Ma in Afghanistan che cosa sta succedendo? Nel settore sotto controllo italiano ad ovest del paese gli atti ostili contro l’Isaf e le forze governative sono aumentati visibilmente nel giro di poche settimane. I fatti di questi giorni dimostrano, con l’impennata di attacchi non solo nelle aree a sud-est del paese, storiche roccaforti talebane, ma anche in provincie considerate tranquille come quella di Herat, sede del quartier generale italiano fuori Kabul, che la situazione è tutt’altro che sotto controllo.
Ieri pomeriggio verso le 19 ora locale (le 16.30 in Italia), una motocicletta imbottita di tritolo è esposa di fronte alla Moschea blu di Herat, città del settore ovest dell’Afghanistan, sotto comando dei nostri militari. Il bilancio dell’attacco è stato pesante: notizie ancora confuse parlano di almeno 11 morti e 18 feriti. Nessun militare italiano, secondo il portavoce del nostro contingente ad Herat, il capitano Giancarlo Ciaburro, sarebbe rimasto ferito. La natura dell’attacco, secondo fonti dell’esercito italiano, sarebbe di matrice politica visto che «obiettivo dell’attentato – ha spiegato il capitano Ciaurro – sembra che fosse il vicecomandante della polizia della città, il generale Hidary, che è rimasto ferito».
Sempre nella giornata di ieri e sempre ad Herat un ordigno è esploso al passaggio di un convoglio militare spagnolo, senza causare feriti e neanche danni materiali ai mezzi. I soldati di Madrid erano impegnati in un’operazione di pattugliamento del territorio in appoggio all’esercito afghano quando, ad un centinaio di metri di distanza, è esplosa una bomba che si trovava fra il penultimo e l’ultimo veicolo degli otto che componevano la colonna.
Ma la scia di attacchi è ancora lunga. Nel distretto di Panjwai nella provincia «calda» di Kandahar, vicino ai confini con il Pakistan, un kamikaze su una bicicletta si è lanciato contro una pattuglia della Nato del contingente canadese. Secondo fonti dell’Isaf i militari stavano distribuendo penne e quaderni ai bambini del posto quando l’esplosione li ha colpiti in pieno. Quattro militari sono morti e altri dodici sono rimasti feriti. Fra i civili invece vi sarebbero almeno venticinque feriti in buona parte bambini. L’azione suicida è stata subito rivendicata dai talebani che attraverso un loro portavoce, Qari Mohammad Yousuf, hanno fatto sapere che l’attentatore era un giovane afghano di Kandahar. L’episodio di ieri è accaduto in un’area che i militari della Nato, pochi giorni fa, quando hanno annunciato la fine dell’offensiva «Medusa» contro i resistenti, hanno definito «bonificata» dalla presenza talebana. Sempre secondo fonti dell’Alleanza atlantica le settimane di offensiva delle forze armate dell’Isaf e delle milizie governative avrebbero portato all’eliminazione di circa cinquecento talebani. Con l’ultimo attentato il numero dei caduti canadesi in Afghanistan dall’autunno del 2001 ha raggiungo quota trentasei, più un diplomatico assassinato.
Il bollettino di guerra della giornata di ieri si chiude con un’autobomba che questa volta esplode nella capitale. «Posso confermare che c’è stato un attentato suicida. Tre poliziotti sono stati uccisi e uno ferito», ha dichiarato il capo della polizia locale, Ali Shah Paktiawal. L’attacco è avvenuto lungo la strada che da Kabul porta verso Jalalabad, nella zona ad est della città.
Tutti questi attacchi arrivano a un giorno dalle dichiarazioni del comandante delle truppe britanniche in Afghanistan che a proprosito del tempo di permanenza dei soldati di Londra ha affermato: «Non credo ci sia alcun dubbio che resteremo laggiù per un periodo considerevole di tempo. Sarà necessario addestrare soldati e ufficiali al seguito per dieci anni circa». Grigia previsione se si pensa che dopo tutte le perdite che la Gran Bretagna ha avuto in questi pochi mesi estivi, l’opinione pubblica a Londra sta iniziando a mettere in dubbio l’utilità del contingente britannico in Afghanistan.