Vi invitiamo a leggere l’articolo pubblicato oggi (10 febbraio 2005, ndr) in prima pagina da “L’Unità” a firma di Bruno Marolo.
La notizia è ufficiale: sul territorio italiano ci sono armi di distruzione di massa!
Della presenza di bombe nucleari nelle basi Nato in stanza in Italia si è sempre parlato, ma mai un atto o una dichiarazione ufficiale avevano confermato tali ipotesi. Le cifre di un rapporto sulle armi atomiche in Europa, che sarà pubblicato tra qualche giorno per conto del Natural Resources Defense Council (NRDC), ci parlano invece di ben 481 bombe nucleari nelle basi americane in Europa, di cui 90 solo in Italia. Secondo tale fonte, infatti, vi sono 40 bombe nucleari nella base di Aviano e altre 50 in quella di Ghedi Torre, vicino a Brescia.
Queste bombe sono di tre modelli: B 61-3; B 61-4 e B 61-10 ed arrivano ad una potenza dieci volte superiore a quella che ha incenerito Hiroshima. Non si prestano ad essere montati su missili, ma devono essere sganciati dei cacciabombardieri e questo la dice lunga sul ruolo geopolitico dell’Italia che, anziché diventare il fulcro del mediterraneo giocando un ruolo di “ponte” con tutti i Paesi (e i rispettivi popoli e culture) che si affacciano in quell’area, cede il proprio territorio ed il proprio spazio aereo per i bombardieri USA ed il loro carico di morte.
La presenza di armi atomiche in Europa è funzionale sia ad una risposta di deterrenza (almeno per ora) nei confronti della Russia, sia una funzione di palese minaccia nei confronti di alcuni Paesi in Medio Oriente, Iran e Siria in testa.
La politica estera statunitense ha infatti abbandonato da lungo tempo la strategia della costruzione di armi nucleari sempre più potenti (al punto da mettere in rischio l’esistenza stessa del pianeta, in caso di utilizzo) per orientarsi sulla produzione di bombe tattiche di media portata, quindi usabili in un moderno conflitto. L’atomica, quindi, non più come minaccia ma come offesa.
E l’Italia?
E’ una domanda retorica, purtroppo. Il nostro Paese, all’indomani del crollo dell’URSS, ha stipulato un accordo segreto con gli Stati Uniti per la difesa nucleare. Tale accordo, rinnovato dopo il 2001, va sotto il nome di “Stone Ax”, ascia di pietra. Ancora una volta un termine rubato al lessico dei pacifici pellerossa, per indicare morte e distruzione.
Gli Stati Uniti hanno un potenziale militare che li mette in condizione di colpire tutti gli obiettivi, nel raggio d’azione dei bombardieri in Europa, con missili lanciati dal loro territorio.
L’Italia quindi, non subisce i dettami della Nato dando ospitalità alle bombe atomiche (in palese violazione col referendum del 1987) ma richiede espressamente di possederle, per continuare a far parte degli organi di pianificazione nucleare della NATO.
E’ singolare il silenzio intorno a questi temi.
Fatta eccezione per: “Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015” di Manlio Dinucci, edito da Fazi nel 2003 e che tratta della centralità della strategia nucleare nella politica americana del secondo dopoguerra e nell’attuale, nessuno ne parla.
In giorni di indaffarati incontri tra le forze del contro sinistra per scegliere il profilo politico da darsi per le prossime elezioni, non sarebbe male che, il tema della pace (e quindi della lotta alla guerra, del ritiro delle truppe, ma anche dell’allontanamento delle armi di distruzione di massa e della basi Usa e Nato dal suolo italiano) irrompessero e segnassero l’agenda politica dei prossimi mesi.
Di converso, diventa sempre più evidente la necessità di rilanciare, in Italia e in Europa, un forte e radicato movimento contro la guerra.
Sarebbe un esercizio di democrazia non solo bello ed importante ma necessario: la rielezione di Bush e la politica estera italiana, sempre più in sintonia con quella della Casa Bianca, ci parlano di problemi che abbiamo di fronte e che, come movimento e come comunisti dobbiamo prendere di petto!
La politica degli struzzi, non ci porterà lontano!