Noi partecipanti al “Forum arabo-internazionale sul diritto al ritorno”, ospitato nella capitale siriana di Damasco dal 23 al 24 novembre 2008, e che ha visto la partecipazione di più di 5000 persone, di organizzazioni, partiti politici, associazioni e comitati per il diritto di ritorno, rappresentanti del mondo arabo, islamico e internazionale, (…) al fine di continuare a difendere e veder garantito il diritto dei palestinesi al ritorno, dichiariamo quanto segue:
1 – Il diritto dei profughi palestinesi a ritornare nelle proprie case e terre da cui sono fuggiti, il loro diritto al risarcimento dei danni, è al centro della causa palestinese e ne è l’essenza. E’ un diritto inalienabile e irrinunciabile.
2 -Il diritto al ritorno è un diritto legittimo e naturale, sia individuale sia collettivo, garantito dalla religione e dalle leggi internazionali e dalle convenzioni (…).
3 – Il Forum conferma che la resistenza è un’opzione e rappresenta il percorso più efficace e più breve per garantire il ritorno dei palestinesi alle loro case; esso chiede la protezione di questa opzione a livello nazionale, internazionale e del mondo islamico.
4 – La fedeltà al diritto di ritorno è una delle priorità del progetto di liberazione nazionale palestinese. I leader nazionali e la comunità internazionale devono difendere questo diritto, esso è un obbligo e un dovere umanitario e civile.
5 – Noi sosteniamo il popolo palestinese nel suo attaccamento alla terra e alla patria, al patrimonio, all’identità culturale e all’identità araba e islamica. Si ribadisce inoltre che l’unità in patria e all’estero rappresenta una condizione di tutela dei diritti e non accetta compromessi o rinvii.
6 – che il popolo palestinese è stato espulso dalle forze sionista, che hanno adottato la tattica del terrorismo, degli omicidi e stragi, e che ciò costituisce il reato di pulizia etnica e crimini contro l’umanità, la cui responsabilità ricade anche sulle potenze internazionali che hanno sostenuto e sostengono il progetto sionista e gli forniscono tutte le forme di sostegno e protezione.
7 – che tutti i progetti che mettono in discussione il diritto dei profughi palestinesi al ritorno sono deplorevoli e inaccettabili, sia che si tratti di risarcimento, di patria in un paese ospite (…).
8 – che le Nazioni Unite sono chiamate ad attivarsi senza indugi per il diritto di ritorno dei palestinesi (…).
9 – che le Nazioni Unite sono chiamate ad assumersi la responsabilità di consentire all’UNRWA, l’Agenzia dell’Onu per i profughi, di continuare a svolgere le proprie funzioni.
10 – che la prassi sionista, che ha lo scopo di trasferire ancora altri palestinesi, è una pratica criminale che deve essere affrontata, come i progetti che prevedono lo “scambio di popolazione” e il “trasferimento”, gli insediamenti e il muro razzista volto a modificare l’identità del territorio e dei diritti.
11 – che è un diritto dei profughi palestinesi godere di diritti civili, economici e sociali nei paesi dove hanno trovato rifugio, fino al loro ritorno, ed è dovere degli Stati arabi dove risiedono garantire loro tali diritti e abolire tutte le forme di ingiustizia e di sofferenza.
12 – consideriamo lo “Stato ebraico” come un progetto per completare lo spostamento dei palestinesi che vivono nei territori occupati del 1948, come un tentativo di far fallire il diritto di ritorno e confermare quello ebraico legittimando il modello di apartheid in Palestina; un progetto del colonialismo a discapito del popolo palestinese e della sua identità.
13 – la conferenza apprezza la fermezza del popolo palestinese in patria e all’estero, la sua resistenza e i suoi sacrifici nel corso degli anni e delle generazioni – uomini, donne, gli anziani, i bambini, i liberi e i prigionieri -, a fronte di campagne di spostamento e di reinsediamento.
14 – Tutte le istituzioni, le organizzazioni e le associazioni, che difendono il diritto di ritorno, sono invitate a coordinare i loro sforzi e a contribuire alla mobilitazione di energie e di tutte le forze palestinesi e arabe, islamiche e cristiane, umane, regionali e internazionali, al fine di raggiungere un consenso globale per l’applicazione del diritto al ritorno e per impedire qualsiasi tentativo di annullare tale diritto.
15 – invitiamo ad attivare tutti i meccanismi e gli strumenti politici, giuridici, economici, informativi ed educativi, per difendere il diritto di ritorno, e la diffusione della cultura, radicandola nei cuori delle generazioni, soprattutto i più giovani.
16 – sono passati 60 anni dallo stupro della Palestina senza che venga realizzato il diritto al ritorno dei palestinesi alle loro case e terre; dichiariamo inoltre che le Nazioni Unite sono obbligate ad espellere l’entità sionista da membro dell’Onu per non aver applicato il diritto al ritorno previsto, e accettato, come condizione per la sua appartennenza dalle risoluzioni internazionale.
24 novembre 2008
* Il 23 e 14 novembre Damasco si è tenuta una conferenza internazionale di di due giorni che ha riunto esponenti di Hamas e di altre organizzazioni palestinesi. Tra le personalità vi erano Faruk Kaddumi, Azmi Bishara, Khaled Meshaal, Mons. Capucci. Circa cinquemila persone hanno partecipato ai lavori terminati con una dichiarazione finale in cui si sottolinea il diritto al ritorno per i palestinesi rifugiati e la necessità di avviare campagne legali, economiche e mediatiche in tal senso. La conferenza ha inoltre stabilito che i palestinesi sono autorizzati a ricorrere alla “resistenza” per raggiungere l’obiettivo di poter tornare nelle loro terre di origine. La dichiarazione finale sollecita le Nazioni Unite a espellere Israele dall’organizzazione.