Il WWF, celebre organizzazione ambientalista fondata nel settembre del 1961, è tutto meno che un’associazione di matrice comunista o marxista, anche solo in parte: ma proprio per questa ragione i dati principali forniti da un suo studio, pubblicati all’inizio di Maggio, risultano particolarmente interessanti ed incontestabili.
In primo luogo la Cina, nel corso del 2010 ha rappresentato il primo paese al mondo per valore globale nel processo di produzione di energia rinnovabile, pari a 44 miliardi di euro: solo in seconda posizione gli Stati Uniti con il risultato di 31,5 miliardi di euro, senza in alcun modo tener conto del criterio (assai favorevole a pechino) della parità del potere d’acquisto.
Per quanto riguarda poi la percentuale rappresentata dal valore della produzione di energia rinnovabile rispetto al prodotto nazionale lordo, la ricerca del WWF ha accertato come la Cina sia al secondo posto su scala planetaria con una percentuale dell’1,4 %, superata (per il momento) in base a questo criterio di valutazione solo dalla Danimarca che ha raggiunto invece quota 3,1 %; gli Stati Uniti sotto questo profilo risultano solo al 17° posto mondiale con un relativamente modesto 0,3 %, mentre Germania e Brasile invece si collocano al terzo e quarto posto. Infine lo studio elaborato dagli esperti del WWF ha giustamente sottolineato come la Cina (prevalentemente socialista) abbia visto aumentare di ben il 77% rispetto all’anno precedente la massa globale di output prodotto dal suo settore energetico “verde”, pulito/rinnovabile: una percentuale di aumento esponenziale, una dinamica di sviluppo che ha di gran lunga superato quella raggiunta nello stesso periodo dai concorrenti internazionali di Pechino, a partire dalla potenza statunitense.
Fonte “Green energy production report puts China at no.2”, 09/05/2011, in www.chinapost.com.tw.