LA CIA E LA DESTABILIZZAZIONE IN ECUADOR

Secondo quanto afferma l’ex ministro della Sicurezza in Ecuador, Gustavo Larrea, la CIA, ed i servizi segreti colombiani ed ecuadoriani hanno partecipato ad un complotto per vincolare il governo nazionale con il narcotraffico.
Larrea ha segnalato che queste istituzioni hanno cercato di mettere in relazione lui stesso con il traffico di droga e con la guerrilla colombiana per poter mettere sotto accusa l’esecutivo del presidente Rafael Correa e frenare il processo di cambio nel paese.

“C’è stato un lavoro di intelligence molto raffinato, di guerra mediatica”, ha affermato, col proposito di vincolare l’amministrazione nazionale con le FARC, tramite i poteri forti dell’area.
L’ex ministro ha precisato che gli operatori di queste azioni di destabilizzazione sono membri dei servizi ecuadoriani, poliziotti, politici e perfino civili, che si ritenevano minacciati dalla Rivoluzione Cittadina del Presidente Correa, ed ha rivelato che si conoscono già i nomi dei partecipanti a questo complotto, che verranno presto resi pubblici. Larrea ha ricordato che in seguito al bombardamento colombiano del 1 marzo 2008 nella zona di Angostura, nel Nord del paese, è iniziata una complessa operazione per vincolarlo con le FARC; è comparsa allora una foto che lo ritrarrebbe con il comandante fariano Raùl Reyes, anche se in seguito è stato possibile dimostrare che non era Larrea chi appariva nella fotografia in questione. In seguito è sorta l’accusa contro un ex funzionario del governo di avere una relazione con i capi di una rete di traffico di droga – accusa priva di alcun fondamento, secondo Larrea – con lo scopo di mettere l’ex ministro in relazione con questa persona; ora si cerca di sottoporlo ad un giudizio per una supposta negligenza nel coordinare militari e polizia nei piani di sicurezza interna ed estera dello stato.
Larrea ha annunciato la sua intenzione di affrontare questo giudizio politico, per rivelare la verità e screditare i suoi denuncianti, deputati del partito Società Patriottica (PSP).
“Voglio quel processo politico per dimostrare al paese la verità”, ha ribadito.