Kosovo: le atrocità hanno un nome

Traduzione di l’Ernesto online

Il rapporto del Consiglio di Europa che evidenzia le responsabilità dell’attuale primo ministro del Kosovo ed ex comandante dell’UCK., Hashim Thaci, quale autore di crimini ripugnanti non può che riportare alla luce la sordida storia della guerra di smembramento della Jugoslavia.

La natura palesemente criminale dell’occupazione militare da parte della NATO della ex provincia della Serbia in seno alla federazione jugoslava è ampiamente dimostrata. Così come il processo di trasformazione del Kosovo in un protettorato dell’imperialismo e il tentativo della sua legittimazione attraverso l’orchestrata “dichiarazione unilaterale di indipendenza” del 2008.

Il rapporto del senatore svizzero Dick Marty che, curiosamente, è stato divulgato in corrispondenza delle elezioni parlamentari del 12 dicembre che hanno dato la vittoria alla formazione di Thaci, non presenta, in sostanza, niente di nuovo, a parte l’interesse che riveste il materiale descrittivo dei fatti che contiene.

Il quadro dantesco corroborato dagli allegati di Marty si colloca, oggettivamente, agli antipodi del copione mistificatorio diffuso da Washington: i combattenti dell’UCK per i supremi “diritti umani e i valori americani”, riciclati in seguito in Corpo di Protezione del Kosovo, sono in realtà un’organizzazione criminale responsabile di assassini in massa e della pulizia etnica delle minoranze. La morte dei prigionieri per estrarre e trafficare reni e altri organi era una delle specialità dell’organizzazione terrorista albanese-kosovara [istruita e equipaggiata, come si sa, dai servizi segreti di USA, Germania e Israele]. Costoro si dedicavano anche al traffico di droga e di armi, allo sfruttamento della prostituzione, al riciclaggio di denaro e a molte altre oscure pratiche illecite che comprendono tortura, rapimento e sparizione di cittadini nemici o sospetti, non solo serbi, ma anche albanesi, tzigani, ecc. Le attività criminali del cartello dominante, capeggiato dal primo ministro Thaci che è anche leader del Partito Democratico del Kosovo, sono proseguite sotto diverse forme fino al giorno d’oggi, comprendendo anche “la monopolizzazione violenta dei principali settori economici del Kosovo, dai combustibili all’edilizia civile, riferisce il documento. Un’autentica “fiera capitalista dei più piccoli” è, dunque, questo Kosovo indipendente Camp Bondsteel, il maggiore creato dai tempi della guerra del Vietnam.

E’ questo lo scenario della reale “catastrofe umanitaria” del Kosovo che i media dominanti hanno sempre nascosto.

Il rapporto di Marty non tralascia di esprimere turbamento per la passività della “comunità internazionale” – dai governi degli USA e dei paesi alleati fino a alle autorità dell’UE sul terreno -, che hanno chiuso “gli occhi di fronte ai crimini di guerra dell’organizzazione” che ha coadiuvato il KFOR nell’occupazione e nella vera e propria pulizia etnica del Kosovo.

Nulla di ciò è nuovo.

Era conosciuto già anche il ruolo del TPI (Tribunale Penale Internazionale) per la ex Jugoslavia, come organo di giustizia dei vincitori, che è discretamente additato nel rapporto come negligente nell’inchiesta e accusato, c’è da rimanere di stucco, di avere distrutto le prove raccolte sui crimini dei responsabili kosovari, una cosa che, per l’ex inquisitrice Carla del Ponte, era “inconcepibile”.

La sessione plenaria dell’APCE (Assemblea Plenaria del Consiglio d’Europa) aiuterà forse a far luce sulla matassa di questo gomitolo criminale che riguarda i rappresentanti del potere fantoccio di Pristina, dopo più di un decennio di copertura complice in merito alla materia da parte del Consiglio d ‘Europa e di tutte le istanze dell’architettura capitalista in Europa.

Con l’Albania ormai dentro alla NATO e la destra al potere a Belgrado, ansiosa di far arrendere il paese ai suoi carnefici, forse questo è il momento adatto per stendere i panni sporchi.