La calamita veltroniana. I “tentati” sono nello Sdi, nei Verdi, in Sd, in Idv.

Siccome il mondo della sinistra è tradizionalmente un po’ intriso di sofferenza, non può stupire che in una fase ribollente come quella attuale i mal di pancia si sprechino. La Cosa rossa che non decolla, i Verdi incerti, la costituente socialista in grande difficoltà, la Rosa nel pugno che è venuta meno, Sinistra democratica che non mette radici: questo è il quadro. E con una nuova legge elettorale dove andrà Di Pietro? Il fatto che psicologicamente la proporzionale “sia entrata in noi prima che accada” può ben far scattare qualche tentazione fino a ieri considerata proibita.
Non è in corso alcuna campagna acquisti: la filosofia di Veltroni è attendere che i pesci finiscano nella sua rete. Per due motivi: perché il pro-getto-Pd è buono, competitivo, forse vincente. E poi perché gli altri cantieri verranno via via demoliti dalla storia. Prendiamo come esempio la costituente socialista. In un incontro dopo il Lingotto, a luglio, Veltroni
chiese abbastanza a brutto muso a Boselli: «Enrico, ma dove pensi di andare?». Quello gli diede una risposta politica, l’idea di rimettere insieme i socialisti e rifare il Psi eccetera eccetera. Ma se lo stesso colloquio si ripetesse oggi, che risposta darebbe il buon Enrico? Che bilancio si può dare della costituente socialista? Che ricomposizione c’è stata? Si può essere sicuri, per esempio, che Gianni De Michelis non sarà tentatissimo di seguire Berlusconi nella sua nuova avventura, facendo così naufragare l’idea della ricomposizione della diaspora? E soprattutto se si andrà a votare con una legge con lo sbarramento al 5 per cento, Boselli che farà? Che faranno socialisti come Zavettieri o Crema, o lo stesso Bobo Craxi (che per inciso da due anni collabora ottimamente con D’Alema alla Farnesina)? E Gavino Angius (con il fedelissimo senatore Montalbano) a quel punto non si guarderà attorno prendendo in considerazione di tornare sui suoi passi? Domande che Boselli si pone.

Ancora, sulla “destra” del Pd. Se non riuscisse nemmeno un’operazione al centro anche alcuni attuali parlamentari dipietristi potrebbero non disdegnare una nuova collocazione nel Pd. O a fianco. Una specie di indipendenti, di osservatori. Persone come Donadi o Silvana Mura non hanno mai mostrato orientamenti troppo lontani dai democratici. Il “botto” sarebbe un avvicinamento progressivo di Tonino, uno che non ha cattivi rapporti con Veltroni né con Rutelli, che d’altronde fondò tanti anni fa l’Asinello proprio con quest’ultimo: che il feeling si ravvivi?
Alla sinistra del Pd, poi, il quadro non è per niente chiaro. Dentro Sinistra democratica ha lasciato qualche livido la presa di distanza di Paolo Nerozzi e dei suoi, è possibile un avvicinamento al Pd, sulle orme di Marigia Maulucci, Achille Passoni o Nicoletta Rocchi. È vero che si tratta del mondo-Cgil ma la loro voce, nella sinistra, non è mai inascoltata. L’indeterminatezza dei movimenti di Mussi ha prodotto diversi malesseri, per esempio, fra i senatori, cioè nel feudo di Salvi: ma in questo caso la destinazione sarà Bertinotti. Comunque un’implosione del gruppo di Sd potrebbe indurre a una riflessione complessiva, nella quale già si segnalano le (auto) critiche di
Crucianelli, mentre Carlo Leoni sembra l’uomo che tiene i rapporti con Veltroni e Bettini (tutti giovani figiciotti). L’altro ufficiale di collegamento è Pietro Folena (un altro fgci), con riferimento all’area di Rifondazione: quando Veltroni lo ha incontrato gli ha suggerito di tenere aperto il dialogo fra l’area bertinottiana e il Pd.

I Verdi, poi. Lì si stenta a giungere a uno show down, anche per la buona ragione che si tratta di capire con che legge elettorale si voterà. La ritrosia di Pecoraro Scanio a “mollare” sulla querelle del simbolo della Cosa rossa (il sole che ride ci deve essere, reclama) dipende anche da una incertezza di fondo. Molti Verdi considerano il processo «ineluttabile». Però di fronte a questa alternativa, cioè se stare in una forza del 6-7 per cento (Cosa rossa) o allearsi con una del 35 (il Pd), c’è sicuramente chi fra loro sceglierebbe “la seconda che hai detto”. L’opa veltroniana sull’arcipelago ambientalista è stata lanciata da subito e senza tentennamenti: il fatto che Realacci e Della Seta facciano entrambi parte dell’esecutivo del Pd vorrà pure dire qualcosa. Pecoraro, Bonelli, Cento sono avvertiti.