La Cosa rossa: primarie e niente falce e martello

Stati generali della sinistra. Costituente. Tesseramento unitario. Efinanche, udite udite, le primarie. Nel lessico della sinistra a sinistra del Pd sono entrati termini e concetti fino all’altro giorno impensabili. Merito, o colpa per qualcuno, del combinato disposto del referendum tra i lavoratori e delle primarie democrat, che hanno avuto l’effetto di una frustata sui partiti e partitini della Cosa rossa. La parola d’ordine adesso è: «Accelerazione». Lo dice senza giri di parole Franco Giordano, leader di Rifondazione: «Dopo questa doppia esperienza di partecipazione democratica, e dopo la manifestazione di sabato 20 che sarà non grande ma grandiosa, anche noi abbiamo deciso di imprimere una svolta alla discussione al nostro interno». Come? «Ho proposto di convocare entro l’anno, tra un mese possibilmente, un forum di tre giorni che discuta le basi programmatiche del progetto unitario, quindi passare alla convocazione degli stati generali della sinistra aperti ad associazioni e movimenti e lanciando per ultimo un vero e proprio tesseramento al nuovo partito. Obiettivo: presentarsi alle amministrative del 2008 con un nuovo simbolo e con liste unitarie della nuova formazione».
Nuovo simbolo. Nuovo partito. La novità più clamorosa sta qui. Nei bozzetti che circolano del nuovo logo ci sono due sorprese vere e proprie: sullo sfondo c’è l’arcobaleno che riempiva il simbolo dell’Unione, e come scritta compare semplicemente la dizione “La sinistra”. Conclusione: non c’è più alcun riferimento al comunismo, non ci sono più falce e martello. Una svolta vera e propria, ma senza passare dalle lacerazioni che contraddistinsero lo sforzo titanico di Achille Occhetto di cambiare ragione sociale al Pci, lo stesso Akel che è ora tra i protagonisti di questa seconda operazione. Una svolta silenziosa, ma sempre di svolta si tratta. Così come una novità sorprendente sarebbero le primarie per scegliere il leader.
«Le nostre sarebbero vere, senza esito precostituito e verrebbero a votare anche tanti che sono andati ai seggi per il Pd», pronostica Pietro Folena che ha fatto la proposta. I candidati leader? Mussi, Giordano, Vendola, Diliberto.
Tutto tranquillo, tutto liscio, tutto definito? Certo che no, a sinistra nulla è mai naturale, la divisione e il “non ci sto” è di casa. All’idea di promuovere il tesseramento alla Cosa rossa, in pratica una dichiarazione di pre-scioglimento degli attuali Prc, Pdci e compagni, alzano già disco rosso i comunisti italiani. «Il tesseramento non lo permetteremo, oltre la federazione non si può andare, Bertinotti e Migliore vogliono sciogliere tutto, ma i comunisti ci saranno sempre», punta i piedi Marco Rizzo. Già, la federazione. Nella discussione che si è aperta si fronteggiano “federativi” e “costituenti”, i primi del partito dei frenatori che vorrebbero mettersi insieme ma lasciando in piedi le rispettive case di appartenenza; i secondi pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo, a scioeliersi per dar vita a una Cosa rossa tutta nuova. «Dobbiamo costruire un partito della sinistra senza aggettivi», ha detto Carlo Leoni uscito assieme a Fabio Mussi dai Ds e ora impegnato a dare profilo di governo alla nuova formazione. Ci sono poi problemi con il sindacato, visto che dalla Cgil è venuto l’invito a non fare la manifestazione del 20 e visto che da Rizzo sono continuate ad arrivare le bordate sui presunti brogli. «Io con quello neanche ci voglio più parlare», ha detto Paolo Nerozzi della segreteria Cgil ad Aprileonline. E poi ci sono i Verdi, recalcitranti assai a buttarsi nell’avventura, destinati a spaccarsi quando si comincerà a fare sul serio. «Ora che c’è questa nuova realtà del Pd, non è che possiamo contrapporti presentandoci sfilacciati in partitini, dobbiamo fare “massa critica”», spiega il salviano Luciano Pettinari. Uno stimolo grosso verrà probabilmente dalla legge elettorale, se passasse il sistema tedesco anche i Diliberto e i Verdi dovranno “fare massa” per superare la soglia del 4-5 per cento.