Jack Straw: ritiro entro il 2010

Baghdad sconvolta dalle autobombe: trenta le vittime. In fiamme il suk Shorja

Un furioso incendio nello storico suk di al Shorja, nel centro di Baghdad, non lontano da Rashid street, ormai anch’essa in rovina, ha segnato ieri notte, con le fiamme ancora alte nel cielo, la fine di un’altra drammatica giornata nella capitale irachena sconvolta, come gran parte del resto dell’Iraq, da una raffica di autobombe, di agguati e di attacchi della guerriglia costati la vita ad almeno trenta tra soldati iracheni, poliziotti e civili. Le forze di occupazione americane avrebbero avuto due caduti e una decina di feriti. Sullo sfondo di quest’inferno, il ministro degli esteri britannico Jack Straw ha escluso ieri qualsiasi ridimensionamento del contingente britannico in Iraq prima del 2006 e ha sostenuto che un eventuale ritiro potrebbe in realtà richiedere quattro o cinque anni, l’intera prossima legislatura. Jack Straw, impegnato nella campagna elettorale per le elezioni politiche del cinque maggio prossimo, ha delineato l’intransigente politica bellicista di un probabile prossimo governo Blair, in un’intervista al quotidiano «Financial Times» nella quale ha precisato che i 7500 soldati schierati nel sud dell’Iraq potrebbero iniziare un loro ripiegamento nel corso del 2006 ma «a quale ritmo non potremo dirlo prima della fine di quest’anno. Posso però prevedere che nel corso della prossima legislatura la presenza delle truppe britanniche in Iraq sarà virtualmente ridotta a zero». Il «baby-bomber» laburista (com’è stato soprannominato dal dissidente Usa Noam Chomsky) Tony Blair, deciso a conquistare un terzo mandato, si è rifiutato di fissare una data per il ritiro delle truppe dall’Iraq, forte anche del fatto che su questo punto i suoi avversari conservatori, anch’essi ultra-atlantici, non sembrano decisi ad incalzarlo. L’unico partito, tra i tre princiali, chiaramente a favore di un ritiro graduale delle truppe dall’Iraq è quello dei Liberal-democratici di Charles Kennedy che ieri ha chiesto una chiara «exit strategy» dalla Mesopotamia per la fine dell’anno, scadenza del mandato Onu. Una contestazione che non sembra impensierire Blair dal momento che i liberal democratici, pur essendo attestati, secondo i sondaggi, attorno al 20%, a causa del sistema elettorale britannico, potrebbero prendere in realtà solo una manciata di deputati. La presa di posizione di Jack Straw è giunta a pochi giorni dalla conferma di un completo ritiro del contingente polacco entro il 2005, così come di quello bulgaro e, ancor prima, il prossimo ottobre, di una partenza dei soldati ucraini. La «coalizione dei volenterosi» si va trasformando sempre più in una coalizione dei partenti di fronte alle pressioni delle opinioni pubbliche decisamente contrarie alla guerra di occupazione in corso ormai da due anni in Iraq e che rischia di durare per un altro decennio. Basta vedere come l’esclusione dei sunniti e dei gruppi sciiti e laici contrari all’occupazione dalle elezioni truffa del 30 gennaio e da ogni ruolo politico-istituzionale, ha contibuito, com’era prevedibile, ad isolare ancor più gli occupanti e i vari governi collaborazionisti iracheni.

Due autobomba sono esplose ieri mattina alle dieci prendendo di mira gli agenti iracheni di guardia davanti al ministero degli interni, vicino alla «zona verde» nel quartiere di Kharrada, e un convoglio di dieci automezzi militari che stava entrando nel superprotetto compound dove si trova asserragliato il ministro Falah al Naqib. Le due esplosioni hanno distrutto una quindicina di auto e avrebbero provocato la morte di almeno venti tra soldati e civili. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo di abu Musab al Zarqawi. Un’altra autobomba è esplosa ieri mattina davanti alla base Usa a Tikrit a nord di Baghdad uccidendo quattro agenti iracheni di guardia. Si ignora il numero dei soldati americani feriti o uccisi. Altri quattro agenti iracheni sono stati uccisi nell’esplosione di una bomba nel centro di Mahawil (Hilla) 80 chilometri a sud di Baghdad. Nella cittadina di Latifiya, nel cosiddetto «triangolo della morte» è stato ucciso il locale governatore e a Baghdad, nella zona di al Mansour, un capitano dei nuovi servizi servizi segreti iracheni. Una mina è esplosa invece al passaggio di un convoglio Usa a Baqouba, a nord est della capitale, una volta famosa per i suoi aranceti, ferendo due soldati americani. Cinque gli agenti iracheni uccisi nella città petrolifera di Kirkuk nel corso di un attacco ad un commissariato.