La chimica: comparto industriale strategico per l’Italia

Per parlare del necessario sviluppo del Polo di P. Marghera, dobbiamo
partire dalla crisi che sta attraversando. Una crisi che ha radici già dai primi anni 80.

Crisi che s’inserisce all’interno del declino industriale del Paese. Negli ultimi 20 anni gli adetti del settore chimico, in Italia, sono diminuiti di oltre 100 mila unità. (fonte MAP ministrero attività produttive)

Negli anni 70/80 nell’area industriale di P. Marghera lavoravano 40 mila
persone. oggi ci lavorano in 13 mila. Questi due dati ci danno l’idea delle profonde trasformazioni intercorse in questi 25 anni.

Oggi siamo in presenza di una nuova fase di incertezza dopo l’equilibrio
raggiunto nell’area a seguito dei processi di ristrutturazione del 93/94.

Purtroppo, il disimpegno di Enichem ha prodotto la frantumazione del polo chimico di Marghera con le preoccupanti conseguenze in termini di sicurezza.

Il Governo ha il dovere di stabilire un patto chiaro ed organico di politica industriale sul comparto chimico con l’ENI, l’unico in grado di condurre un percorso di innovazione e consolidamento della chimica di base nel nostro Paese sul terreno di sostenibilità ambientale.

La frantumazione del polo chimico di P.Marghera ha di fatto bloccato la
ricerca con la conseguenza che tutto il polo risulta sempre meno competitivo ed in sinergia con le direttive Europee e il trattato di Kyoto. Restando così le cose la chimica di base non ha futuro a P. Marghera.

C’è bisogno di grossi investimenti e di una strategia industriale che deve riguardare tutta la chimica in Italia. Noi pensiamo che le imprese presenti nel Polo di Marghera non siano interessate ad investire in questo senso.

L’Eni deve prendere per mano questa realtà industriale e guidarla verso uno sviluppo sostenibile soprattutto in riferimento al REACH Europeo. Dal 1998 ad oggi sono stati sottoscritti più accordi tra Governo, Regione, Provincia, Comune, Imprese e Sindacati, accordi mai applicati.

Si badi bene che non erano accordi conservativi, ma tracciavano un futuro diverso per il Polo chimico di Marghera.

Gravi responsabilità hanno i partiti del centro-sinistra che guidano la
Provincia e il Comune di Venezia per non aver usato tutti i loro strumenti politico-amministrativi per imporre il rispetto degli accordi fatti.

Non basta sottoscrivere un documento, bisogna anche rendere fattibile il progetto mediante azioni concrete.
Come sempre, è la lotta dei lavoratori che impone la centralità del lavoro all’ordine del giorno nell’agenda politica.

Le forze del centro-sinistra, avendo abbracciato la filosofia del
neoliberismo e quindi la convinzione che sia il mercato a regolare se stesso hanno permesso che Enichem e le multinazionali della chimica si disimpegnino dal nostro Paese.

Si può leggere nei documenti dei DS per esempio: ” In una economia di
mercato non si può avere la velleità dirigista del cambiamento della
chimica, produrre quest’o quest’altro, bisogna invece creare le condizioni, attraverso una adeguata politica industriale, affinché il mercato stesso possa operare le scelte e produrre sviluppo.” Dobbiamo capovolgere questa analisi altrimenti corriamo il rischio concreto di non aver più nessuna industria chimica in Italia.

Alcuni dati per dimostrare quanto sia sbagliata questa teoria: Oggi l’Italia è tra i Paesi più industrializzati quello con il più alto deficit della
bilancia commerciale di settore, pari, nel 2002 a circa 8.3 miliardi di euro di cui 7.4 (il 90%) attribuibili alla chimica di base.
(fonte Osservatorio chimico MAP)

Oppure: Nel nostro Paese si contano 70 imprese biotecnologiche contro le 300 della Granbretagna e le 350 della Germania. (fonte MAP)

Nel medio e lungo periodo, la mancata inversione di tendenza di questo
declino, finirebbe per mettere a repentaglio la stessa sopravivenza di
alcuni Poli Chimici, ma anche per l’intero sistema produttivo.

Basti pensare che tra il 2003 e il 2007 sono previsti nella sola Europa
Occidentale la costruzione di 259 nuovi impianti, di questi solo 14 nel
nostro Paese. (fonte DS). Ciò indica chiaramente l’intenzione di abbandonare la produzione chimica in Italia da parte di certi settori industriali e politici. Noi siamo convinti che il futuro della chimica a P. Marghera passa obbligatoriamente per la riqualificazione ambientale.

Per questa ragione condividiamo e sottoscriviamo gli accordi fatti a partire da quello del 1998 fin a quello siglato il 13/12/05 tra Regione, Provincia, Comune, parti sociali compreso le imprese operanti nell’area. Lottare per l’applicazione degli accordi presi significa smascherare quanti, in realtà, non vogliono il rilancio industriale del Polo di P. Marghera.

Per concludere questa nostra breve analisi, siamo convinti che l’intervento pubblico per salvaguardare e sviluppare la chimica di base in Italia sia vitale. Solo se salvaguardiamo la chimica di base possiamo sviluppare quei comparti che si chiamano chimica fine , biotecnologie e nuove fonti di energia collegate al ciclo dell’idrogeno.

Partito della Rifondazione Comunista
Coordinamento regionale Veneto
Essere Comunisti