La Bossi-Fini piace a Amato

Il ministro dell’Interno schiera le truppe e comincia a dettare la linea, prima di tutto sul tema dell’immigrazione che ha fornito al benzina alle micce della destra. Giuliano Amato scende in campo con tutta la sua potenza e inizia a mandare segnali raggelanti: la Bossi-Fini? Perché abrogarla. Si tratta soltanto di usare in modo più flessibile certi istituti, per esempio quello delle quote. Prevedendo tetti più alti, magari. Ma guai a parlare di regolarizzazione (meno che mai di sanatoria). E che c’entra se il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero ha sostenuto soltanto di voler permettere a tutti quelli che hanno partecipato al decreto flussi di ottenere un permesso di soggiorno. Proprio come sta scritto sul programma dell’Unione e come era stato concordato in linea di massima proprio nei giorni scorsi in un incontro informale tra i ministri. Vederlo scritto sui giornali fa un altro effetto, evidentemente. Dunque, dietrofront: Amato non ritiene opportuno cambiare radicalmente la legge della destra. Conseguenza non secondaria dell’ambaradan scatenato dalle dichiarazioni di Ferrero, sono le manovre di queste ore per ridefinire le deleghe sull’immigrazione. Amato vuole avere più voce in capitolo. Dalla sua ha il fatto che – in ambito europeo – sono i ministri degli interni dei 25 a decidere come muoversi su queste questioni. Comprese le regolarizzazioni. Anzi, soprattutto le regolarizzazioni: fu deciso subito dopo la sanatoria annunciata dal governo Zapatero. Bruxelles non apprezzò che il primo ministro spagnolo avesse fatto tutto da solo, e impose agli stati membri di concordare preventivamente interventi del genere. Ma nel tentativo in corso di ridimensionare il peso decisionale di Ferrero sull’immigrazione, entra a gamba tesa anche Rosi Bindi, ministra della Famiglia. Esige maggior peso, e potrebbe aggiudicarsi la competenza sui ricongiungimenti famigliari degli immigrati. Il che non avrebbe molto senso, se si intende davvero avviare una seria politica sull’immigrazione. Ma i rapporti interni all’Unione potrebbero anche avere la meglio. Ferrero dal canto suo sembra essere piuttosto fiducioso, ribadisce l’intesa con Amato e sembra essere piuttosto convinto che, alla fine, i 480 mila immigrati che hanno chiesto un permesso di soggiorno lo avranno.
Per non parlare dell’aborgazione della legge Bossi-Fini: sul programma dell’Unione sta scritto a chiare lettere. Rifondazione, Verdi, Pdci, non staranno a guardare che l’accordo venga stracciato tanto platealmente. Tanto più che il ministro Ferrero raccoglie appoggi consistenti fuori dalla politica. Il responsabile del Dossier statistico dell’immigrazione della Caritas, Franco Pittau, ha osservato: «La regolarizzazione è necessaria: è ipocrita non vedere l’irregolarità che c’è in Italia. Ma non è sufficiente: occorre allargare le quote, allargare le possibilità di ingresso e favorire l’integrazione». Mentre il Comitato Immigrati in Italia, quelli che negli ultimi tre anni hanno promosso le manifestazioni nazionali contro la Bossi-Fini, dichiarano: «Non solo va dato il permesso di soggiorno a chi ha presentato domanda alle Poste, ma a tutti gli immigrati presenti sul territorio italiano». E esprimendo contrarietà «alla linea di continuità del ministro dell’Interno Amato», annunciano «battaglia a qualsiasi tentativo di far pagare agli immigrati le politiche dell’apartheid».