LA BRIGATA MAIELLA PERDE L’ULTIMO SOLDATO SENZA STELLETTE
‘Il suo- scrive l’agenzia Ansa- fu un gruppo dai contorni eccezionali: unica formazione partigiana decorata con medaglia d’oro al valor militare e la prima ad essere inquadrata nell’ esercito alleato. Troilo si è spento nell’ospedale di Lanciano, in provincia di Chieti, dopo essere entrato nei libri di storia come comandante di una banda partigiana “apartitica” che ha combattuto al fianco di inglesi e polacchi per liberare dall’oppressione nazista parte dell’Italia centro-settentrionale senza giurare fedeltà ai Savoia, che ritenevano responsabili del caos provocato dall’armistizio. Dopo aver liberato l’Abruzzo, la brigata risalì la penisola entrando per prima a Bologna e arrivando nel maggio del ’45 ad Asiago. Furono ”i nuovi ‘mille d’Italià”, come li definì l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione del 60/o anniversario delle loro gesta. Ciampi, che in Abruzzo condivise le sorti della Brigata Maiella, due anni fa scorse in quella formazione la “testimonianza della forza di quei valori civili che soli possono dare fondamento e alimento al coraggio militare”. La “Maiella” fu anche l’unico gruppo partigiano ad avere combattuto fuori dai confini di costituzione, inseguendo i nazifascisti lungo quattro regioni. Omonimo del comandante-fondatore ma non-combattente Ettore, morto nel 1974, Domenico si distinse per atti di eroismo, capacità tattica e due ferite. Oggi anche il segretario dei Ds, Piero Fassino, si è unito “al cordoglio di quanti piangono la scomparsa di Domenico Troilo che, insieme a Ettore, appartenne a quella generazione che con le armi in mano riconquistarono all’Italia dignità, libertà e democrazia”. “Se da sessanta anni – ha aggiunto Fassino – l’Italia è una nazione libera e democratica lo si deve a quanti, come i Troilo, riscattarono l’onore del Paese con il loro coraggio e la loro generosità”. I Ds abruzzesi hanno ricordato che l’ex comandante ha sempre diffuso senza risparmio “la memoria di tutta la Resistenza abruzzese”. Alla figura di Troilo ha reso onore anche Geremia Mancini, segretario abruzzese del sindacato di destra Ugl e, per primo, il presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, che ha ordinato di listare a lutto le bandiere dell’Ente regionale sino ai funerali previsti per domani pomeriggio nel Paese natale, Gessopalena (Chieti), perché la ‘Maiella’ “ha segnato la storia di questa regione e dell’Italia intera”. Al momento del suo scioglimento e massima forza, la ‘Maiella’ contava circa 1.500 combattenti regolarmente inquadrati ma senza le stellette sul bavero: le decorazioni erano state sostituite da un nastrino tricolore perché i volontari erano tutti repubblicani che non volevano giurare fedeltà ai Savoia e forse per questo furono insigniti della medaglia solo nel 1963. La Brigata Maiella è stata l’unica formazione partigiana decorata con medaglia d’oro al valor militare. “Apartitica”, è stata anche l’unico gruppo partigiano ad avere combattuto fuori dai confini di costituzione ed il primo ad essere inquadrato nell’ esercito alleato. Domenico Troilo fu il vicecomandante e “capo militare”, in pratica l’uomo d’azione sul campo, della brigata fondata da Ettore Troilo, con cui condivideva solo il cognome senza esserne affatto parente, che fu il “comandante” perché fondatore e ideologo della formazione. Lo ricorda il giornalista abruzzese e autore di saggi storici Marco Patricelli che nel suo volume “I banditi della libertà. la straordinaria storia della brigata Maiella. Partigiani senza partito e soldati senza stellette” (Utet) ha ricostruito le vicende della formazione fondata il 5 dicembre 1943 appunto da Ettore Troilo, avvocato socialista ed ex segretario di Giacomo Matteotti, con 15 volontari e guidata in battaglia da Domenico, ex ufficiale della Regia Aeronautica. Al momento del suo scioglimento, la formazione contava circa 1.500 combattenti regolarmente inquadrati ma senza le stellette sul bavero: le decorazioni erano state sostituite da un nastrino tricolore perché i volontari erano tutti repubblicani che non volevano giurare fedeltà ai Savoia. Nella sua risalita dall’Abruzzo verso gli altipiani di Asiago, la brigata il 21 aprile 1945 entrò a Bologna insieme all’armata polacca’.
