La denuncia: «In quel cantiere turni oltre le 10 ore di lavoro giornaliere»

Un cantiere di quelli “a rischio”, lungo ben 25 chilometri, il 50% dei quali fatto di gallerie e viadotti. Mille edili al lavoro suddivisi in una giungla di aziende affidatarie e subaffidatarie. Così Natale Motta, segretario della Fillea di Siracusa, descrive quel “pezzo” dell’autostrada Catania-Siracusa teatro, sabato scorso, del drammatico incidente costato la vita a un giovane edile e il ferimento di 14 suoi colleghi.

Chi ha sbagliato?

Questo spetterà alla magistratura accertarlo.

E’ plausibile l’ipotesi che dietro l’incidente ci possa essere l’uso di materiali scadenti?

Non credo che un’azienda pensi di risparmiare sulla staticità di un’opera. Dove si tenta di risparmiare, a scapito della sicurezza, è nella velocizzazione dell’esecuzione dei lavori e nel sistema degli appalti e subappalti, per cui si crea un meccanismo di polverizzazione che rende più difficili i controlli. Succede che le piccole ditte, che hanno margini di guadagno più ridotti, tentano di rifarsi lucrando sui diritti contrattuali e salariali dei lavoratori. Ecco perché noi sindacati pensiamo che debba essere modificata la norma sul “contraente generale”, facendo in modo che chi vince un appalto si assuma l’impegno di eseguire direttamente almeno una buona parte dei lavori.

A quanto pare sul luogo del disastro era stato effettuato un controllo sulla sicurezza lo scorso marzo e non erano emerse irregolarità. E’ normale?

Che l’ispettorato arrivi, controlli e trovi tutto in regola è possibile. Purtroppo i lavoratori interpellati dagli ispettori non sempre hanno il coraggio di riferire la realtà esatta del cantiere. Questo per ovvi motivi, legati principalmente alla difesa del posto di lavoro in realtà depresse economicamente in cui è difficile trovare una occupazione.

E quale sarebbe la “realtà esatta” di quel cantiere?

Sappiamo per certo che almeno due terzi dei lavoratori svolgono orari che a volte vanno oltre le dieci ore giornaliere. In due delle tre gallerie in costruzione si lavorava anche con due turni di 12 ore. Abbiamo segnalato il problema sia al committente che all’azienda, la quale ha dapprima cambiato i turni, salvo poi tornare alle 12 ore. Non a caso stavamo pensando di intraprendere iniziative di mobilitazione.

Cos’altro si può fare per rendere il lavoro più sicuro?

Il ragazzo che è morto era stato assunto da appena tre giorni. Prima lavorava in una rosticceria. Indipendentemente dalle circostanze in cui la tragedia è maturata, io penso in generale che non si può portare dentro un cantiere così delicato un ragazzo che non ha alle spalle una esperienza precedente o almeno una adeguata formazione sulla sicurezza.