Kofi Annan ha lasciato ieri Israele con le tasche vuote mentre le cinque unità della marina italiana fanno rotta verso il porto libanese di Tiro dove sbarcheranno i primi 800 uomini della missione internazionale. Il segretario dell’Onu non è riuscito a consolidare il cessate il fuoco avendo mancato, come previsto, l’obiettivo di convincere il governo Olmert a revocare il blocco aero-navale del Libano. E nel vuoto è caduto anche il suo appello alla fine degli attacchi israeliani nella striscia di Gaza.
L’esercito israeliano ieri ha risposto sul terreno alle sue esortazioni uccidendo almeno 8 palestinesi nel corso dell’ennesima incursione a Shajayieh (Gaza city), facendo salire il totale delle vittime dallo scorso sabato ad almeno 20 (oltre 200 dal 25 giugno, giorno della cattura di un soldato israeliano, Ghilad Shalit, da parte di un commando palestinese). E proprio sulla richiesta di un rilascio «incondizionato» dei tre soldati israeliani, Shalit e i due fatti prigionieri da Hezbollah il 12 agosto, Annan aveva puntato per ammorbidire le posizioni di Tel Aviv. In tutti i colloqui il segretario dell’Onu si è sentito dire che Israele non revocherà il blocco del Libano prima della applicazione totale della risoluzione 1701, ovvero della liberazione dei militari prigionieri e del dispiegamento completo della forza internazionale e dell’esercito libanese. Uno schiaffo in faccia ad Annan – che ha definito il blocco imposto da Israele «umiliante» per Beirut e una violazione della sovranità nazionale libanese – ancora più pesante se si tiene conto che mentre Olmert chiede il rispetto dalla prima all’ultima parola della 1701, Israele non applica un’infinità di risoluzioni dell’Onu, tra cui la 242 e la 338 (da quasi 40 anni) e possiede nei suoi arsenali segreti almeno un centinaio di atomiche.
Dissensi tra gli israeliani e Annan sono emersi, a quanto si è appreso, a proposito della richiesta di Olmert di uno spiegamento della forza multinazionale anche sul confine tra Libano e Siria. Su questo punto Annan ha chiesto flessibiltà e detto che il meccanismo di controllo sul traffico di armi – che denuncia Israele – verrà creato solo d’intesa col governo di Beirut. Annan ha affermato di sperare in un rapido ritiro delle truppe israeliane presenti in sud Libano una volta che la forza internazionale arriverà a 5.000 uomini, entro pochi giorni o, al massimo, poche settimane. Il ministro della difesa Amir Peretz gli ha risposto con estrema chiarezza che le migliaia di soldati israeliani che occupano il sud Libano verranno ritirati solo quando il contingente internazionale raggiungerà il suo massimo dispiegamento. Dal Libano le repliche sono state immediate. «Non ci sarà un rilascio dei soldati israeliani senza condizioni», ha detto il ministro dell’energia Mohammed Fneish, aggiungendo che il suo partito, l’Hezbollah, considera solo l’ipotesi di «uno scambio attraverso negoziati indiretti». Poco dopo il premier libanese Fuad Siniora ha precisato che il suo paese «sarà l’ultimo degli Stati arabi a firmare un accordo di pace con Israele», in risposta ad una dichiarazione di Olmert che aveva parlato del cessate il fuoco come «caposaldo per l’inizio di nuove relazioni con il Libano». Siniora ha aggiunto che il Libano vuole un accordo basato sull’iniziativa araba, ovvero la risoluzione del vertice di Beirut del 2002 che chiede a Israele di restituire i territori arabi occupati nel 1967, la nascita di uno Stato palestinese e una soluzione al problema dei rifugiati palestinesi in cambio della pace e della normalizzazione delle relazioni con tutti i paesi arabi.
Nel pomeriggio Kofi Annan è andato a Ramallah, in Cisgiordania, per incontrare il presidente palestinese Abu Mazen, prima di recarsi ad Amman per colloqui con re Abdallah. Il leader palestinese ha ribadito che non ci potrà essere alcuna sicurezza duratura in Medio Oriente finché persisterà l’occupazione israeliana dei Territori e finché da questi ultimi non nascerà uno Stato indipendente. Annan a sua volta ha esortato Israele a porre fine al blocco di Gaza e ribadito che la crisi israelo-libanese non deve distogliere l’attenzione del mondo dalle sofferenze del popolo palestinese.