autore: agenzia ansa- 11.03.2007
DA http://www.abruzzoreport.com/news/default.asp?id=2191
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E’ MORTO DOMENICO TROILO, IL “GARIBALDI” DELLA RESISTENZA
LANCIANO. Domenico Troilo è morto ieri mattina all’età di 84 anni all’ospedale Renzetti di Lanciano. E’ scomparso così, tra la grande commozione di tutto l’Abruzzo e non solo il comandante operativo della Brigata Maiella, la prima formazione partigiana nata in Italia, l’unica ad avere la bandiera decorata con medaglia d’oro al valore militare.
Conosciuto e chiamato dagli amici il “Lupo” Troilo aveva guidato dalla Majella oltre mille partigiani (guadagnandosi il soprannome di Garibaldi della resistenza).
Le condizioni del comandante Troilo non erano buone da circa un mese:
lo scorso 8 febbraio era stato colpito da infarto e ricoverato a Lanciano. Trasferito poi a Pescara per una lunga serie di analisi è stato operato il 16 febbraio per l’applicazione del by pass al San Camillo di Chieti. Ma qualche giorno dopo sono cominciate le complicazioni e ieri mattina, poco dopo le 9 è deceduto.
La camera ardente è stata allestita nella sala consiliare della Provincia di Chieti e sarà possibile rendere l’ultimo omaggio al grande comandante fino alle 14,30 di oggi.
Alle 15,30, invece, saranno celebrati i funerali nella chiesa di Santa Maria dei Raccomandati a Gessopalena. Troilo ha lasciato la moglie Nella Trabaccone e i figli Barbara e Alberto.
«NON VOLEVO CAMBIARE IL MONDO, VOLEVO SOLO VIVERE IN PACE».
Era questo il motto di Troilo che ha passato una vita a combattere.
«Non era un violento, ma sicuramente un sanguigno», dichiarano quelli che lo conoscevano.
Nato a Gessopalena, in provincia di Chieti il 22 aprile 1922, era laureato in sociologia ad Urbino, è stato decorato con la medaglia d’Argento al Valor Militare e insignito della Croce al merito da parte del 2° Corpo d’Armata polacco.
Militare di leva nell’Aeronautica, dopo due anni trascorsi in Tunisia, Troilo l’8 settembre del 1943 era in servizio a Venaria Reale (Torino). Dopo l’armistizio Troilo, che aveva appena 22 anni, tornò a Gessopalena per qualche settimana e fu proprio lì che il 4 di dicembre dello stesso anno le SS tedesche uccisero barbaramente la madre, massacrata insieme con altri civili inermi con una raffica di mitra.
Fu quello l’episodio che spinse il giovane Troilo a passare alla resistenza armata: a Casoli gli Alleati gli diedero l’incarico di vice comandante del Corpo Volontari della Majella, organizzato e guidato da Ettore Troilo (con cui non c’era alcun legame di parentela).
Domenico partecipò, da allora, all’intero ciclo operativo che impegnò questa importante Brigata partigiana a fianco degli Alleati, dall’Abruzzo alla liberazione di Bologna (21 aprile 1945) e a quella di Asiago.
Due volte gravemente ferito in combattimento, Domenico Troilo, tornò ogni volta al proprio posto di comando nonostante le menomate condizioni fisiche e lasciò i Volontari della Majella soltanto allo scioglimento del Corpo, avvenuto il 15 luglio del 1945 a Brisighella (Ravenna).
