Dopo appena tre mesi dall’inizio della legislatura, la Cgil si è già ammalata della sindrome del «governo amico». Ad emettere la diagnosi, questa volta, non è un perito di parte nominato dalla Cisl, ma la Rete 28 Aprile, componente di sinistra del sindacato guidato da Guglielmo Epifani, a cui non è piaciuto il giudizio di “luci e ombre” espresso dal direttivo di Corso Italia sul Documento di programmazione economica e finanziaria.
«La linea della Cgil – incalza Giorgio Cremaschi – non può essere quella di dire al governo “tagliate un po’ meno”. Perché in questo modo già ti poni sulla difensiva. Padoa Schioppa fa un ragionamento coerente che ha un punto di partenza negativo: e cioè che bisogna rientrare nei parametri di Maastricht in poco tempo. Ma come si fa a trovare subito 30 miliardi – osserva il segretario nazionale della Fiom – senza toccare le pensioni? Se tu non contesti questa impostazione, poi dovrai per forza discutere di tagli».
Con la consegna del documento programmatico, da lunedì scorso la Rete 28 aprile è diventata formalmente operativa. «Siamo il 3% del direttivo Cgil – afferma Cremaschi – ma credo che siamo molto di più a livello di territorio». Il coordinamento nazionale, che si è riunito ieri a Roma, ha deciso di organizzare assemblee territoriali, con l’obiettivo di estendere il giudizio negativo sul Dpef a tutta la Cgil, e di provare a «dare sbocco» al malcontento registrato in alcune categorie deluse dai rinnovi contrattuali, come i chimici e i lavoratori delle telecomunicazioni, «facendone un elemento di battaglia affinché si affermino altre linee».
Rete 28 aprile vuole anche essere parte della ricostituzione dei movimenti – in «assoluta indipendenza» dalla politica – contro la guerra e la precarietà. «Epifani – ricorda Cremaschi – ha detto che, per quanto riguarda la precarietà, il cambiamento “è compito di legislatura”. Secondo noi invece occorre una terapia d’urto. Per questo puntiamo alla manifestazione del 31 ottobre per l’abrogazione immediata della legge 30».
Una “campagna di autunno” che potrebbe vedere anche la Fiom come protagonista, in particolare sul Dpef. Gianni Rinaldini, segretario generale dei metalmeccanici Cgil, è molto preoccupato per gli annunciati interventi su pensioni, sanità e pubblica amministrazione. «Ipotizzare ulteriori misure su quei capitoli – spiega all’Unità – significa intervenire di nuovo sulle condizioni di vita dei lavoratori». Stesso discorso per il tasso d’inflazione programmato al 2% per il 2007 e all’1, 7% per il 2008 che, qualora venisse utilizzato per i rinnovi, porterebbe a «ridurre il potere d’acquisto» dei salari.
E allora, cosa dovrebbe fare la Cgil? «Io resto convinto – premette Rinaldini – che questo governo non è un avversario, lo era quello di Berlusconi». Ma ciò non esclude in certi casi «l’opportunità dell’esercizio del conflitto sociale».