La grande manifestazione di popolo, le tante bandiere rosse e il risveglio di classe

Le mobilitazioni di queste settimane, della scuola e dell’università, che hanno coinvolto l’intera penisola e l’appuntamento della FIOM, raccontano che in una situazione di crisi economica e sociale, di un razzismo e di xenofobia che dilaga, esiste una forte resistenza sul terreno sociale e culturale che rappresenta la volontà di opposizione alle politiche capitalistiche.

La grande manifestazione di popolo della FIOM, dimostra che bisogna muoversi e intensificare l’azione su due terreni, strettamente connessi tra loro. Da un lato è necessario restituire centralità ai conflitti del lavoro: l’obiettivo dev’essere quello di unire le vecchie forme di sfruttamento in una battaglia contro la precarietà, i licenziamenti, il lavoro nero e per l’occupazione, soprattutto giovanile. Dall’altro lato, occorre, continuare a suscitare un’iniziativa di massa in difesa del diritto allo studio è, in sé, critica della precarietà, che pone contemporaneamente le basi per un intervento dei comunisti e della sinistra sul terreno della formazione e dei saperi.

Migliaia di manifestanti partiti da Piazzale dei Partigiani e Piazza della Repubblica, hanno invaso Roma di bandiere rosse con la falce e il martello, migliaia le voci che intonavano “Bella Ciao” e “Bandiera Rossa”, migliaia gli slogan contro le politiche antipopolari del governo, tutte queste voci rivendicavano condizioni di vita, di lavoro, di studio dignitose, diritti di cittadinanza e un bisogno di democrazia.

La FIOM ha svolto un ruolo determinate in questo risveglio della soggettività antagonista e di classe. L’azione della FIOM ha impresso una scossa all’intero movimento dei lavoratori, dimostrando che le lotte sono possibili, che si può resistere all’arroganza padronale, e persino tornare a vincere. Anche il sindacalismo extraconfederale ha offerto un significato contributo all’organizzazione del conflitto, in particolare nei settori della scuola, dei servizi e del pubblico impiego. Queste lotte hanno contribuito a riaprire la questione operaia, oggi più urgente che mai. Il recupero di una pratica di lotta operaia è stato di per sé una vittoria, oltre che una prima ed importante risposta al bisogno di protagonismo e autonomia delle masse lavoratrici. La ripresa del conflitto e l’attacco sistematico operato dai padroni e dal governo contro i diritti sindacali hanno proposto la persistente centralità della contraddizione capitale-lavoro, dunque la funzione ancor oggi decisiva delle lotte operaie e dei lavoratori ai fini di un efficace movimento di trasformazione dell’ordine sociale esistente. La lotta operaia è un’istanza per i comunisti, che per molteplici ragioni, ancora non riescono a conquistare un’adeguata presenza nelle organizzazioni sindacali confederali e di base e in quel mondo del lavoro che, dovrebbe costituire il suo insediamento fondamentale.

I comunisti, hanno il dovere di costruire questo terreno di lotta, attraverso il momento di direzione culturale, cioè sviluppare una propria egemonia e la propria visione della realtà sociale. Abbiamo il compito di rapportarci al crescente disagio giovanile, materiale e morale, sviluppando, da esso, una forte iniziativa politica contro il neoliberismo.

Luca Servodio, coordinamento nazionale giovani comuniste/i