Le donne avanzano protestando fino davanti ai carri armati israeliani che, all’improvviso, sparano. E’ un tiro al piccione che lascia sul marciapiede i corpi riversi di due manifestanti. A Beit Hanoun. L’abbiamo visto grazie ai fotoreporter incuranti di fare la stessa fine – e quella di Raffaele Ciriello. Ma il mondo resta a guardare. Ieri altre vittime palestinesi. Il silenzio sulla Palestina ormai è una componente della crisi: dà mano libera alle esecuzioni «mirate» d’Israele che, negli ultimi quattro mesi, ha ucciso con i suoi raid più di 400 palestinesi (tante le donne e i bambini). Sharon sta morendo. Può morire tranquillo, Olmert lo ha surclassato, anche con la guerra aerea sul Libano e la nomina a ministro del razzista Avigdor Lieberman.
Ma il silenzio che pesa di più è quello italiano. Non aveva fatto intendere Massimo D’Alema che l’interposizione dei caschi blu dal Libano «doveva essere portata a Gaza» e poi, commentando l’ingresso dell’Italia nel Consiglio di sicurezza (allargato) dell’Onu non aveva detto che «l’Italia c’è lì dove si decide»? Un silenzio ancora più imbarazzante se si riflette sul fatto che l’Italia ha con Israele un trattato militare, sancito dal centrodestra e custodito dal centrosinistra.
Ora per l’Italia nel Libano del sud si sono sprecati i commenti sul ritorno del multilateralismo e dell’Europa. Ma com’è possibile dimenticare che la crisi esplose anche perché Hezbollah decise di rompere il sanguinoso assedio di Gaza con il rapimento di due soldati israeliani? La crisi libanese resta irrisolta ma fortunatamente le armi tacciono. A Gaza invece proseguono l’assedio e le offensive dell’esercito israeliano, la costruzione del Muro e degli insediamenti in Cisgiordania, le retate e gli arresti di massa, anche dei ministri del governo palestinese democraticamente eletto. Tanto che l’ufficio di Kofi Annan ha accusato: «L’aumento della violenza e del numero dei morti è stato causato dall’operazione di Tzahal», trovando subito l’opposizione del Dipartimento di Stato Usa. Bush accusa Hamas di essere «terroristi a capo di un governo» e, a confortare la tesi disastrata del «suo» Grande Medio Oriente, alimenta la guerra civile tra palestinesi. Ma ora lo stesso presidente Abu Mazen rifiuta ogni incontro con Olmert e chiede con il premier Haniyeh la convocazione del Consiglio di sicurezza Onu sulla tragedia di Gaza.
Siamo sull’abisso. Dov’è la Farnesina?