Visto da lontano e con l’aureola di un grande successo personale alle elezioni, Junichiro Koizumi può suscitare sentimenti di ammirazione e di simpatia. Intanto il suo look è quanto meno improbabile per un governante giapponese: quando mai si è visto un premier con una pettinatura alla Beethoven? Ogni tre settimane va dal suo barbiere personale, Teruo Nakagomi, a farsi sistemare la testa ed è felice quando lo chiamano cuor di leone perchè, secondo lui, non è solo un riferimento ai suoi capelli, ma soprattutto un inchino al suo coraggio. E in effetti la più grande qualità di Koizumi è un grande coraggio. Pensate che s’è sposato nel 1978 a 35 anni (adesso ne ha 63) ha piantato quattro anni dopo la moglie Miyamoto portandole via i due figli e vietandole di vederli mai più. Così ha rifiutato di vedere un altro figlio che la giovane donna aveva in pancia prima del divorzio. Non è un pettegolezzo. È una storia che va raccontata per meglio capire quello che viene definito il «modernismo» del nostro personaggio, la sua capacità di trasformare il Giappone in una società contemporanea alle nostre. Nel suo paese, Koizumi viene definito «henshin hentai», che vuol dire «diverso» e «stravagante». I nomignoli gli sono stati affibbiati da Makiko Tanaka (figlia del defunto leader Kakuei, grande corrotto dalla Lockeed) che gli è sempre stata vicina, è stata suo ministro, per poi rompere con le sue stravaganze. Ma lui è felice di essere chiamato a quel modo, anzi fa di tutto per meritarselo. Melomane (ama Verdi,Puccini e Wagner) si diletta anche di pop e di rock. Ha lasciato che uscisse un CD che vedeva in copertina lui ed Elvis Presley.
Usa spregiudicatamente il web, rispondendo personalmente alle domande più difficili. E ha rovesciato come un calzino il Partito liberal-democratico di cui è capo per raggiungere i suoi obbiettivi. Da primo ministro aveva infatti concepito una liberalizzazione delle poste, il più grande sistema bancario del mondo, che gestisce 3000 miliardi di euro di risparmio popolare ed impiega 280 mila dipendenti. La vecchia classe dirigente giapponese lo usava, manco a dirlo, per finanziare progetti clientelari e superflui, oltre che per conquistarsi fetta a fetta il consenso del personale. Nonostante una pesantissima opposizione anche all’interno del suo partito, Junichiro ha sottoposto pochi mesi fa la liberalizzazione al Parlamento. Trentasette franchi tiratori l’hanno impallinato e lui, uomo di coraggio, ha convocato elezioni anticipate. Per vincerle ha confezionato delle liste un po «henshin»: dentro c’era l’ex miss Tokyo e una famosa anchorwoman televisiva, e perfino una celebre cuoca sushi che ha candidamente confessato di trovarsi meglio fra i fornelli che in politica. Questi candidati provenienti dalla società civile o dallo «showbusiness» sono stati definiti «gli assassini». Sta di fatto che con queste liste ha ottenuto intanto un’altissima e inedita partecipazione alle urne, e poi il successo che gli serviva per realizzare i suoi progetti.
E qui torniamo alla «modernità» di Koizumi. Intanto lavora con una task-force familiare composta dalla sorella Nobuku e dal fratello minore Masaya. E poi attinge il consenso (come già il padre e il nonno, uomini politici anche loro) nel più tradizionale serbatoio di voti giapponesi, la mafia. In particolare la sua famiglia è indirettamente legata alla cosca Inagawa, guidata dal boss Susumo Ishii.. Un silenzio che si potrebbe dire mafioso è sceso sulla sua politica estera, della quale ha detto soltanto che punti di riferimento sono l’alleanza con gli Stati Uniti e l’amicizia con i paesi vicini. Grazie all’alleanza con gli Stati Unigti il Giappone sta lentamente riarmando. Quanto ai paesi vicini, ancora rimbombano in Asia i clamori per le sue visite periodiche al tempio shintoista Yasukuni, simbolo del militarismo prebellico del Celeste Impero. Niente male,per un uomo del futuro.