KKE sul Caucaso

www.resistenze.org – pensiero resistente – movimento comunista internazionale – 03-09-08 – n. 239
fonte: http://inter.kke.gr/News/2008news/2008-08-caucase/
da: www.solidnet.org

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

1. La sanguinosa guerra in Ossezia del sud è iniziata su richiesta degli Stati Uniti e della NATO attraverso il governo georgiano che loro controllano, approfittando delle note contraddizioni tra Georgia e Russia. L’ennesimo episodio di terrore causato dalle crescenti contraddizioni tra le potenze imperialiste in un’ampia regione che si estende dal nord Africa all’Artico, dai Balcani al Caucaso e il Mar Caspio.

La competizione tra Stati Uniti, Unione Europea, Russia e altre aree nella “piramide” imperialista si dispiega con l’obiettivo di accrescere i superprofitti dei monopoli attraverso il controllo delle risorse, le vie di trasporto energetico, i mercati e le sfere di influenza.

Così si intensifica il pericolo di un conflitto nel cosiddetto “Grande Medio Oriente”. Questi sviluppi sono legati all’occupazione dell’Iraq e dell’Afghanistan, come alla preparazione di una guerra contro l’Iran, e può generare un effetto domino fino a colpire la nostra regione e il nostro paese.

La UE e la maggior parte degli stati membri, che appartengono alla NATO, da un lato cooperano con gli Stati Uniti e dall’altro sono in competizione per la spartizione del bottino e tentano di controllare una serie di regioni, come dimostrano le interferenze di Francia e Germania nella crisi del Caucaso. Nel contempo crescono le contraddizioni all’interno della UE riguardo alla posizione da tenere verso la Russia.

2. Le forze politiche che del nostro paese hanno celebrato il rovesciamento del socialismo in Europa e la dissoluzione dell’URSS hanno dimostrato la loro falsità. Quello sviluppo ha provocato solo dolore, sangue e sofferenza per decine di milioni di lavoratori che vivono nei territori dell’ex URSS. Ha anche portato un arretramento generale nella vita e nei diritti di milioni di lavoratori in tutto il mondo. La strada della restaurazione del capitalismo e dell’integrazione di questi paesi nell’economia globale capitalista è lastricata dai cadaveri dei conflitti internazionali, causati dalle potenze imperialiste che competono per il controllo della ricchezza della regione e l’aumento dello sfruttamento di lavoratori.

Lo sviluppo ineguale del capitalismo ha condotto, nel corso degli ultimi anni, alla comparsa e al rafforzamento di nuove forze economiche mondiali, con alti tassi di crescita, come Russia, Cina, India e Brasile. Queste forze chiedono la loro parte di mercato mondiale e provocano un serio rimescolamento della “scacchiera” imperialista. Dalla loro crescita economica consegue un inevitabile aumento del potere politico e militare che conduce all’intensificazione della competizione con le principali potenze tradizionali, Stati Uniti e UE, e la formazione di nuove alleanze e contro-alleanze.

3. Gli Stati Uniti cercano di mantenere l’egemonia, sia in linea generale che in particolare sulla Russia. Col dispiegamento del cosiddetto “scudo antimissile” in Polonia e nella Repubblica Ceca puntano a rovesciare l’attuale equilibrio nucleare con la Russia, che implica inevitabilmente una risposta russa. Aumenterà la corsa agli armamenti con conseguenze negative per le popolazioni. Gli Stati Uniti promuovono anche la militarizzazione dello spazio, l’ulteriore espansione della NATO verso i Balcani e i paesi dell’ex URSS con l’installazione di una nuova rete di basi militari per circondare e indebolire la Russia.

