Kamikaze su base Usa a Khost, 10 morti

L’attentatore suicida si è fatto saltare in aria a pochi passi dall’ingresso della base militare statunitense di Khost (nell’Afghanistam orientale), prima di essere fermato per i controlli che, avvolto in una cintura esplosiva, non avrebbe potuto superare. Così ieri mattina, davanti alla base «Salerno», sono state massacrate dieci persone, poliziotti e impiegati della principale installazione militare dell’est del paese che ospita anche un aeroporto. Il maggiore Matt Hackathorn, portavoce militare statunitense, ha comunicato all’Associated press che nessun soldato americano è rimasto coinvolto nell’attentato, uno dei più sanguinosi da quando i taliban, un paio d’anni fa, hanno introdotto nel paese questa tecnica di guerriglia (secondo fonti militari Usa, sono state 27 le azioni suicida nel 2005, 139 l’anno scorso).
«Quest’attacco è stato portato a termine dai nemici del nostro paese», ha dichiarato il governatore della provincia, Jamal Arsalah. Nessuna rivendicazione è arrivata finora, ma i principali sospettati sono i seguaci del mullah Omar, che nell’est e nel sud del paese – nonostante le condizioni climatiche proibitive per la guerriglia – non stanno dando tregua ai soldati governativi e alle truppe – americani, britannici, canadesi e olandesi – che operano nelle aree al confine con il Pakistan, indicato dagli esperti d’intelligence come retrovia dell’offensiva taliban. Sempre ieri, in un’imboscata contro un autobus della polizia, i taliban hanno ucciso nove agenti nella città meridionale di Kandahar.
Attacchi continui che galvanizzano i taliban, tanto che ieri il loro comandante militare, il Mullah Dadullah, ha risposto direttamente al suo omologo della Nato, il generale David Richards. Quest’ultimo nei giorni scorsi aveva sostenuto in un’intervista che in un anno la Nato potrà avere la meglio sulla guerriglia. «Abbiamo la capacità di combattere la Nato e le truppe americane per lungo tempo, fino all’indipendenza dell’Afghanistan», ha replicato Dadullah. «Negli ultimi sei anni abbiamo appreso tattiche nuove per combattere le forze straniere, ora siamo pronti a raccogliere i frutti della nostra esperienza», ha dichiarato il mullah alla Reuters.
Il ministero degli esteri pakistano ha convocato l’ambasciatore statunitense e quello britannico dopo uno sconfinamento delle unità speciali in Pakistan e l’uccisione, l’altro ieri, di un membro delle forze d’élite di Islamabad. Secondo il comunicato dell’esercito Usa, un suo velivolo ha preso di mira un gruppo di persone che si stavano dirigendo verso il confine pakistano, uccidendone una e ferendone un’altra. Il caccia Usa ha colpito un posto di blocco a Zangota, nelle aree tribali tra i due paesi – ma all’interno del confine pakistano – perché avrebbe scambiato per combattenti due agenti pakistani con il salwar kameez, l’abito tradizionale pakistano.