LA BRIGATA MAIELLA
La Brigata Maiella poteva contare al momento del suo scioglimento su una formazione di 1.500 effettivi. E’ l’ unica formazione che è stata decorata di Medaglia d’Oro al Valore Militare alla bandiera e dopo la liberazione dei territori originari è stata inglobata come formazione operativa nell’esecutivo alleato partecipando alla liberazione delle Marche, dell’Emilia Romagna e del Veneto.
“Apartitica”, è stata anche l’unico gruppo partigiano ad avere combattuto fuori dai confini di costituzione ed il primo ad essere inquadrato nell’ esercito alleato.
Marco Patricelli, giornalista abruzzese e autore di saggi storici nel suo volume “I banditi della libertà. Straordinaria storia della brigata Maiella. Partigiani senza partito e soldati senza stellette” (Utet) ha ricostruito le vicende della formazione fondata il 5 dicembre 1943 appunto da Ettore Troilo (morto nel 1974 e non legato da legami di parentela con Domenico), avvocato socialista ed ex segretario di Giacomo Matteotti, con 15 volontari e guidata in battaglia da Domenico, ex ufficiale della Regia Aeronautica. Le loro decorazioni erano state sostituite da un nastrino tricolore perché i volontari erano tutti repubblicani che non volevano giurare fedeltà ai Savoia. Nella sua risalita dall’Abruzzo verso gli altipiani di Asiago, la brigata il 21 aprile 1945 entrò a Bologna insieme all’armata polacca.
DA http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=8861
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LA FORMAZIONE PARTIGIANA “MAJELLA” fu attiva nella guerra di Liberazione dal dicembre 1943 al maggio 1945.
Ripercorriamo brevemente le fasi salienti della sua formazione: sul finire del 1943, tra gli antifascisti attivi sui versanti del massiccio abruzzese spiccava il gruppo dei fratelli Sciuba di Gessopalena, guidato da Domenico Troilo e sorto a Civitella Messer Raimondo il 4 dicembre.
In quegli stessi giorni, giunse a Casoli un altro gruppo, guidato dall’avvocato Ettore Troilo, socialista e sorvegliato speciale sotto il regime. Da questo gruppo nacque il Corpo volontari della Majella, con Ettore Troilo comandante e Domenico Troilo suo vice. La formazione si impegnò con gli Alleati ad agire alle loro dipendenze e a far entrare nei suoi ranghi elementi di ogni estrazione politica, uniti dal comune intento di combattere i tedeschi.
Il 10 gennaio 1944 un plotone comandato dal tenente Luigi Salvati si trasferì nella zona di Civitella. Quattro giorni dopo, i partigiani andarono all’attacco della posizione di Colle Eugenio. Il 19 erano a Colle Ripabianca e, dopo uno scontro a Lama dei Peligni con forze tedesche in ritirata, persero Marino Salvati, il primo caduto della formazione. In seguito dovettero abbandonare la posizione e rientrare alla base di Selva.
Successivamente, dopo che il numero dei plotoni era salito a 4, i comandanti concertarono un’azione per sbarrare ai tedeschi l’unica via d’accesso alla montagna, in modo da costringerli ad abbandonare la zona. Approntati altri 4 plotoni e individuate le posizioni nemiche, i primi di febbraio l’operazione partì. I tedeschi, costretti a ritirarsi dalle posizioni più esposte, si diedero a distruzioni e sanguinose rappresaglie, trucidando 41 civili a Gessopalena, altrettanti a Sant’Agata e un centinaio a Torricella Peligna. L’abitato di Pizzoferrato divenne allora l’obiettivo principale dei patrioti che, comandati da Ettore Troilo, dal capitano Mancini, da Massimo di Iorio, Nicola Di Rosa, Osvaldo Glieca e dagli inglesi maggiore Wigram e tenente Aixell, attaccarono all’alba del 3 febbraio. Nello scontro i partigiani subirono forti perdite, tra cui Wigram, e dovettero ritirarsi. Pizzoferrato fu abbandonata dai tedeschi in seguito.