I lavoratori del nostro paese non devono illudersi sul ruolo della Russia di oggi che ha un diverso contenuto sociale e di classe dall’URSS. La Russia capitalista, così come la UE, non può diventare un “contrappeso” agli Stati Uniti né un fattore di equilibrio e sicurezza internazionale in quanto sono della stessa “sostanza”, quella del duro sfruttamento e ingiustizia di classe, del dominio del capitale e dell’oppressione dei lavoratori. La classe dominante della Russia collide con l’imperialismo statunitense ed europeo solo per difendere gli interessi dei suoi monopoli ed è disposta ad accordarsi con gli Stati Uniti e la UE riguardo l’ulteriore sfruttamento dei lavoratori, la privazione dei loro guadagni e la restrizione dei loro diritti politici e sociali.

4. La Grecia è sempre più coinvolta in queste crescenti contraddizioni. La borghesia greca, i cui interessi sono ora espressi dal governo della ND [Partito Nuova Democrazia, conservatori di centro destra], da un lato approfittano dei benefici del passaggio del petrolio e del gas russo attraverso la Grecia, e dall’altro partecipano attivamente alle campagne imperialiste in Afghanistan, nei Balcani, nel Golfo Persico e altrove, come membro effettivo della NATO, della UE e come alleato degli Stati Uniti. ND e PASOK [socialdemocratici, centro sinistra] tentano di ingannare il popolo con il pretesto della “sicurezza” conseguente alla partecipazione del paese ai piani europei e della NATO.

Gli altri partiti politici, vale a dire SYN [sinistra eco-socialista] e LAOS [Unione Ortodossa Popolare, ultra conservatori di destra], hanno posizioni similari: anche loro promuovono la necessità di sostenere il blocco imperialista europeo.

I lavoratori non dovrebbero nutrire speranze riguardo la fallace “sicurezza” offerta dalla NATO e dalla UE. L’esperienza dimostra a tutt’oggi che queste organizzazioni non solo non offrono “sicurezza” ma costituiscono loro stesse fattori di destabilizazione, flagello dei popoli! La partecipazione del nostro paese negli avventurosi piani imperialisti euroatlantici possono condurre i lavoratori, la gioventù e gli strati popolari in Grecia alla catastrofe.

Le vaghe dichiarazioni delle forze borghesi su “pace”,” negoziati” e “raziocinio” sono polvere negli occhi del popolo per nascondere gli interessi dei blocchi imperialisti.

5. È imperativo ora smettere la passività e l’attendismo. I popoli devono scegliere la propria via, formando un vero contrappeso all’imperialismo in ogni paese. Il KKE fa appello alla classe operaia, ai piccoli e medi coltivatori, agli artigiani, alla gioventù, agli antimperialisti e ai pacifisti:

– per sostenere una politica che esprima un chiaro NO alle scelte e agli impegni imperialisti, ai piani guerrafondai, alle organizzazioni imperialiste, alle basi militari e costruisca un percorso di pace, prosperità, di cooperazione tra i popoli, verso il socialismo.

– per sostenere la politica e le lotte del KKE:
— contro la NATO e la sua nuova espansione;
— contro lo “scudo anti-missile”;
— di disimpegno della Grecia nelle guerre e operazioni imperialiste contro qualsiasi altro popolo;
— contro la partecipazione nelle cosiddette “missioni” di peacekeeping (non importa come saranno chiamate in futuro) in Caucaso o altrove;
— non acconsentire ad alcun impegno militare diretto o indiretto derivante dalla partecipazione nella NATO e nella UE;
— chiudere subito la base militare nella baia di Souda;
— ritirare tutte le truppe greche nei nostri confini;
— nessuna truppa straniere in Afghanistan, Iraq, nei paesi balcanici o altrove.

La situazione si accuirà finché esiste la competizione interimperialista. Le speranze dei popoli per un mondo di pace e sicurezza sono intrinsecamente connesse alla lotta per il rovesciamento del progetto imperialista, al disimpegno dai legami e dalle organizzazioni imperialiste come la NATO e la UE, con l’edificazione di una società libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

L’Ufficio Politico del CC del KKE
Atene, 25 agosto 2008