La casa in fondo a destra

Qualcosa si muove nell’estrema destra europea in vista dell’ormai incombente ingresso di Bulgaria e Romania nella Ue, soprattutto si fanno conti e si soppesano possibili alleanze in vista di un obiettivo assai agognato e mai raggiunto: formare un gruppo politico nel Parlamento europeo. Sarebbe la prima volta nella storia di questa assemblea eletta a suffragio universale dal 1979. Fino ad ora mancavano i numeri e gli estremisti di destra o erano relegati nel girone infernale dei Non Iscritti o, al massimo, qualcuno era riuscito ad intrufolarsi nel gruppo degli euroscettici, quell’Indipendenza e Democrazia che però usa toni troppo soft, soprattutto con gli immigrati. Formare un gruppo politico non è cosa da poco perché permette di ambire a cariche istituzionali, come la presidenza e vicepresidenza delle commissioni parlamentari, di avere più tempo a disposizione per gli interventi in aula e una serie di funzionari che lavorano per il gruppo, facilitando assai le incombenze parlamentari.
Jean Marie Le Pen, padre padrone del Front National, siede a Strasburgo e Bruxelles (le due sedi politiche dell’Eurocamera, ce n’è un’altra amministrativa in Lussemburgo) fin dal 1984 quando l’Europa era diversa e l’Ue era un club di pochi paesi che si faceva chiamare Cee. Allora Le Pen era praticamente solo a rappresentare l’estrema destra, poi con gli anni il panorama è cambiato, tanto che ora c’è pure sua figlia. Alcuni a lui vicino, per storia e tradizione, hanno guardato al centro, come Alleanza nazionale, ma a rimpiazzarli sulla fascia destra sono arrivati i paladini di quei nuovi movimenti sorti un po’ dappertutto in Europa, a ovest come a est, sulla scia del rigetto dell’immigrazione e del diverso, che sia straniero o omosessuale, e della rivendicazione di un’unità territoriale, nazionale o regionale, contraria al processo di integrazione europea.
Nel 1994 mettevano piede nel Parlamento europeo i fiamminghi del Vlaams Blok, ora Vlaams Belang, e Umberto Bossi per la Lega Nord, poi era la volta del Fpö di Haider e quindi, con l’allargamento, si sono aggiunti gli estremisti dell’est, su tutti due formazioni polacche, Samooborona, Autodifesa, e la Lega delle famiglie. Nuovi sono anche i britannici dell’Ukip, il Partito indipendentista del Regno unito, formazione esplosa nelle ultime elezioni del 2004. Questi ultimi due partiti fanno al momento parte del più rispettabile gruppo Indipendenza e Democrazia, Ind/Dem, una strana casa in cui si ritrovano gli euroscettici britannici, francesi e dei paesi scandinavi con gli ultracattolici polacchi e slovacchi. Questa era anche la casa in cui fino marzo si ritrovava la Lega Nord, espulsa per via della maglietta di Calderoli con le vignette su Maometto. Ma Ind/Dem, guidato dal danese Jan Peter Bonde, per molti è troppo light, troppo nordico (quindi protestante e non cattolico) e poco radicale, per cui non si esclude che qualcuno se ne esca per entrare nella famiglia dell’estrema destra.
Per fare un gruppo al Parlamento europeo ci vogliono adesso 19 eurodeputati provenienti da 5 paesi, e dal primo gennaio, con l’ingresso di Bulgaria e Romania, ci vorranno 20 parlamentari. Fino ad ora erano in pochi, ma Bruno Gollnisch, segretario generale del Front National e artefice del progetto, prevede un futuro (prossimo) assai roseo: “quasi certamente riusciremo a formare un gruppo nel 2007, in gennaio o al massimo dopo elezioni europee in Bulgaria e Romania (tra maggio e settembre, la data non è ancora chiara, ndr)”. Già dall’inizio dell’anno i deputati osservatori inviati da Sofia e Bucarest diverranno eurodeputati a tutti gli effetti, e tra loro si trovano alcuni estremisti di destra: un bulgaro del partito Ataka e i quattro di Romania Mare, Grande Romania. Questi cinque, più i sette del Front National, più i tre del Vlaams Belang, più l’austriaco dell’Fpö, più i due di Samooborona più qualche dissidente delle Lega delle famiglie e dell’Ukip ed il gioco dovrebbe essere fatto. La Lega Nord, fa sapere Mario Borghezio, al momento sta alla finestra: “per ora non abbiamo intenzione di entrare in questo gruppo, aspettiamo le elezioni in Bulgaria e Romania e dopo vedremo se ci sono delle possibilità”. Anche il Vlaams Belang si mantiene sul chi vive: “mantengo i miei dubbi sull’utilità pratica e politica di farlo – spiega Frank Vanhecke, presidente del partito – Noi siamo di destra ma non estremisti e non vogliamo essere associati a gruppi di reputazione estremista”. Non male per chi ha fatto fortuna politica predicando l’espulsione di tutti gli immigrati fino alla terza generazione. Anche se i fiamminghi dovessero dire di No, i problemi dovrebbero sparire dopo le elezioni europee in Bulgaria e Romania: Ataka e Romania Mare sono infatti dati in grande ascesa e potrebbero addirittura raddoppiare i loro seggi a Strasburgo, da 5 a 10. E così, o a gennaio o nei mesi a venire, questo 2007 pare proprio l’anno buono per il sogno di Le Pen. Un brutto segno.