Sono le 15 e 30 passate da poco quando l’attacco del presidente iraniano Amadinejhad a Israele, mai nominato, va a segno, sia pure con toni meno veementi che in passato (nessun auspicio alla sua «cancellazione dalle carte geografiche»). Nel suo intervento alla Conferenza delle Nazioni Unite sul razzismo, il capo dello Stato iraniano ha infatti nuovamente attaccato Israele: «Dopo la fine della Seconda guerra, loro (gli alleati, ndr) hanno fatto ricorso all’aggressione militare per privare una nazione intera delle sue terre, prendendo come pretesto la sofferenza ebraica», ha affermato. «Hanno mandato degli emigranti dall’Europa e dagli Stati Uniti per creare un governo razzista nella Palestina occupata», ha sottolineato Ahmadinejad. I rappresentanti dei 23 Paesi dell’Unione europea che, diversamente dagli USA, avevano scelto di non boicottare la Conferenza (fra loro Francia, Gran Bretagna e Spagna) si alzano e abbandonano l’Assemblea, come avevano annunciato in caso di attacchi a Israele da parte del presidente iraniano. Ahmadinejad, interrompe il discorso. Aspetta il silenzio e riprende: «È necessario mettere fine agli abusi dei sionisti e di chi li sostiene», dice leggendo dal testo, adesso. Ma è quando accusa «gli Stati occidentali di essere rimasti in silenzio di fronte ai crimini commessi a Gaza» che gran parte dell’assemblea – composta ormai in maggioranza dai rappresentanti dei paesi arabi, africani, asiatici e dell’America Latina – applaude in modo visibile e scrosciante rivelando al mondo che i paesi dell’Unione Europea e gli USA non sono più i “rappresentanti del mondo” ma solo una parte di esso e neanche più quella principale.