In marzo i partigiani dovettero sostenere la pesante reazione germanica, ma i territori di Torricella e Lama rimasero liberi. Nello stesso tempo Ettore Troilo fu convocato a Brindisi dal capo di stato maggiore, generale Giovanni Messe, per disporre l’assorbimento della Majella nei ranghi dell’Esercito italiano in via di ricostruzione, ma la volontà dei partigini di non dipendere dalle istituzioni monarchiche limitò il
passaggio della formazione al piano amministrativo.
La Majella entrò così a far parte della 209° divisione di fanteria comandata dal generale Giulio Preporrai, col nome di Banda Patrioti della Majella. Nei mesi di marzo e aprile la linea del fronte si stabilizzò e i partigiani ne approfittarono per assicurarsi il completo controllo del massiccio centrale.
Il 10 maggio gli Alleati ripresero l’avanzata in direzione di Palena e alla fine del mese apparve chiaro che i tedeschi si apprestavano a lasciare sgombro il campo. Un nuovo tentativo del governo Badoglio di inquadrare disciplinarmente nell’Esercito la Banda fallì; la Majella restò quindi una formazione partigiana. Ai primi comandanti caduti si avvicendarono veterani come Nicola De Ritis e Quirino Di Marino.
All’inizio di giugno, agli ordini del vicecomandante Domenico Troilo e del tenente inglese Lamb, i partigiani si aprirono la strada sull’altro versante del massiccio e avanzarono verso Sulmona, dove giunsero il 13, tra la gioia della popolazione. Nella presa della città cadde Giovanni Rossi, giovanissimo partigiano che, catturato dai tedeschi nella battaglia di Pizzoferrato, era evaso dal campo di concentramento per poter tornare a combattere.
A Sulmona si ebbe la riorganizzazione della Banda: 450 elementi divisi in 6 plotoni impegnati, sul piano operativo, lungo la direttrice Aquila-Fabriano-Pergola.
Liberata l’Italia centrale, la Brigata fu aggregata all’VIII Armata britannica e partecipò
alla liberazione del Nord fino alla fine delle ostilità.
DA
http://66.102.9.104/custom?q=cache:TelXK_cV7kYJ:www.anpi.it/patria_2003/11-03/30_MAJELLA.pdf+Maiella&hl=it&ct=clnk&cd=7
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ADDIO AL PARTIGIANO TROILO
LANCIANO. Si è spento all’ospedale Renzetti Domenico Troilo, vicecomandante della Brigata Majella. Avrebbe compiuto 85 anni ad aprile.
Nato a Gessopalena, Troilo aveva aderito fin dagli esordi alla formazione partigiana fondata dal comandante suo omonimo Ettore, morto nel 1974, del quale però non era parente.
Domenico Troilo della Majella fu vicecomandante e responsabile militare.
Al momento della creazione, gli era stata affidata la presidenza della Fondazione Brigata Majella con sede a Gessopalena.
La Majella era una banda partigiana apartitica, ma comunque repubblicana in quanto non giurò mai fedeltà ai Savoia.
La Brigata fu un simbolo della Resistenza. Combatté al fianco di inglesi e polacchi contro le truppe d’occupazione nazista prima in Abruzzo e poi nel resto d’Italia, risalendo la penisola fino a Bologna, dove entrò nell’aprile del 1945
La formazione partigiana di Troilo potè fregiarsi della medaglia d’oro al valor militare. Alla fine della guerra, la Brigata contava circa 1.500 combattenti.
Per essendo stato un combattente, Troilo si era sempre definito «antimilitarista» e «uomo di pace», e non aveva mancato di esprimere critiche verso i conflitti degli anni recenti come la guerra in Iraq.
Il presidente abruzzese Ottaviano Del Turco, in un telegramma di condoglianze inviato ai famigliari, l’ha definito «figura leggendaria che ha segnato la storia della regione e dell’Italia intera».
