Letizia Moratti, sindaco di Milano, ha fatto sapere, attraverso le colonne del Corriere della Sera che è sua intenzione il conferimento della storica società Mm, quella che gestisce la metropolitana milanese, nella ancor più storica Aem, l’azienda energetica milanese. L’aspetto più rilevante di questa privatizzazione – Aem è per due terzi a capitale privato, mentre Mm è totalmente pubblica – sta nel fatto, difficile da comprendere, che una società speciale presente negli interstizi di Mm e che per questo semplice fatto passerebbe automaticamente in mani private, insieme a tutto il resto, è quella che gestisce l’acquedotto milanese.
E’ curioso il fatto che l’acqua di Milano sia di proprietà della metropolitana. Quando la scelta fu presa, ai tempi di Gabriele Albertini, il sindaco di prima, la spiegazione fu quella di una riorganizzazione efficientistica e niente di più. Quelli che protestavano, i soliti, non tenevano conto che Mm era una società pubblica al cento per cento. Invece i soliti avevano ragione. Era evidente che si voleva sottrarre la gestione dell’acquedotto, le scelte da prendere, le spese da fare, gli investimenti, le alleanze, a una gestione pubblica effettiva. I depuratori, finalmente costruiti, vennero affidati alla multinazionale Suez (Degremont-Lyonnaise des eaux) e a una società connessa con Suez, la Siba. era un altro passo nella direzione della commercializzazione completa dell’acqua.
In quel periodo Aem era ancora totalmente del comune, ma prima se ne fece una società, poi la società arrivò in borsa con un buon successo; il passo successivo fu quello di cederne parti importanti, ad alleati potenti; i quali alla fine richiesero sempre di più e finirono per essere maggioranza. un conto è avere un terzo del capitale in un mondo di piccoli azionisti, di fondi d’investimento desiderosi soltanto di avere dividendi e crescita delle azioni. Un conto ben diverso è agire avendo per soci Suez e Edison Edf. Sembra probabile la volontà di arrivare a conferire tute le attività cittadine relative ai servizi luce, gas, acqua, trasporti in un’unica società multiutility, analoga a molte altre in Italia, ma assai più grossa e più sfacciata. Moratti da questo punto di vista è la persona adatta a risolvere in fretta tutti problemi, arrivando nel giro di settimane a completare un progetto di totale privatizzazione di una parte consistente della città di Milano.
Un tempo i cittadini di Milano, poveri o ricchi che fossero, avevano un patrimonio, o secondo altri, un bene comune consistente e di cui essere orgogliosi. Ora invece i cittadini più ricchi hanno le azioni; quelli più poveri pagano ai primi, i loro concittadini più doviziosi, l’elettricità e gli altri servizi; e tutticostoro, da Moratti in giù, sono anche in attesa di far loro pagare l’acqua, per quel che vale veramente.
E’ innegabile che mentre per alcuni l’acqua è prima di tutto un diritto, visto che non se ne può fare a meno, per altri l’acqua, proprio perché non se ne può fare a meno, è una splendida occasione di guadagno, da non sprecare assolutamente. Per costoro è però sbagliato dire: l’acqua non va sprecata; molto meglio è dire: attenti a non sprecare il possibile guadagno dell’acqua; una volta acquisito questo, fatta la selezione, pagato il prezzo, sprecatene quanto più volete: a contatore.
E’ questo l’antefatto che ha portato Emilio Molinari, presidente del comitato italiano per un contratto mondiale dell’acqua e Onorio Rosati, segretario generale della camera del lavoro e Primo portatore d’acqua a scrivere insieme una lettera al sindaco di Milano, chiedendole un incontro per parlare di acqua. L’accenno a Rosati come al primo portatore d’acqua fa riferimento alla campagna «Portatori d’acqua» tra associazioni, comuni e sindacati, che appunto dalla Camera del lavoro di Milano ha preso l’avvio. Della lettera e del comunicato relativo il manifesto di ieri ha scritto nelle sue pagine milanesi. E’ importante però che tutti sappiano, che la privatizzazione dell’acqua nella città capofila del Nord Italia non rimanga tra i fatti di esclusivo interesse locale.
Molinari e Rosati affermano che in caso di vendita all’Aem «saremmo di fronte a una privatizzzione di fatto del servizio idrico della città e alla spaccatura della gestione del bacino idrografico milanese». La scelta del sindaco è in netto contrasto con la decisione del governo italiano di non «far rientrare l’acqua nel pacchetto dei servizi da liberalizzare» nonché a quella di «mantenere proprietà e gestione dei servizi pubblici in mano pubblica».
La lettera al sindaco Moratti ha altri passaggi molto forti: «l’acqua pubblica non è di destra o di sinistra, è cultura politica di tutto l’occidente, e va più che mai diffusa e condivisa soprattutto di fronte all’impoverimento dei bacini idrici naturali, alla siccità ricorrente che colpisce non solo il sud del mondo, ma anche da alcuni anni la Lombardia, i suoi fiumi e le sue principali città».