La Corte dei conti ha frustato il cavaliere: durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile, il governo Berlusconi è stato accusato (dal procuratore generale Vincenzo Apicella e dal presidente Francesco Staderini) di aver commesso una serie di errori che in moti casi sono dei veri e propri «orrori giuridici». Su tutti il condono per i tangentisti inserito nell’ultima finanziaria. Altra accuse pesante: aver favorito la politica degli sprechi, in primo luogo quelli rappresentati dalle decine di migliaia di contratti di consulenza. Di più: il governo è sotto tiro per quella che i magistrati contabili hanno definito «evaporazione dell’imponibile», l’incapacità cioè di recuperare l’evasione fiscale accertata, e l’aver imbrogliato (anche i lavoratori) siglando una mezza dozzina di contratti per i quali non è prevista copertura finanziaria.
Partiamo dalle tangenti: la finanziaria 2006 ha previsto «un parziale condono» per i tangentisti. Come ha spiegato il procuratore generale Vincenzo Apicella: «nella sostanza e nel contenuto» tale intervento ha «le connotazioni di un parziale condono, realizzato attraverso una sorta di patteggiamento e questo mal si concilia con il rispetto dei principi di certezza del diritto, di parità di trattamento e di eguaglianza tra i cittadini». Il riferimento è alle norme della Finanziaria sulle sentenze di primo grado pronunciate nel giudizio delle sezioni contabili contro i tangentisti, secondo cui: «i soggetti nei cui confronti sia stata pronunciata sentenza di condanna possono chiedere alla competenze sezione di appello, in sede di impugnazione, che il procedimento venga definito mediante il pagamento di una somma non inferiore al 10% e non superiore al 20% del danno quantificato nelle sentenze. A sua volta, la sezione di appello delibererà in merito alla richiesta e in caso di accoglimento, determinerà la somma dovuta in misura non superiore al 30% del danno quantificato nella sentenza di primo grado».
Analoghe perplessità sono state espresse dal presidente della magistratura contabile, Francesco Staderini, il quale ha rilevato che «provvedimenti di questa natura, per di più legati a situazioni eccezionali e non ripetibili, finiscono con il creare aspettative sul loro ripetersi e ridurre ulteriormente l’effetto di deterrenza che rappresenta la primaria ragion d’essere dell’istituto della responsabilità amministrativa».
Altra pesante accusa della Corte dei conti riguarda l’intensificarsi della cosiddetta «evaporazione dell’imponibile», dovuta ai complicati meccanismi di riscossione delle imposte. Ribadendo l’allarme già lanciato lo scorso anno, Apicella ha sottolineato «la bassissima percentuale di maggiore imposta accertata e effettivamente acquisita all’erario a seguito delle fasi del contenzioso e della riscossione da un lato, e la scarsa sostenibilità in sede di contenzioso tributario delle contestazioni elevate a seguito degli accertamenti effettuati dagli uffici e dai corpi tributari dall’altro». Come dire: l’evasione vengono scovati, mai poi lo stato non è capace di incassare le imposte evase.
Altro accusa è quella che riguarda l’attività di un governo imbroglione nel siglare i contratti di lavoro dei pubblici dipendenti. Staderini ha spiegato che cinque contratti di lavoro nel settore della Sanita’ non hanno avuto l’ok della Corte dei Conti perché mancavano di copertura. E ha aggiunto: la «certificazione positiva» della Corte è mancata in quanto esisteva «una non esaustiva indicazione dei criteri di quantificazione degli oneri contrattuali e l’incertezza della relativa copertura finanziaria». Un altro contratto, relativo alla dirigenza del comparto regioni e autonomie locali, non ha invece avuto il via libera a causa di problematiche connesse alla mancanza di adeguati vincoli e controlli alla contrattazione integrativa.
Infine, affrontando il capitolo degli sprechi, Apicella ha sottolineato come moltissimi incarichi e consulenze esterne, utilizzati soprattutto da enti pubblici locali, sono, come dimostrano le sentenze di condanna, «non di rado al di fuori delle ipotesi consentite dalla legge e, molto spesso, senza produrre alcun effetto utile, anche a causa del contenuto indeterminato degli incarichi e della loro estraneità ai fini dell’ente conferente».
Apicella ha espresso «perplessità» sull’esclusione dal tetto di spesa annua per consulenze e incarichi, previsto dalla Finanzaria 2006, per gli enti territoriali autonomi e del servizio sanitario nazionale dove, secondo Apicella, «maggiormente si verificano le illeicità».