del 5-8 dicembre ma anticipate da notizie diffuse dalla stampa Usa secondo le quali i governi di Roma e Berlino erano stati informati delle operazioni Abu Omar e al Masri. I governanti europei sono «farisei», ha dichiarato senza mezzi termini Colin Powell da Londra lo scorso 18 dicembre. Messagio ricevuto: due giorni dopo l’ex presidente polacco Aleksander Kwasniewski ammeteva implicitamente i voli della Cia: «La lotta al terrorismo ha bisogno di solidarietà? Sì la chiede. Ci sono stati dei voli? Probabilmente ce ne sono stati». Per evitare complicazioni Tony Blair afferma di non voler lanciare alcuna commissione di inchiesta mentre il ministro degli esteri rumeno Razvan Ungureanu è ancor più deciso: «Non abbiamo tempo da perdere per indagare sulla base di pure supposizioni». Mercoledì una Commissione del Parlamento polacco ha rigettato l’idea di aprire un’inchiesta speciale, è in corso solo quella amministrativa disposta dal premier Kazimierz Marcinkiewicz.

Tra i paesi che reagiscono Norvegia e Svezia che a metà novembre hanno deciso di aprire indagini ufficiali. Ora è il turno della Svizzera, la più determinata. Il Segretario di stato Machael Ambul si è riunito la settimana scorsa informalmente con l’ambasciatrice Usa Pamela Willeford, ma non basta: Berna chiede adesso delle risposte ufficiali da Washington. E una Commissione del Parlamento elvetico è al lavoro sui 74 sorvoli sospetti del suo spazio aereo (tra cui quello che ha prelevato Abu Omar). Assai attivo è pure il Consiglio d’Europa (istituzione completamente indipendente dalla Ue) che ha in corso due indagini: una del Segretario generale Terry Davis e l’altra dell’Assemblea parlamentare che ha incaricato lo svizzero Dick Marty. Il deputato ha già parlato di «elementi raccolti che danno credibilità alle accuse» ma si attende qualcosa di più concreto per fine gennaio: speriamo possa ottenere esaurienti spiegazioni da Bucarest e Varsavia. Alvaro Gil Robles, ex Segretario dello stesso Consiglio d’Europa, recentemente si è ricordato di un carcere segreto in Kosovo, nella base Usa di Bondsteel.

Il 15 dicembre anche il Parlamento europeo si è lanciato con decisione sulla Cia istituendo a larga maggioranza una Commissione d’inchiesta che avrà tre mesi di tempo per cercare di fare luce su voli, carceri ed implicazioni di funzionari e governi europei. Il Commissario Ue Franco Frattini sceglie invece la terza via: da un lato minaccia i governi, se coinvolti, di sanzioni gravi – fino alla perdita del diritto di voto – e dall’altro afferma di «fidarsi» dell’amministrazione Bush e dei 25. Si muove anche la giustizia ordinaria e non solo in Italia, ma anche in Germania per il caso di Al Masri, in Spagna per i voli con scalo alle Baleari e pure in Francia. Mercoledì la Federazione internazionale delle leghe dei diritti umani (Fidh) ha presentato una denuncia su due voli segreti della Cia in Francia. Deciderà la procura di Bobigny (Parigi).