La farsa del raccolto d’armi (Macedonia)

Ma voi che direste se arrivasse a casa di un pericoloso terrorista un reparto della Digos armato di tutto punto a chiedergli: “Avete armi in casa?”, e alla risposta negativa quelli gli chiedessero gentilmente di consegnare magari qualche coltello da cucina e, dopo la consegna del più spuntato e inoffensivo arnese da frutta, i solerti e armatissimi funzionari chiedessero di entrare in casa e, insospettiti da vistose casse blindate sull’armadio in camera da letto, invitassero il terrorista a salire su una scala e una volta salito gli domandassero con fare inquisitorio: “Ci sono armi nelle casse?”. E quello pronto: “No, le armi non ci sono”, e tutto finisse con mille ringraziamenti, scuse e strette di mano?
Davvero, che pensereste? Almeno, che quei funzionari o sono dei perfetti incapaci o sono collusi con il terrorismo che dichiarano invece di voler combattere.
La farsa che abbiamo raccontato sta semplicemente andando in scena in questi giorni in Macedonia, sotto gli occhi di tutti i media internazionali spesso partecipi della sceneggiata che va in onda. La Nato sta raccogliendo le armi che le milizie armate albanesi dell’Uck consegnano “spontaneamente”. Questo è il potente deterrente messo in piedi dalla più possente organizzazione militare dell’Occidente, l’Alleanza atlantica. Non bisogna sorprendersi. L’Uck è una formazione terrorista, ma è anche una filiazione diretta delle intelligence occidentali, finanziata, armata, addestrata di tutto punto per due anni e mezzo, protetta e supportata per tutto il periodo in cui la Nato ha occupato il territorio del Kosovo, da dove armi e armati provengono.
La farsa si avvale inoltre di un’altra allegra incertezza, giacché nessuno sa, dopo trattative estenuanti in corso anche in queste ore, quante armi verranno consegnate realmente e quali. L’accordo tra Nato e Uck dice “3.300 pezzi”. E tutti sanno che non si tratta di archibugi ma di missili sofisticati, addirittura degli americani Stinger. Il governo del premier nazionalista – ma del quale fanno parte anche ministri dei partiti albanesi ufficiali – parla di 60mila pezzi da consegnare e comunque dichiara che questa cifra “è un’offesa”. Rischia di avere pericolosamente ragione, visto che agenzie e osservatori internazionali, come l’accreditata rivista britannica di armamenti Jane’s Defense Weekly, parla di almeno 8.700 armi nelle mani del solo Uck. Giacché, nel frattempo, l’Uck di Ali Ahmeti – che ora promette il disarmo e chiede scusa per i tanti agenti macedoni uccisi – è stata sconfessata dal Kosovo, ed è nata la nuova Armata albanese, e altri comandanti dell’Uck di disarmo non vogliono nemmeno sentir parlare, neanche finto. Ma si sa che il “raccolto” sarà “essenziale”, lo ha deciso la Nato con l’Uck.
Essenziale o no, che cosa accadrà alla fine del teatrino nessuno ha il coraggio di dirlo, mentre dopo i tanti annunci del comandante in capo della Nato Joseph Ralston in Europa sulla situazione di “assoluta sicurezza”, ci sono stati gravissimi attentati – il monastero ortodosso fatto saltare, il disarmante Uck ha imbottito di dinamite i corpi ancora vivi di due slavo-macedoni a guardia di un motel sopra Tetovo – e ha perso la vita anche un soldato britannico; esplosioni a Skopje. La tregua, per le tv di mezzo mondo, “tiene”, deve tenere per forza per le tante dirette e le comunicazioni interne ai governi alleati.
Ma che succederà quando tra un mese, al termine della missione, le milizie armate albanesi avranno riconsegnato un decimo delle armi a loro disposizione? Che cosa accadrà, essenzialmente, dello scenario macedone nel quale si avvia una esplosiva situazione spartitoria sul terreno con avvisaglie di nuove, sanguinose pulizie etniche? Che fine faranno gli attuali partiti albanesi “traditori”, visto l’accredito politico ricevuto, come da copione in Kosovo, dall’Uck anche in Macedonia?
Nessun problema. Sarà la verità di un protettorato militare atlantico che i tg serali chiameranno “pace”, dopo tante promesse di sviluppo e democrazia fatte alla fragile ed esemplare Macedonia, perdipiù sotto tiro delle armi dell’Uck che in queste ore riprende l’offensiva nel sud della Serbia e addirittura in Montenegro. Siamo al fronteggiamento di interessi tra Usa ed Europa nel bel mezzo dei Balcani, ma meglio far finta di niente – l’opposizione di centro-sinistra in Italia, dopo l’adesione alla guerra umanitaria, ha altro da pensare.
C’è ancora tanto da destabilizzare per quel faro di pace e di democrazia che si chiama Alleanza atlantica.