E’ salito a due il bilancio dei morti per i disordini scoppiati ieri a Mahalla, una città del nord dell’Egitto. L’intervento della polizia, domenica scorsa, con centinaia di arresti, ha impedito uno sciopero generale contro il carovita e la penuria di generi di prima necessità, ma ha dato luogo a proteste in più città. A Mahalla, sul Delta del Nilo, hanno protestato gli operai di una grande fabbrica tessile. La sommossa popolare si intreccia con le elezioni municipali: dopo l’appello al boicottaggio del voto dei Fratelli Musulmani, principale formazione di opposizione del Paese in molti seggi l’astensione dal voto è stata molto alta. Il quotidiano governativo al Gomhuria, d’altra parte, prima ancora dell’apertura dei seggi, alle 8 locali, aveva già annunciato che il Partito Democratico Nazionale al potere aveva vinto il 70% dei 52.000 posti per mancanza di concorrenti.
Dalle pagine del quotidiano britannico Guardian, oggi, arriva il monito del Sottosegretario generale per gli affari umanitari, John Holmes: “L’aumento del prezzo dei generi alimentari minaccia la sicurezza mondiale”. La carenza dei generi alimentari ha comportato un aumento del 40% dei prezzi a partire dalla scorsa estate. Tutto ciò, ha detto Holmes in una conferenza internazionale a Dubai, estende il rischio di rivolte popolari nei Paesi più vulnerabili, come l’ Egitto per la crisi del pane.
Holmes ha invitato a collegare il problema dei prezzi a quello del surriscaldamento del pianeta: è la questione ambientale, con il raddoppio delle catastrofi naturali negli ultimi 20 anni a provocare le carestie e a diffondere il terreno adatto alla rivolta in vaste aree del pianeta.
L’aumento vertiginoso dei prezzi degli alimentari la scorsa settimana ha causato scontri e 4 morti ad Haiti; proteste nella Costa d’avorio; 40 morti in Cameroun; manifestazioni in Mauritania, Mozambico e Senegal. Ma la protesta è dilagata anche in Uzbekistan, Yemen, Bolivia e Indonesia.
In paesi come Cambogia, Cina, Vietnam, India e Pakistan le esportazioni hanno subito una flessione per cercare di aumentare le scorte per il mercato interno e anche nelle Filippine le autorità hanno ammonito quanti nascondono il riso per speculare sull’aumento del suo prezzo.
E’ solo l’inizio, avverte Robert Zoellick, presidente della Banca mondiale, convinto che “molta gente soffrirà la fame” finché USA, Europa, Giappone e altri paesi ricchi non aumenteranno i fondi per gli aiuti alimentari. Il prezzo di alimetari di prima necessità in molti paesi in via di sviluppo è aumentato dell’ 80% in tre anni e in almeno una trentina di questi i governi rischiano sommosse popolari violente.
La questione, spiega Prodi a margine di un incontro al Cairo con il presidente della Repubblica egiziana, Hosni Mubarak, sarà affrontata anche al prossimo incontro Fao. “Bisogna andare con idee e progetti precisi per porre rimedio a questa situazione perché gli strumenti ci sono”, afferma Prodi. Nell’incontro di oggi con Mubarak è stato sollevata la questione dei prezzi alimentari. “Il problema non è solo egiziano, è una tragedia dappertutto. Quando improvvisamente i prezzi vengonoraddoppiati è una tragedia. E’ aumentata la domanda dei beni alimentari e questo è un bene ma non possiamo pensare di sussidiare le colture per produrre energia sottraendola alla produzione di beni alimentari. Porrò il problema con molta forza anche al prossimo incontro Fao e ne parlerò a New York nel meeting fra Onu e nazioni africane”.