DA http://www.lanciano.it/news/addio_al_partigiano_troilo/2709
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60 ANNI FA ANNI FA NASCEVA LA “BRIGATA MAIELLA”
di Massimo POMPEI, docente di Storia – 13 Febbraio 2004
Sessanta anni fa, tra le valli dell’Aventino e del Sangro martoriate dalla guerra e dall’occupazione tedesca, nasceva la “Banda dei Patrioti della Maiella”, esempio unico in campo nazionale di unità partigiana combattente al di là dell’ambito territoriale in cui si era costituita e sola ad essere decorata di Medaglia d’Oro al Valor Militare come singola formazione.
La rievocazione storica di questo evento non è uno sterile esercizio della memoria, ma ha un significato di grande attualità politica, in un momento in cui è in atto il tentativo di cancellare il valore fondativo e di grande e permanente prospettiva ideale e politica della Resistenza, assegnandole un significato contingente ed ormai residuale.
Eppure la lezione della “Brigata Maiella” merita di essere rievocata e riproposta alle nuove generazioni per gli alti valori di umanità, di moralità e di civiltà che da essa promanano.
Il 5 Dicembre 1943, in una stanza del vecchio palazzo municipale di Casoli, l’Avvocato socialista Ettore Trailo raccoglieva i nomi dei volontari che avrebbero costituito il primo nucleo della Banda.
Oltre ai cittadini, che ne erano la maggioranza, aderirono via via operai, studenti, militari, ufficiali, professionisti, artigiani, commercianti, impiegati.
All’atto dell’arruolamento veniva sottoscritta una breve formula che riassumeva lo spirito di scelta che i nuovi combattenti operavano: “I sottoscritti volontari italiani dichiarano di essere disposti a partecipare alle azioni ed operazioni militari per la liberazione dei paesi della Maiella, obbligandosi a sottostare a tutte le leggi del Superiore Comando Alleato”.
Fu difficile vincere le resistenze e le diffidenze del Quartier Generale Alleato all’inquadramento della Banda nel dispositivo militare della prima linea di combattimento, e in ciò fu decisiva la paziente e tenace opera di convincimento del comandante E. Troilo.
Superato questo primo scoglio, a fine Febbraio del 1944 arrivò il riconoscimento del ricostituito Esercito Italiano e l’inquadramento amministrativo nella 209° Divisione di Fanteria, fermo restando il carattere autonomo e volontario della formazione.
La “Maiella” si configurava inoltre come formazione apolitica, cioè slegata da dipendenze o legami con partiti antifascisti (perciò era priva della caratteristica figura del “commissario politico”, tipica delle unità partigiane del Nord), ma la sua unità interna era costruita attorno agli obiettivi della riconquista della democrazia, della libertà e della indipendenza del Paese, sulla base di una generalmente condivisa pregiudiziale antimonarchica e repubblicana.
La struttura della “Banda dei patrioti della Maiella” non era rigida ed il suo organico non era fisso, poiché da un lato veniva rispettato il volontarismo della scelta dei singoli, dall’altro veniva garantita l’apertura a sempre nuove adesioni, talché dagli iniziali 100 componenti registrati alla fine di Dicembre del 1943 si giunse ai 400 al momento della liberazione di Sulmona, ai 500 al momento della liberazione di Pesaro, ai 1.000 nell’ Appennino Romagnolo e, infine, ai 1.500 nell’ultima fase di impegno bellico della Liberazione.
La gloriosa vicenda della “Maiella” e’ costellata da scontri ed azioni belliche nel più puro stile della guerriglia partigiana, ma anche da vere e proprie battaglie combattute spesso casa per casa nei comuni occupati dalle forze tedesche: la prima di queste fu il 3 Febbraio 1944, la battaglia di Pizzoferrato, che costò 10 caduti negli scontri a fuoco e tre morti trucidati dai tedeschi dopo la cattura, oltre a numerosi feriti.
