La bella lezione dell’ambasciatore

Il Corriere della Sera è un giornale importante. Ai tempi della prima guerra mondiale, il suo storico direttore, Luigi Albertini, ordinava al maresciallo Cadorna le offensive sull’Isonzo. Anche per questi precedenti il Corsera di ieri va letto con attenzione. L’editoriale del direttore Paolo Mieli ha per titolo «Il partito americano» con riferimento alla «nuova formazione del centro sinistra». Non so come la prenderanno i fondatori del Pd riuniti a Firenze, ma andiamo oltre. Oltre. Sempre in prima pagina, c’è l’inizio di una dotta lettera dell’attuale ambasciatore Usa a Roma a difesa della At&t, che voleva comprare Telecom.
Il doppio colpo di editoriale e lettera può suscitare preoccupazioni e proteste. Senza dubbio ci sarà chi protesterà contro l’annessione del Pd agli Usa e alle «illecite» interferenze dell’ambasciatore Usa negli affari di casa nostra. Tanto più che altre interferenze ci sono state sulle trattative per gli ostaggi in Iraq e in Afghanistan. Ma di questo se ne potrà parlare e scrivere in altra occasione.
Il punto sul quale vorrei richiamare l’attenzione dei nostri lettori oggi è che l’ambasciatore Ronald P. Spogli dà una lezione di economia ai nostri governanti. Spiega loro (e come non dargli ragione) che in Italia «gli investimenti in aziende nuove o già esistenti sono scarsi. Si preferisce investire nelle proprietà immobiliari, o nella casa per il figlio». E poi aggiunge che «l’Italia è agli ultimi posti tra i paesi europei per crescita del Pil e aumento dei salari (e sottolineo la parola salari, nrd) e della produttività». Complimenti ambasciatore.
Tutto questo ragionare, ovviamente, è per protestare contro le supposte resistenze che la politica italiana avrebbe fatto alla società Usa che voleva comprarsi Telecom. L’ambasciatore Usa in Italia deve pur difendere gli interessi degli Usa altrimenti che ci sta a fare? Tuttavia chiedersi che fanno gli ambasciatori italiani all’estero forse è poco delicato e, in ogni caso, l’Italia non ha la potenza degli Usa o delle imprese Usa.
Mettiamo insieme il partito americano e la lezione di politica economica dell’ambasciatore, inquadriamo il tutto nell’era della globalizzazione e possiamo immaginare quale potrà essere il destino dei nostri nipoti. Ma che gli attuali governanti italiani riflettano almeno un po’.