«La guerra durerà anni»

In Afghanistan bisogna continuare a combattere. Una guerra, quella contro i taliban, che potrebbe «durare una generazione», perché al Qaeda «ha radici profonde» nel paese. Facendo di tutta un’erba un fascio, seguaci del mullah Omar e discepoli di Osama bin Laden, con la sua visita a sorpresa a Kabul e nella provincia meridionale di Helmand – dove sono acquartierate le truppe di Londra – il premier britannico Tony Blair ieri ha provato a rassicurare l’opinione pubblica del Regno Unito, il presidente Hamid Karzai e i circa 5.000 soldati, che negli ultimi mesi hanno subìto la più efficace offensiva taliban da quando, nel novembre 2001, gli studenti coranici furono cacciati dall’invasione anglo-americana post 11 settembre.
Blair ha cominciato il suo viaggio incontrando i soldati britannici della Nato nella loro base di Camp Bastion (nel sud del Paese) e poi si è spostato a Kabul per colloqui con il presidente afghano Karzai. «Qui, in questo straordinario deserto – ha detto Blair rivolgendosi ai militari – si gioca il futuro della sicurezza del mondo agli inizi del 21/o secolo». Giunto a bordo di un aereo militare, Blair è rimasto nella base militare per circa un’ora, durante la quale ha avuto colloqui con i comandanti dell’Isaf (il cui comando – a rotazione semestrale – è affidato in questo momento a un generale britannico), e poi è partito per la capitale del paese asiatico.
«Dobbiamo rimanere impegnati fino a quando sarà necessario, per la nostra sicurezza, non solo per quella del popolo afghano», ha affermato poi Blair in conferenza congiunta a Kabul con il presidente afghano Hamid Karzai. «Siamo venuti in Afghanistan perché il male che si trovava qui è venuto da noi», ha aggiunto, in un riferimento agli attentati dell’11 settembre. I due hanno poi sottolineato quelli che hanno definito i «progressi che il paese asiatico ha registrato negli ultimi anni anche in campo economico». Karzai ha poi indicato nel massiccio ritorno dei profughi nel paese un segno di normalizzazione. Per Blair il suo governo ha fatto soltanto degli «errori di comunicazione» nel spiegare all’opinione pubblica quanto sta succedendo del paese, dove dal giugno scorso sono stati uccisi 38 soldati britannici, mentre dal 2001 al giungo 2006 ne erano stati ammazzati cinque. Ma la gravità dei pericoli ancora in agguato nel paese che fu dei taliban è stata sottolineata dall’Oxford Research Group, secondo il quale occorreranno almeno trent’anni per vincere la guerra al terrorismo di matrice islamica. Il messaggio di Blair tuttavia è stato chiarissimo: mentre in Iraq (come ha detto venerdì sera alle telecamere di Al Jazeera, si sono fatti molti errori ed è necessario cambiare rotta – coinvolgendo Iran e Siria tentando di internazionalizzare la crisi – in Afghanistan bisogna andare avanti nel tentativo di sconfiggere militarmente Al Qaeda e i taliban. Se le truppe della Nato – per molti analisti insufficienti per svolgere questo compito – potranno farcela è un altro discorso.