Non v’è comune o contrada nel settore dell’Alto Sangro in cui la “Banda dei Patrioti della Maiella” non sia stata impegnata in scontri cruenti, a volte “all’arma bianca”, in azioni spesso spericolate e in condizioni di frequente inferiorità numerica: dalla Pineta di Lama Dei Peligni, dove moriva il primo combattente della Banda, il patriota Mariano Salvati, padre di 10 figli, alla liberazione di Lama Dei Peligni, agli scontri di Fallascoso, di Colledimacine, di Montenerodomo, alla liberazione di Lettopalena e Palena l’8 ed il 9 Maggio 1944.
Il 9 Giugno i patrioti della Maiella liberarono Guardiagrele insieme a reparti dell’Esercito Italiano ed il 13 Giugno a Sulmona arrivò il grosso della Banda, nello stupore generale della popolazione che aveva preparato manifesti di benvenuto in lingua inglese.
Tra Giugno e Luglio del 1944, la Banda dei patrioti della Maiella si portò, tra continui scontri, rapide avanzate e snervanti attese, fino alla linea dell’Esino, liberando decine di comuni e sempre precedendo le formazioni avanzate dello schieramento alleato.
Poco oltre l’Esino, nella regione collinare interna delle Marche, la “Maiella” affrontò a Montecarotto, in un’epica battaglia durata quattro giorni e quattro notti, soverchianti forze di tedeschi e repubblichini, riportando un successo di risonanza nazionale.
La battaglia costò alla “Maiella” un bilancio di tre caduti, nove feriti ed un prigioniero, a fronte dei 40 morti subiti dai tedeschi.
La battaglia per la liberazione di Pesaro vide di nuovo la “Maiella” all’avanguardia delle forze alleate impegnata in rischiose azioni di comando, in scontri ravvicinati e battute di rastrellamento: dopo quattro giorni di combattimenti durissimi che costarono altri eroici caduti tra le file dei patrioti, la divisione corazzata Goering (che presidiava Pesaro dopo aver partecipato alla repressione della rivolta del ghetto di Varsavia) fu costretta ad evacuare la città, lasciandola nelle mani dei patrioti della “Maiella” e dei sopraggiunti polacchi.
Concentrata a Recanati per un periodo di riposo la “Banda dei Patrioti della Maiella” ebbe un incremento degli effettivi a 1.000 uomini, una profonda riorganizzazione interna in modo da accentuarne le caratteristiche militari in senso regolare ed il passaggio dell’unità alle dipendenze della 228° Divisione dell’Esercito Italiano. Anche il nome fu cambiato in quello di “Gruppo Patrioti della Maiella”.
Il terzo ciclo operativo della “Brigata Maiella” si aprì il 24 Novembre 1944, nel settore di impegno dell’Appennino Romagnolo, con la presa di Monte Castellaccio, attraverso un’azione rapida e violenta che portava ad espugnare numerose postazioni di mitragliatrici e alla cattura di numerosi prigionieri.
Agli inizi di Dicembre ebbe luogo una delle azioni più gloriose ed eroiche della “Brigata Maiella”: il combattimento e la presa di Brisighella, conclusi nella notte tra il 4 ed il 5 Dicembre.
Anche qui si ripeterono i veementi attacchi alla baionetta, i violenti corpo a corpo, i numerosi morti, feriti e mutilati (7 morti e 15 feriti).
In questa circostanza il capitano Enzo Sciuba, Capo del comando tattico della “Maiella”, fu nominato Governatore della città.
Il 16 Dicembre la “Maiella”, che si trovava in quel periodo a rappresentare da sola l’Italia sul fronte alleato, ottenne un nuovo, clamoroso successo con la conquista di Monte Mauro.
In una sola giornata di accaniti combattimenti non più di duecento uomini guidati dal Vice Comandante del Gruppo -Domenico Troilo- spazzarono via una posizione ritenuta inespugnabile dagli alleati.
