La Cosa Mussi

Roma. In Parlamento c’è una forza politica migliore del Pd senza tessere. Praticamente non esiste. Non ha bandiere, quasi non ha sezioni, non ha militanti, non ha numeri di telefono, nessuno l’ha mai vista in una manifestazione, non ha un giornale e, soprattutto, non è un partito. Ha un simbolo (provvisorio), 30 parlamentari (dubbiosi), qualche cigiellino (deluso), un ministro che ci crede (Fabio Mussi), e per nome ha l’anagramma dei Ds. Si chiama Sd e, da un anno, è il punto dì transizione “verso un grande partito socialdemocratico di governo”. Quando parli con uno di loro ti cita, sconsolato, Andrea De Carlo: “Siamo magri e provvisori”. E bisogna proprio vederli i Fabio Mussi e i Famiano Crucianelli, in Transatlantico, agirarsi con l’impermeabile anche quando non piove. E poi tutti sempre in cortile a fumare con Francesco Caruso. Doveva essere la slavina capace di travolgere il Pd da sinistra, ma ha visto i suoi potenziali elettori andare a votare per Veltroni. Doveva portare la Cgil in dote al partito unico della sinistra, ma la Cosa rossa va verso la federazione mentre la Cgil fa “ciao” con la manina. Doveva essere il frutto di una Bolognina in scala ridotta, ma la corrente della storia s’è spostata in un’altra direzione. Così pare che Aldo Garzia, scrittore e storico militante del Manifesto, confidandosi con alcuni amici, abbia imputato tutto a Fabio Mussi: “Dopo il congresso di Firenze aveva il pallino in mano, poteva costringere la sinistra a unirsi, avere un ruolo. Ha perso il treno”.

Roma.
Ieri al Senato si è tenuto un incontro riservato tra i capigruppo delle quattro forze della sinistra. Prc, Sd, Pdci e Verdi hanno parlato di legge elettorale e di simbolo unico. Hanno litigato. A meno di un mese dagli “stati generali della Sinistra”, non solo il dialogo è fermo al dubbio esistenziale “falce e martello, si o no?”, ma permane una divergenza di linguaggio tra i sostenitori del partito unico (e dunque del sistema proporzionale tedesco) e Verdi-Pdci che non ne vogliono proprio sapere. Così la condizione del non nato (e semi abortito) movimento di Sinistra democratica è drammatica. Loro lo ammettono, ma non vogliono esporsi: “Noi su questa strada finisce che ci schiantiamo”. La creatura di Mussi si è formata per il rifiuto del progetto d’un
Partito democratico, ovvero di una forza per stessa ammissione di Walter Veltroni “equidistante da sindacato e Confindustria”. E infatti Sd, a maggio, si presentava come “il partito della Cgil”, si immaginava “necessario e affidabile contrappeso di sinistra” a un centrosinistra di governo. Poi l’illusione si è spezzata. Mussi ha cercato di tenere assieme Cgil e Rifondazione, che ques’inverno sono arrivate allo scontro frontale sul protocollo welfare. Con il Prc schierato tutto compatto assieme ai metalmeccanici della Fiom e la Cgil arroccata, con il Pd, a difesa del testo. In mezzo Mussi, con un piede di qua e una di là, cercando di tenere insieme capre e cavoli. E infatti, la settimana scorsa, dopo aver inghiottito la manifestazione del 20, l’indecisione di
fronte al referendum dei lavoratori e le “sparate” massimaliste di Pdci e Prc, la Cgil ha preso la via dell’uscio, “ciao Mussi ciao”. Paolo Nerozzi, uno dei segretari confederali del maggiore sindacato, ha lasciato il direttivo di Sinistra democratica, “sono un semplice militante”. Eppure il movimento lo aveva fondato anche lui, aveva voluto la dolce e determinata Titti di Salvo a guidare la pattuglia dei deputati alla Camera. “Bye, Bye. Al massimo arivederci”. E l’abbandono non è simbolico, perché con Nerozzi molla pure la Cgil. Gianni Zagato, responsabile organizzativo dei mussiani la mette così: “Ci sono problemi seri, ma speriamo di ricucire”. Tuttavia i bene informati sanno quanto sia difficile “ricucire”. Perché alla Cgil i massimalismi della Fiom di Gianni Rinaldini e Giorgio Cremaschi non sono mai piaciuti. Le divergenze (non solo politiche) tra Carlo Podda, segretario generale di Fp Cgil, e Rinaldini, segretario della Fiom, sono note e trovano radici in un modo diametralmente opposto d’intendere il ruolo del sindacalismo. “Mussi crede di potere trasformare con la bacchetta magica il movimentismo di Rifondazione in un partito responsabile – dice un arrabbiatis-simo senatore di Sd – Si voleva rifondare il Pds, ma adesso si rischia di finire al traino di Bertinotti e Caruso”. Così la riunione di ieri pomeriggio diventa il paradigma di una condizione disperata. L’asse Prc-Sd è ferreo: proporzionale e partito unico. Ma gli alleati non ci stanno, la base di Rifondazione è in rivolta e l’unità della sinistra, unico approdo possibile per Mussi, si allontana pericolosamente.
E dire che erano partiti con grande entusiasmo, si parlava di una fondazione da creare (dov’è finita?), un giornale da finanziare (mai nato), sezioni “da strappare” ai Ds (qualche affitto è stato ceduto). Per un attimo si pensava persino che il Riformista, con Paolo Franchi, potesse diventare il giornale “d’area mussiana”. Picche. Anche dopo la rottura con Gavino Angius e il fallito avvicinamento ai socialisti, “ci si credeva”. Tanto che a settembre, a Orvieto, Mussi officiò un serissimo seminario strategico, “si parlava di welfare – racconta chi c’era – e del rapporto con gli alleati della sinistra”. Il portavoce del ministro dell’Università, Paolo Fedeli, scacciava con piglio piccato persino i giornalisti curiosi: “Chissà che si stanno dicendo?”. “Non ci siamo detti un cazzo – sbottano – era già chiaro che non potevamo stare con Rifondazione senza rompere con la Cgil. E infatti siamo stati zitti e mosca mentre gli altri ci mangiavano la pappa in testa”. Così i resoconti parlamentari descrivono un gruppo che al Senato è politicamente inesistente: niente sulla Finanziaria, poco sui precari, un po’ di più (ma contrastati dagli “amici” del Prc) sui costi della politica, ovvero il pallino del capogruppo Cesare Salvi. Tanto che di fronte all’ipotesi di un gruppo unico della sinistra i rifondaroli si rivoltano all’idea che il senatore ne diventi il capo: “Vabbè, è autorevole e conosce i regolamenti, ma almeno Russo Spena la mattina ti saluta e sorride”.