La guerra preventiva minaccia di estendersi

Nonostante il convergente andamento dell’assemblea del 10 settembre del movimento contro la guerra, non è stato più dato seguito agli impegni che erano stati assunti unitariamente in quella occasione.
Siamo consapevoli che il sovrapporsi di varie scadenze in questo autunno non rendono agevole programmare una ulteriore mobilitazione centrata sulla lotta al militarismo e alla guerra per metà/fine novembre come ci eravamo riproposti.
Naturalmente non si tratta solo di questo, ma anche di quella tendenza all’assuefazione al prosieguo dell’occupazione cui puntano le forze di governo, ma anche buona parte dell’attuale opposizione, nella speranza di poter gestire la presenza delle truppe italiane senza l’assillo di una continua e visibile opposizione al ritiro immediato ed incondizionato dell’esercito dall’Iraq.
La relativamente scarsa adesione alle due scadenze, da noi promosse a Napoli e a Pisa per la giornata dell’11 settembre, ci segnala la difficoltà di mantenere alta e continua la mobilitazione contro la guerra, in mancanza di grandi eventi che abbiano l’effetto di richiamare in campo il netto rifiuto e l’orrore per la guerra.
Lo stesso andamento della Perugia-Assisi, mentre ha dimostrato una discreta partecipazione ad iniziative tese all’invocazione della Pace, ha confermato, proprio con l’impostazione complessiva di quella mobilitazione, la tendenza ad abituarsi alle occupazioni militari, di cui al massimo si richiede una loro gestione da parte dell’ONU.
In questa direzione contribuiscono i tentativi di dare una sorta di “normalità democratica” all’Iraq occupato attraverso il ricorso ad elezioni farsa che hanno come vero obiettivo la definitiva balcanizzazione del paese e quindi il suo più saldo e potente controllo da parte delle potenze occidentali.

Crediamo che, pur tenendo conto di tutte queste ed anche altre difficoltà
che si vanno delineando (vedi la lunghissima campagna elettorale ed ancora di più il probabile cambio di governo che al di là delle dichiarazioni generiche non sembra voler smentire da parte dell’Unione una linea interventista verso altri paesi), sia quanto mai necessario dare continuità e visibilità ad una spinta radicale di opposizione alle aggressioni militari verso altri popoli comunque esse siano mascherate e giustificate.
Se le considerazioni sullo stato del movimento contro la guerra in Italia,
devono servirci ad evitare di cadere in una logica puramente autoreferenziale ed ideologica, non possono costituire però un alibi per non dare seguito, in tutte le forme possibili, al rifiuto della politica di guerra di cui la classe dirigente italiana si fa portatrice insieme a quelle di altri paesi occidentali.
Che ci sia uno spazio oggettivo per una posizione che non si limiti al “pacifismo minimo”, lo dimostrano le iniziative in corso ( l’incontro nazionale contro le basi militari del 17 novembre prossimo a Roma, le iniziative della campagna contro il Muro dell’apartheid in Palestina) o quelle recenti (vedi l’assemblea del 2 ottobre contro la negazione dei visti alla delegazione irachena in Italia e le contestazioni alle esercitazioni antiterrorismo nelle città). Diventano oltremodo evidenti sia le nuove minacce alla Siria – mentre si tiene in caldo l’Iran come possibile nuovo target della guerra infinita tesa a realizzare il progetto USA del “Grande Medio Oriente”,- sia l’utilizzo sempre più aperto delle campagne antiterrorismo come strumento per le campagne islamofobiche o per ulteriori blindature e militarizzazione dei territori metropolitani. Tutto ciò conferma come la guerra stia entrando nella nostra quotidianità con passaggi di successive escalation.

Per quanto ci sforziamo di far vivere l’opposizione alla guerra e alla militarizzazione crescente nelle quotidiane mobilitazioni sulle tematiche sociali che ci vedono coinvolti, è evidente la necessità di uno specifico terreno di denuncia e di lotta contro la guerra.
La nostra vuole essere una sollecitazione a tutte le realtà che hanno promosso la manifestazione nazionale contro la guerra del 19 marzo di quest’anno e le successive iniziative del 10 e 11 settembre per fissare una nuova data in cui incontrarsi per fare insieme il punto della situazione rispetto alle tematiche dell’opposizione alla guerra e per decidere le modalità con cui proseguire il percorso già unitariamente avviato, inclusa la convocazione di una nuova grande manifestazione nazionale unitaria contro la guerra il prossimo 19 marzo.
Prima di fissare la data dell’incontro riteniamo sia giusto verificare le
specifiche disponibilità, ma non la posticiperemmo oltre la fine del mese
di novembre.
In attesa di un riscontro da parte di tutti e delle osservazioni che vorrete
far arrivare a questa lettera aperta vi salutiamo calorosamente

Comitato per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq