Traduzione a cura del CeSPIn – Puntocritico
Con l’intensificazione delle aggressioni militari in territorio pakistano e accusando Islamabad di aver protetto Osama Bin Laden, l’amministrazione Obama cerca di penetrare nella zona di influenza cinese. L’immediata risposta di Pekino è stato l’invio di un vero arsenale aereo a Islamabad e l’invio di un ultimatum a Washington: qualsiasi nuova ingerenza degli Stati Uniti in Pakistan verrà interpretato come un atto di aggressione contro la Cina.
Questo avvertimento, molto diretto, costituisce il primo ultimatum di carattere strategico che riceve Washington in più di mezzo secolo. Il precedente fu quello ricevuto dall’URSS durante la crisi di Berlino, tra il 1958 e il 1961. L’avviso cinese mostra il pericolo reale di guerra generalizzata che racchiude l’intensificazione della tensione tra Stati Uniti e Pakistan.
Dopo le dichiarazioni che, nei giorni che hanno seguito “l’operazione Bin Laden”, la Cina espresso verso il rispetto della sovranità del Pakistan, la portavoce del ministero cinese di Relazioni Estere, Jiang Yu, ha approfittato della Conferenza Stampa del 19 maggio 2011 per riaffermare categoricamente la volontà di Pekino sul “rispetto della sovranità e integrità del territorio del Pakistan”. Secondo fonti diplomatiche pakistane citate dal Times of India, Pekino “ha avvisato chiaramente che un attacco contro il Pakistan verrà considerato un attacco contro la Cina”. Questo ultimatum pare sia stato inviato nel quadro degli incontri strategici e conversazioni economiche che si sono svolte a Washington i 9 di maggio e in cui la delegazione cinese era capeggiata dal viceprimo ministro Wang Qishan e il consigliere di Stato Dai Bingguo.
Gli avvertimenti cinesi si basano implicitamente sulla forza nucleare di Pekino dato che la Cina dispone di circa 66 missili intercontinentali capaci, in vari casi di raggungere il territorio degli Stati Uniti, oltre ai 118 missili di medio raggio, e di 36 missili che possono essere lanciati da sottomarini e da altri sistemi di missili di corto raggio.
Per gli osservatori ben informati, l’appoggio della Cina riveste importanza cruciale per il Pakistan che, senza il suddetto appoggio, si vedrebbe schiacciato da una tenaglia fatta dagli Stati Uniti e India. “Se continia la pressione degli Stati Uniti e dell’India, abbiamo al nostro fianco una superpotenza” ha dichiarato all’AFP il generale in pensione e analista politico Talat Masud.
L’ultimatum cinese è stato lanciato durante la visita del primo ministro pakistano Y. Raza Gilani a Pekino. Durante la suddetta visita, il governo ospitante ha annunciato l’immediato invio, come donazione, di 50 caccia cinesi a reazione di ultima generazione JF-17.
Prima di rientrare nel suo paese, Gilani ha sottolineato l’importanza dell’alleanza tra Pakistan e Cina nell’affermare: “Siamo orgogliosi di poter contare sulla Cina tra i nostri migliori amici e di riaffermare la fiducia che ci unisce. La Cina sempre potrà contare sul Pakistan al proprio lato in qualsiasi circostanza… Quando diciamo che questa amicizia è più grande dell’Himalaya e più profonda degli oceani, questo descrive perfettamente l’essenza di questa relazione”. Diversi politici statunitensi, tra cui il senatore repubblicano dell’Idaho James E. Risch, hanno accolto con grida di indignazione le dichiarazioni del primo ministro pakistano.
La crisi diplomatica latente tra Stati Uniti e Pakistan è esplosa il 1 di maggio, a radice dell’incursione unilaterale e non autorizzata dei commandos statunitensi che avrebbero liquidato il fantasmagorico Osama Bin Laden in una abitazione fortificata della città pakistana di Abbotabad. Detta operazione costituisce una violazione flagrante della sovranità del Pakistan. Questa dimostrazione di forza militare orchestrata per alimentare la tensione tra i due paesi non aveva assolutamente nulla a che vedere con la supposta guerra contro il terrorismo ed era strettamente vincolata alla visita che il principe Bandar, capo della sicurezza nazionale dell’Arabia Saudita, ha realizzato in Pakistan a fine marzo.
Il risultato immediato di detta visita è stata un’alleanza tra Islamabad e Riad. Il Pakistan si è impegnato, in effetti, a fornire truppe per mettere fine a qualsiasi possibile rivoluzione fomentata dagli Stati Uniti in Arabia Saudita e a offrire protezione nucleare al regno, rendendolo così meno vulnerabile al ricatto di Washington, che minaccia di permettere all’Iran di regolare i propri conti con la monarchia petrolifera.
Un movimento congiunto di Pakistan e Arabia Saudita tendente a contrastare l’ingerenza di Washington nella regione, rappresenterebbe, indipendentemente dall’opinione che si ha su entrambi i regimi, un colpo fatale per l’impero statunitense, già indebolito nel sud dell’Asia.
In relazione alle affermazioni sulla supposta azione militare del 1 di maggio contro Bin Laden, esiste una enorme massa di contraddizioni nelle spiegazioni che cambiano giorno per giorno. Per fare un’analisi di questa operazione sarebbe più appropriato ricorrere a criteri letterari o ad opere teatrali. L’unico fatto comprovato e coerente di tutta questa storia è che il Pakistan si è trasformato nell’obiettivo privilegiato degli Stati Uniti, che di fatto hanno intensificato la loro politica antipakistana in pratica dal tristemente celebre discorso di Obama a West Point, nel dicembre 2009.
Gilani: dure rappresaglie in difesa dei risultati strategici del Pakistan.
L’avvertimento cinese verso Washington avviene giusto dopo la dichiarazione di Gilani davanti al parlamento pakistano: “Non permettiamo che nessuno arrivi a conclusioni errate. Ogni attacco contro i risultati strategici pakistani, che sia visibile o occulto troverà una risposta appropriata… Pakistan si riserva il diritto di contrattaccare con forza. Nessuno deve sottostimare la motivazione e la capacità della nostra nazione e delle sue forze armate nella difesa della sua sacra patria”. In bocca a una potenza nucleare come quella pakistana, questa minaccia di rappresaglia deve essere presa seriamente, anche dai più ferventi falchi dell’amministrazione Obama.
I risultati strategici
I risultati strategici a cui si fiferisce Gilani sono le armi nucleari pakistani, che costituiscono un elemento chiave di dissuasione di fronte a un possibile attacco proveniente dall’India, nel quadro dell’accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e India. Le truppe degli Stati Uniti presenti in Afghanistan non sono riuscite a mantenere segreto il loro ampio programma di occupazione e smantellamento delle armi nucleari pakistane. Secondo un reportage di Fox News, nel 2009 “gli Stati Uniti hanno stabilito un piano dettagliato per infiltrarsi in Pakistan e impossessarsi del suo arsenale di testate nucleari mobili se il paese fosse in procinto di cadere in mano ai talebani, Al Qaeda o di qualsiasi altro movimento islamico”.
Il suddetto piano è stato elaborato dal generale Stanley McChrystal quando era al comando delle operazioni speciali di Fort Bragg, nella Carolina del Nord. Questo commando, che pare direttamente implicato nell’operazione contro Bin Laden, è composto dalla Army Delta Force, della Navy Seal e da un’unità speciale d’intelligence di alta tecnologia conosciuta col nome di Task Force Orange. “Piccole unità devono impossessarsi delle armi nucleari pakistane e neutralizzarle prima di riunirle in un luogo sicuro” ha dichiarato la fonte citata dalla Fox News.
Obama ha già approvato un attacco furtivo contro le armi nucleari pakistane.
Come ha segnalato il Sunday Express di Londra, Obama ha già dato la sua approvazione a un’azione aggressiva con la seguente configurazione: “Le truppe americane si dispiegheranno in Pakistan se le installazioni nucleari di questa nazione sono minacciate di cadere sotto il controllo di terroristi desiderosi di vendicare la morte di Bin Laden (…) Il piano, che potrebbe essere attivato senza il consenso del presidente Zardari, ha provocato la collera dei funzionari pakistani (…) Obama ordinerebbe il lancio di truppe paracadutiste incaricate di garantire la sicurezza degli impianti chiave dei missili nucleari. Questo comprende il quartiere generale della base aerea di Sargodha, dove si trovano aerei da combattimento F-16 dotati per lo meno di 80 missili balistici con testate nucleari.” Secondo i funzionari statunitensi, “il piano ha ricevuto luce verde, e il presidente ha già manifestato la sua intenzione di dispiegare truppe terrestri in Pakistan se pense che è importante per la sicurezza nazionale”.
L’estrema tensione su tutto questo punto mette in evidenza la politica della corda floscia e l’incredibile pazzia avventuriera di Obama e della sua incursione unilaterale del 1 di maggio, incursione che le autorità pakistane avrebbero potuto interpretare come il promesso attacco contro le loro installazioni nucleari. Secondo il new York Times, Obama sapeva perfettamente che poteva provocare un conflitto immediato con il Pakistan, però ha insistito “che il commando a carico dell’operazione contro Bin Laden fosse sufficientemente potente per potersi battere e uscire dal paese anche in caso di un confronto con le forze di polizia o truppe locali ostili”.
E’ già iniziato il conflitto armato.
Il conflitto armato tra le forze statunitensi e quelle pakistane ha già registrato una scalata il 17 di maggio, quando un elicottero della NATO ha violato lo spazio aereo pakistano nella regione del Waziristan. le forze pakistane erano in stato di allerta massima e aprirono il fuoco immediatamente. L’elicottero statunitense ha risposto al fuoco con spari. Due soldati che si trovavano nella caserma di frontiera di Datta Khel sono stati feriti.
Una risposta pakistana a questa incursione si è prodotta il 20 di maggio a Peshawar quando un veicolo carico di esplosivo ha preso come obiettivo un convoglio di veicoli del consolato degli Stati Uniti, quantunque ci siano stati solo danni materiali e non ha lasciato vittime statunitensi.
Sul fronte di guerra tra servizi segreti, il canale televisivo Ary One ha rivelato il nome del capo della stazione della CIA a Islamabad, che diviene così il secondo capo delle spie statunitensi la cui identità è stata resa pubblica in meno di sei mesi.
L’inviato degli Stati Uniti Marc Grossman rigetta i richiami del Pakistan affinchè cessino le violazioni del suo territorio.
Il 19 di maggio, il rappresentante speciale statunitense per l’Afghanistan e il Pakistan, Marc Grossman, sostituto del deceduto Richard Holbrooke, ha rigettato in modo arrogante i richiami del Pakistan che pretende che cessino operazioni come quella di Abbotobad nel suo territorio. Rifiutandosi di fare qualsiasi promessa in merito, Grossman ha dichiarato che negli ultimi anni le autorità pakistane mai avevano richiesto il rispetto delle proprie frontiere. In mezzo a questa importante crisi diplomatica, l’India ha aggravato la tensione nel programmare manovre militari a riddosso del territorio pakistano come l’esercitazione “Vijayee Bhava” (siamo vittoriosi) nel deserto del Thar nel nord del Rajastan. In questa esercitazione di guerra di tipo NBC (nucleare, biologica, chimica) si implica la partecipazione del Secondo Corpo dell’Esercito che viene considerato come il più importante delle tre formazioni d’attacco dell’esercito indiano, e il cui compito è di dividere letteralmente il Pakistan in due in caso di guerra totale dichiarata tra i due paesi.
La CIA, la RAW e il Mossad lavorano assieme nella creazione di falsi talibani.
Una delle strade per fomentare una provocazione abbastanza importante per giustificare un attacco degli Stati Uniti e dell’India contro il Pakistan sarebbe, ad esempio, un aumento delle azioni terroriste che vengono attribuite ai talebani. Secondo la stampa dominante in Pakistan, la CIA, il Mossad israeliano e la RAW indiano hanno creato una propria versione di talibani mediante l’utilizzo di un gruppo terrorista che controllano e dirigono. Secondo una fonte “gli agenti della CIA hanno penetrato le reti dei talebani e di Al Qaeda e hanno creato la propria forza Tehrik – e – Taliban Pakistan (TTP) per destabilizzare il paese”. Il generale di brigata Islam Ghuman, ex comandante regionale dell’ISI (servizi pakistani) nel Punjab, ha dichiarato: “Durante la mia visita negli Stati Uniti ho saputo che l’agenzia d’intelligence del Mossad con la complicità della RAW indiana e sotto la supervisione diretta della CIA, vogliono destabilizzare il Pakistan ad ogni costo”. E’ possibile che il doppio attentato con bombe che ha ucciso 80 paramilitari in Waziristan sia stato perpetuato da questo gruppo sotto falsa bandiera?
Secondo la stessa fonte, i servizi d’intelligence russi hanno rivelato che il “contrattista della CIA Raymond Davis e la sua rete hanno offerto ad agenti di Al Qaeda armi nucleari, chimiche e biologiche in modo tale che installazioni militari statunitensi possano essere oggetto di attacchi da far ricadere come responsabilità sul Pakistan”. Lo stesso Davis, un veterano in operazioni speciali, è stato arrestato per l’assasinio di due agenti dell’ISI, ma il governo pakistano l’ha liberato sucessivamente dopo una feroce e strenua campagna del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
La CIA afferma che il nuovo capo di Al Qaeda vive in Waziristan.
Se gli Stati Uniti hanno bisogno realmente di un pretesto per giustificare le proprie incursioni gli sarà difficile invocare la presenza in Waziristan di Saif al-Adel, che la CIA ha dichiarato come successore di Bin Laden alla testa di Al Qaeda. E’ evidente che affermare che Saif al-Adel è vicino alla frontiera più sensibile al mondo, invece di trovarsi a Finsbury o in Flatbush, risulta conveniente alle intenzioni belliche di Obama.
Dopo l’incursione statunitense non autorizzata il 1 maggio, lo stesso generale in capo pakistano Ashfaq Kayani ha avvertito gli Stati Uniti che questo genere di “operazione avventuriera” non deve ripetersi e ha annunciato che il personale statunitense in Pakistan sarà sottomesso a una seria riduzione. Secondo le stime dell’ISI, ci sono attualmente in Pakistan circa 7.000 agenti della CIA, molti di loro sconosciuti al governo pakistano. Secondo alcune fonti è stato ridotto l’interscambio di informazioni tra i servizi d’intelligence pakistani e statunitensi. In risposta alla reazione di Kayani, l’operazione di propaganda della CIA conosciuta sotto il nome di Wikileaks ha mostrato nuovamente la sua vera natura cercando di screditare il comandante in capo pakistano mediante la diffusione di dubbi telegrammi dell’Ambasciata degli Stati Uniti dove chiederebbe agli USA un aumento – non una riduzione – degli attacchi degli aerei tediretti.
Dopo il discorso di Obama a West Point, la CIA è ricorsa agli attacchi di aerei telediretti per massacrare civili come mezzo per fomentare una guerra civile in Pakistan e provocare la divisione del paese seguendo il tracciato delle regioni di Punjab, Sind, Baluchistan e Pashtunistan. L’obiettivo geopolitico di tutto questo è di mettere fine al ruolo che svolge il Pakistan come corridoio energetico tra Iran e Cina. Come coincidenza l’esperto Selig Harrison si è dichiarato recentemente come eminente “tifoso” statunitense della secessione del Baluchistan.
Dal 1 di maggio 6 attacchi di aerei telediretti statunitensi hanno lasciato almeno 42 morti tra la popolazione civile pakistana, provocando così in seno a questa popolazione il sorgere di un odio frenetico contro gli Stati Uniti. In risposta, una sessione del parlamento pakistano realizzata il 14 di maggio ha sollecitato ufficialmente e in modo unanime che si metta fine agli attachi statunitensi e ha esortato il governo a tagliare la rotta dell’appoggio logistico della NATO verso l’Afghanistan se proseguiranno gli attacchi. Dato che i due terzi dei rifornimenti delle truppe invasore che si trovano in Afghanistan transitano per la linea di approviggionamento Karachi – Khyber, attraverso il passo omonimo, questa misura causerebbe un vero caos tra le forze della NATO. Tutta la storia dimostra che è una pazzia entrare in conflitto con il paese per dove transitano le proprie linee di rifornimento.
Gli Stati Uniti vogliono utilizzare contro il Pakistan il capo dei talebani, il mullah Omar.
Nei suoi negoziati del febbraio scorso con i talebani, il Dipartimento di Stato ha rinunciato a ogni condizione previa e, secondo il Washington Post, gli Stati Uniti sterebbero trattando ora con gli inviati del mullah Omar, il leggendario leader del Consiglio di Quetta – Shura, ossia l’Alto Consiglio dei Talebani. Appare evidente che gli Stati Uniti stanno proponendo ai talebani un’alleanza contro il Pakistan. Marc Grossman, l’inviato speciale degli Stati Uniti nella regione, è ostile al Pakistan però, in relazione ai talebani, viene definito “Signor Riconciliazione”. Altri affermano, al contrario, che gli Stati Uniti vogliono assassinare il capo della rete Haqqani con un’operazione similare a quella organizzata contro Bin Laden. I pakistani da parte loro, sono decisi a conservare Haqqani come alleato.
Se la Cina si mette al lato del Pakistan è molto probabile che la Russia si metta al fianco della Cina. In previsione della prossima riunione dell’Organizzazione di Shanghai, prevista il prossimo 15 giugno, il presidente Hu Jintao ha espresso la sua soddisfazione per le relazioni tra il suo paese e la Russia, segnalando che hanno raggiunto un livello senza precedenti e un interesse strategico evidente.
Da parte sua, durante la conferenza stampa fatta questa settimana, il presidente russo Dmitri Medveded ha dovuto riconoscere implicitamente che il rinnovamento delle relazioni tra Stati Uniti e Russia che tanto proclama Obama si limita a poca cosa da quando si è annunciato il programma statunitense di installazione missilistico in Romania (ABM) e negli altri paesi dell’est europeo. Programma che punta evidentemente contro la Russia. Il trattato START ha smesso di essere d’attualità, fattore questo che potrebbe far risorgere lo spettro di una possibile nuova guerra fredda. Come risultato dell’attuale aggressione della NATO contro la Libia, Medveded ha dichiarato che “non ci sarà risoluzione dell’ONU contro la Siria”. Putin aveva ragione dall’inizio e Medveded sta cercando ora di correggere la sua politica per conservare qualche possibilità di mantenersi al potere.
Siamo di fronte a una situazione similare a quella del luglio 1914?
La crisi che ha condotto alla Prima Guerra Mondiale è iniziata con l’assassinio dell’arciduca Francisco Ferdinando d’Asburgo a Sarajavo il 28 luglio del 1914. Però la prima dichiarazione di guerra d’importanza non si è prodotta sino al 1 di agosto e durante il mese di luglio buona parte dell’opinione pubblica europea si è rifugiata dietro una specie di triste illusione idilliaca, mentre la crisi fatale cresceva. Qualcosa di simile si sta producendo oggigiorno. Sono molti gli statunitensi che credono che la supposta morte di Bin Laden marca la fine della guerra contro il terrorismo e della guerra in Afghanistan. Varie forze che si sono opposte alla guerra in Irak, dal MSNBC sino ai numerosi liberali di sinistra che appoggiano il movimento pacifista, in qualche modo stanno appoggiando ora la sanguinosa aggressione di Obama contro la Libia, e celebrano anche sempre Obama come un guerriero più efficace della coppia Bush – Cheney grazie all’aureola conquistata col presunto successo nell’omicidio di Bin Laden.
http://www.voltairenet.org/China-da-su-apoyo-militar-a