La Cosa Rossa comincia (timidamente) dai gruppi parlamentari

COME DAR VITA a “La Sinistra”. E in tempi rapidi. Perché il nuovo soggetto politico «unitario e plurale» dovrà essere presentato al prossimo appuntamento elettorale. Che se tutto va bene sarà un voto di tipo amministrativo. Anche se l’eventualità di altri scenari è comunque tenuta in considerazione.
Ne discuteranno questa mattina Franco Giordano, Oliviero Diliberto, Fabio Mussi e Alfonso Pecoraro Scanio. L’incontro doveva restare riservato, anche perché si tratta di un primo giro d’orizzonte sul processo unitario da realizzare e i problemi sul piatto sono tanti. Ma sull’onda dell’entusiasmo provocato dalla manifestazione di sabato la notizia è trapelata. I leader di Rifondazione comunista, Pdci, Sinistra democratica e Verdi si confronteranno soprattutto sulla forma organizzativa del nuovo soggetto. Perché se sulla necessità di accelerare i tempi sono tutti d’accordo, sull’approdo finale dell’operazione le differenze sono di non poco conto. E allora oggi i quattro si alzeranno dal tavolo concordando sulla necessità di rafforzare il coordinamento tra i gruppi parlamentari e rilanciando tutti insieme la proposta di tenere nel mese di dicembre gli stati generali della sinistra, aperti alle quattro forze politiche che guidano ma anche ad associazioni, movimenti e personalità interessate da dar vita a quella che viene chiamata (scontentando un po’ tutti i protagonisti dell’operazione) “Cosa rossa”. Ma sull’approdo finale le posizioni divergono. Pdci e Verdi non vanno oltre l’ipotesi di dar vita a una federazione che può anche presentarsi con simbolo unitario alle elezioni ma nella quale continuano a vivere autonomamente le singole forze politiche. D partito unico è «una strada vecchia superata dalla storia» per la capogruppo dei Ver-di-Pdci al Senato Manuela Palermi. E anche Rifondazione comunista punta a quella che il segretario Franco Giordano definisce «una federazione forte tra partiti, singoli e associazioni», in cui può insomma partecipare anche chi non è iscritto a nessun soggetto fondatore.
Sinistra democratica non è contraria a «sperimentazioni e innovazioni», però ritiene che l’obiettivo finale dell’operazione non possa che essere il partito unico. Spiega la capogruppo di Sd alla camera Titti Di Salvo: «C’è un vuoto a sinistra del Partito democratico che va colmato. La risposta alla domanda che è venuta anche dalla manifestazione di sabato non è nei singoli pezzi di sinistra oggi presenti in Italia. Capisco che vista la confusa situazione attuale, con un clima che può essere di tipo preelettorale, chi ha un partito strutturato non voglia rinunciarvi. Ma la federazione non può che essere un passaggio intermedio, non l’approdo definitivo». Le resistenze al momento appaiono però difficili da superare. Anche perché nel processo entra in gioco inevitabilmente la discussione sui simboli. Diliberto non intende rinunciare alla falce e martello, che garantisce a prescindere un pacchetto di voti, e anche Giordano sa che nel Prc ci sono le minoranze pronte alla scissione e a impossessarsene, nel caso in cui il partito decida di abbandonare il simbolo. La federazione consentirebbe di far mantenere a ognuno il proprio simbolo, ma al tempo stesso di presentarsi di fronte agli elettori con un simbolo unitario e nuovo.
Una soluzione che però per Sd può essere accettabile solo come tappa provvisoria, perché «non risponde all’esigenza di unità e semplificazione», dice Titti Di Salvo giudicando necessario un processo di «scomposizione e ricomposizione». E non è escluso che superato il congresso di primavera, che si preannuncia infuocato con le minoranze trotzkiste pronte a dar battaglia contro il processo unitario, il Prc possa lavorare per soluzioni più avanzate rispetto a quelle prospettate oggi. Non si dovrebbe invece parlare all’incontro di oggi della proposta di aprire un tesseramento entro dicembre della “Sinistra”. Giordano l’aveva lanciata nei giorni scorsi, ma non è piaciuta a nessuno dei partner dell’operazione. «Ogni partito porterà i suoi tesserati», ha mandato .a dire Diliberto. Così come non sembra raccogliere consensi la proposta lanciata ieri da Pietro Folena di dar vita a gruppi parlamentari unitari già entro Natale. «Sarebbe un bel segno, un gesto che farebbe capire che sull’unità a sinistra non si scherza», dice l’indipendente Prc. Ma al momento, dicono in ognuno dei quattro partiti interessati, oltre il coordinamento dei gruppi non si può andare.