Al termine dell’azione, che costò ai patrioti tre morti e undici feriti, ufficiali tedeschi prigionieri vollero congratularsi con i combattenti abruzzesi.
Fino all’8 Febbraio la “Maiella” difese le trincee e le posizioni avanzate sul Senio, con tenacia ineguagliabile e a prezzo di nuovi caduti, feriti e catturati dai tedeschi.
Nella primavera della Liberazione la “Maiella” eseguiva il compito di espugnare le posizioni tedesche ai lati della Via Emilia.
L’avanzata ormai era celere, ma i tentativi di rapide fiammate offensive della retroguardia tedesca erano frequenti e pericolosi.
La formazione dei patrioti abruzzesi eseguiva azioni di rastrellamento e di inseguimento del nemico.
Dopo aver distrutto le resistenze tedesche a Idice e Villa Marescotti, dove furono catturati 19 prigionieri tra cui alti ufficiali, fu avviato l’attacco per la liberazione di Bologna.
Qui la “Brigata Maiella” giunse il 21 Aprile insieme a reparti polacchi, tra la commozione e l’entusiasmo della popolazione, che già aveva appreso dalla stessa radio della Repubblica di Salò dell’esistenza di questo reparto di patrioti italiani.
Il 1° Maggio infine, quasi a suggello emblematico di una storia già ormai leggendaria, un gruppo di valorosi della “Maiella” si portò sulle linee più avanzate del Veneto all’inseguimento dei tedeschi.
Nei pressi di Castrano il gruppo superò di slancio truppe della V° Armata Americana ed arrivò per prima tra tutte le forze alleate ad Asiago, tra indescrivibili manifestazioni di entusiasmo popolare.
Nella sua “Storia dell’Italia partigiana” Giorgio Bocca ha messo l’accento sull’importanza della motivazione economica nella nascita della “Brigata Maiella”, individuando cioè nella ribellione contadina alle razzie indiscriminate del bestiame da parte dei tedeschi la molla prepotente che portò molti a prendere il fucile e a combattere la guerra partigiana.
Bisogna però dire che la “Brigata Maiella” operò solo per 6 mesi nell’ambito del territorio regionale e, per quasi un anno, fuori della Regione che le aveva dato vita.
Evidentemente, mano a mano che la formazione si spostava sempre più a Nord come avanguardia dello schieramento alleato, sulle motivazioni iniziali si innestarono – e divennero poi essenziali – motivazioni di grande valenza ideale e politica come il riscatto della Patria, la lotta contro il nazifascismo e contro l’invasore tedesco, la riconquista della libertà, l’aspirazione alla democrazia e al rinnovamento sociale, l’opzione antimonarchica e repubblicana.
Da un lato l’Avv. Ettore Troilo recuperava il legame ideale con la storia del volontariato italiano a partire da Mazzini e Garibaldi, dall’altro rilanciava le fonti vitali della cultura popolare socialista, a partire dal richiamo alla tradizione sempre viva della Festa del 1° Maggio.
Le diverse matrici politiche dei patrioti della “Brigata Maiella” (maggioritarie vi erano quella socialista e quella comunista, mentre gli studenti erano mazziniani e azionisti e non mancavano i cattolici), non furono mai occasione di lacerazione interna o di strumentalizzazione politica, ma si fusero nella comune prospettiva della lotta contro il nazifascismo e per il riscatto militare e morale della Patria.
Furono 55 i morti della “Brigata Maiella” e di essi la metà erano contadini, mentre la restante parte operai, studenti, artigiani e militari.
Tra tutti fa spicco – per la particolarità del ruolo rivestito da civile – la figura del capitano Mario Tradardi, sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila, padre di 5 figli, caduto valorosamente in battaglia a Monte Mauro il 17 Dicembre 1944. 151 furono infine i feriti, di cui 36 i mutilati.
