Scanio sceglieranno il simbolo con cui la “Sinistra” si presenterà al voto amministrativo di primavera. La volontà comune è di presentarlo in apertura degli Stati generali convocati a Roma per l’8 e 9 dicembre, ma la strada non è tutta in discesa. L’unica cosa certa è che non sarà una sommatoria dei simboli esistenti e che non compariranno falce e martello, difesi in questo contesto soltanto dalle minoranze di Rifondazione comunista. Per il resto, il segretario del Pdci rimane convinto che vada inserito un chiaro riferimento al mondo del lavoro, quello del Prc che si debba tener conto delle battaglie portate avanti ultimi anni dalla cosiddetta sinistra di alternativa, il leader dei Verdi vuole far emergere che si tratta di un soggetto non solo di sinistra ma anche «degli ecologisti» e per Sd si deve dare il segno di una «sinistra italiana nuova e moderna». Rebus non facile, che finora non ha trovato soluzione nell’ipotesi minimalista di un campo rosso e verde solcato dalla scritta bianca “Sinistra” e neanche in quella di una semplice riproduzione della bandiera arcobaleno. Ieri si è svolto a Montecitorio un incontro a cui hanno partecipato esponenti di tutte e quattro le forze coinvolte nel progetto, e dopo tre ore di discussione si è deciso di accelerare i tempi, istituendo un gruppo di lavoro per l’elaborazione del simbolo (in
cui sono presenti non soltanto grafici) e uno per la campagna di comunicazione dell’assemblea di dicembre, nella quale questo dovrà essere presentato insieme a una carta dei valori e a una bozza di piattaforma programmatica.
La scelta di andare al voto insieme e di dar vita a quello che viene definito un soggetto «unitario, plurale e federato» non archivia comunque né i simboli né i partiti esistenti. Rimane infatti la divisione tra Pdci e Verdi da una parte, che vedono nella federazione l’obiettivo oltre cui non è possibile andare, e Rifondazione e Sinistra democratica dall’altra, per le quali questo non può che essere un passaggio intermedio in vista di un approdo unitario. Posizioni ribadite ieri da Angelo Bonelli e Paolo Cento per i Verdi, da Marco Fumagalli e Titti Di Salvo per Sd, Orazio Licandro e Jacopo Venier per il Pdci e da Walter De Cesaris, Michele De Palma, Roberta Fantozzi e Daniela Santroni per il Prc. «Sinistra democratica si è costituita in un movimento in attesa di dare vita ad un soggetto unitario», ha ribadito la capogruppo alla Camera Di Salvo, «una sinistra moderna e di governo». Anche il responsabile Organizzazione del Pdci ha spiegato che l’intenzione non è quella di dar vita a «una mera sommatoria» o a un «cartello elettorale», però ha fatto anche capire che il partito di Diliberto oltre la federazione non vuole andare: «Nessuno si scioglierà in questo percorso perché le identità e le storie sono elementi di ricchezza e non certo zavorra. Questo vale anche per il simbolo». Ma non c’è solo il nodo dell’approdo finale e quello del simbolo da sciogliere. Se il primo può essere affrontato a più lunga scadenza, insieme al secondo ce n’è un altro da sciogliere entro l’8 dicembre: la legge elettorale. Perché come è stato riconosciuto da tutti al vertice di ieri, non si può aprire l’assemblea degli Stati generali, che di fatto dà il via alla fase costituente della sinistra unitaria, senza un accordo su questo fronte. E nei prossimi giorni il tema dovrà essere affrontato in una riunione ad hoc. Passi avanti verso l’unità ieri sono stati compiuti anche su altri fronti. I gruppi al Senato di Prc, Verdi, Pdci e Sd, che hanno lavorato congiuntamente sugli emendamenti, si pronunceranno con un’unica dichiarazione in aula per il voto finale sulla Finanziaria, inaugurando così la formula dello speaker unico decisa al vertice dei leader dei giorni scorsi. Inoltre i quattro partiti hanno chiesto unitariamente un incontro con il ministro Amato in vista della manifestazione sul G8 del 17 novembre a Genova, per ottenere dal governo l’impegno a garantire «il regolare afflusso dei manifestanti».