La guerra contro i giornalisti costretti al silenzio

Intervista a Bulgarelli, deputato dei Verdi, “autosospeso” dalla commissione parlamentare sulla vicenda Alpi in solidarietà a Maurizio Torrealta. Vittima di un’ennesima intimidazione.

Oggi Giuliana e Florence. Prima di loro Massimo Baldoni. E Ilaria Alpi. C’è qualcosa, intorno alla guerra, che non si può conoscere. E c’è qualcuno che per mestiere si impegna a svelare cosa si nasconde sotto il velo del giornalismo embedded. Maurizio Torrealta, redattore della voce libera Rai News 24, è uno di loro. Un amico e collega di Ilaria Alpi, che dopo la sua morte, avvenuta il 20 Marzo del 1994 nella Somalia sconvolta dalla guerra civile e dall’intervento militare americano, ha inziato un approfondito lavoro investigativo, per scoprire quell’intrigo misterioso legato al traffico di armi e di scorie radioattive che aveva portato alla morte della giornalista di Rai Tre e del suo operatore Miran Hrovatin. Materiale prezioso raccolto nel libro “L’esecuzione”, edito da Feltrinelli.

Una voce scomoda, che la Commissione Parlamentare – istituita alla fine del 2003 per “esaminare e valutare le possibili connessioni tra l’omicidio, i traffici
illeciti di armi e di rifiuti tossici e l’azione di cooperazione allo sviluppo
condotta dallo Stato italiano in Somalia”- ha deciso di riportare al silenzio.

Il 28 Gennaio la commissione, presieduta dall’on. Taormina, ha ordinato la perquisizione dell’abitazione e dell’ufficio di Maurizio Torrealta, suscitando l’indignazione del presidente delle Federazione Nazionale della Stampa, Paolo Serventi Longhi, del direttore di Rai News 24 Roberto Morrione, del rappresentante dei verdi Mauro Bulgarelli che, per protesta, ha deciso di autosospendersi.

Dalla riforma del codice militare -che punisce con la reclusione da due a dieci anni “chiunque si procuri notizie concernenti la forza, la dislocazione o i movimenti delle forze armate”- alla manifestazione per la liberazione di Giuliana Sgrena, la lotta contro la guerra investe anche il mondo del giornalismo: per un’informazione libera, capace di raccontare la verità dalla parte di chi subisce la guerra, senza nulla concedere alla propaganda di chi la guerra la fa.

In esclusiva per l'”Ernesto on-line” abbiamo intervistato Mauro Bulgarelli.

Con la tua “autosospensione” hai chiesto a Taormina di chiedere ufficialmente scusa a Torrealta. Hai ricevuto una risposta?

Taormina continua a rivendicare il suo diritto di ordinare questa perquisizione. Nonostante la vittima fosse un giornalista che aveva lavorato con Ilaria Alpi, nonostante fosse già stato ascoltato dalla commissione. Taormina sostiene che Torrealta si era rifiutato di consegnare i materiali che gli erano stati richiesti: ma il verbale dell’audizione dimostra il contrario. Taormina, inoltre, ha dichiarato che la decisione della perquisizione era stata presa all’unanimità. In realtà erano presenti solo 3 membri della presidenza su 11. Un simile attacco alla libertà di stampa non è accettabile, in un paese democratico.

I lavori della commissione sono coperti dal segreto istruttorio. Uno strumento in più nelle mani della maggioranza?

Il nostro lavoro è parificato a quello dei magistrati. Ma il compito è politico, non solo giudiziario; e se è vero che il segreto è utile a rafforzare i lavori di indagine, è anche innegabile che di tale segreto la commissione sta facendo un uso improprio.

A che punto sono i lavori della commissione?

Tutto avrebbe dovuto concludersi entro luglio, ma sicuramente un proroga la terrà in piedi fino alla fine della legislatura. Siamo ancora lontani dalla scoperta della verità. Certo, si tratta di un lavoro complesso, poichè dalla vicenda sono ormai passati 11 anni e le precedenti inchieste hanno subito tentativi di depistaggio. Inoltre la commissione ha deciso di impiegare molte delle proprie energie per seguire una “pista islamica” che legherebbe l’assassino di Ilaria Alpi alle organizzazioni religiose somale. Mentre il lavoro è di certo carente nella ricerca dei legami tra il traffico di armi e rifiuti radioattivi e settori dei servizi segreti.

Dunque Ilaria Alpi aveva scoperto qualcosa che non si doveva sapere?

Non abbiamo la certezza. Ma le immagini che Ilaria e l’operatore Miran Hrovatin ci hanno lasciato parlano chiaro:una lunga carrellata della strada tra Garoe e Bosaso, dove potrebbere essere stati seppelliti rifiuti tossici, una ripresa del porto di Bosaso, con le operazioni di scarico di una nave. Sulle casse, provenienti dall’Italia, si può leggere .

La vicenda di Torrealta è un nuovo esempio del tentativo di ridurre in silenzio le voci libere dell’informazione. La manifestazione di oggi per la liberazione di Giuliana Sgrena sarà un motivo in più per rivendicare il diritto all’informazione.

Il caso di Torrealta è solo il picco di un iceaberg. La realtà è che la guerra è dentro la nostra società. Basti pensare alla riforma dei codici militari, alla legge Gasparri, al sequestro dell’hardware di IndyMedia. E al rapporto annuale del governo sulla criminalità organizzata che tratta le Telestreet nel capitolo intitolato “terrorismo ed eversione”. E alla lettera che il ministro Gasparri ha inviato a tutte le radio locali, per chiedere cosa avessero previsto nel, palinsesto in occasione della giornata delle Foibe. O agli attacchi di Berlusconi alla stampa non allineata. Non è un caso, dunque, che anche Paolo Serventi Longhi, presidente della Federazione Nazionale della Stampa, si sia schierato con forza dalla parte di Torrealta e di chi difende l’informazione libera.