L’eroismo dei combattenti fu riconosciuto con 17 medaglie d’argento, 13 medaglie di bronzo e 144 Croci al Valor Militare.
La medaglia d’oro al Valor Militare alla Bandiera del “Gruppo Patrioti della Maiella” conferita dal Presidente della Repubblica il 14 Novembre 1963 era accompagnata dalla seguente motivazione: “….in quindici mesi di asperrima lotta contro l’invasore tedesco con penuria di ogni mezzo ma con magnifica esuberanza di entusiasmo e di fede, sorretti solo da uno sconfinato amore di patria, i Patrioti della Maiella, Volontari della Libertà, affrontando sempre soverchianti forze nemiche, hanno scritto per la Storia della risorgente Italia, una pagina di superbo eroismo.
Esempio a tutti di alto spirito di sacrificio, essi, manipolo di valorosi, nulla chiedendo se non il privilegio del combattimento, hanno dato per primi largo e generoso contributo di sangue per il riscatto dell’onore e della libertà d’Italia.
Da Civitella a Selva, a Pizzoferrato a Lama, e poi superata la Maiella Madre, da Cingoli a Poggio S. Marcello, da Montecarotto a Pesaro, e poi ancora, instancabilmente, da Montecastellaccio a Brisighella, a Monte Mauro, a Monte della Volpe, al Senio e, tra le primissime truppe liberatrici, all’alba del 21 Aprile a Bologna; il 1° Maggio ad Asiago; dal 5 Dicembre 1943 al 1° Maggio di battaglia in battaglia, essi furono sempre primi in ogni prova di audacia e di ardimento.
Lungo tutto il camino una scia luminosa di abnegazione e di valore ripete e riafferma le gesta più epiche e gloriose della tradizione del volontarismo italiano….”.
DA http://www.uilabruzzo.org/default.asp?menu=raccoglitore&id=250&tipo=3
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DOMENICO TROILO
Nato a Gessopalena (Chieti) il 22 aprile 1922, laureato in sociologia, Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Militare di leva nell’Aeronautica, dopo due anni trascorsi in Tunisia, Troilo l’8 settembre del 1943 si trovava in servizio in provincia di Torino, a Venaria Reale. All’annuncio dell’armistizio, dopo un viaggio fortunoso, riuscì a tornare al suo paese. Vi rimase alcune settimane sino a quando, era il 4 di dicembre, le SS tedesche gli uccisero barbaramente la madre, massacrata insieme con altri civili inermi.
Da quel momento il giovane, datosi alla macchia, passò alla resistenza armata organizzando azioni di sabotaggio, cooperando con un gruppo di patrioti abruzzesi che operavano al comando di ufficiali polacchi. Infine, giunti gli Alleati a Casoli, ricevette da questi l’incarico di vice comandante del Corpo Volontari della Majella, organizzato e guidato da Ettore Troilo. Domenico partecipò, da allora, all’intero ciclo operativo che impegnò questa importante Brigata partigiana a fianco degli Alleati, dall’Abruzzo alla liberazione di Bologna (21 aprile 1945) e a quella di Asiago.
Due volte gravemente ferito in combattimento, Domenico Troilo, al quale fu ufficialmente riconosciuto il grado di maggiore, tornò ogni volta al proprio posto di comando nonostante le menomate condizioni fisiche e lasciò i Volontari della Majella soltanto allo scioglimento del Corpo, avvenuto il 15 luglio del 1945 a Brisighella (Ravenna).
Per il suo comportamento durante la guerra di liberazione, Troilo, oltre alla decorazione militare italiana è stato anche insignito della Croce al merito da parte del 2° Corpo d’Armata polacco, che operava con gli Alleati in Italia.
Nel dopoguerra Domenico Troilo ha proficuamente operato a Milano, ricevendone riconoscimenti ufficiali dall’Amministrazione cittadina. Ottuagenario, vive[va] in Abruzzo, tenendovi spesso conferenze sulla Resistenza.
DA http://www.anpi.it/uomini/troilo.htm