Italia nucleare Il problema della rimozione delle testate americane e dei sommergibili atomici

AMBIENTE
Mediterraneo denuclearizzato

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Larticolo di Danilo Zolo sul Mediterraneo fornisce spunti di grande interesse, che meritano di essere riempiti di contenuti concreti e di obiettivi praticabili. Egli accenna en passant all’aspetto del nucleare. Crediamo che valga la pena di riprenderlo e di svilupparlo, perché potrebbe fornire uno dei possibili punti di partenza. Si tratta infatti di un problema molto ben definito, su cui ci sembra concretamente possibile sviluppare un’azione che coinvolga tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, unificando i movimenti aldilà di altri possibili punti di divergenza; su cui è possibile rifarsi a normative internazionali precise, sostenute da efficaci sistemi di controllo internazionale. Il quadro è presto fatto. Il primo aspetto, anacronistico e inquietante, è dato dalle 480 testate americane schierate in 5 paesi europei della Nato, di cui 2 si affacciano sul Mediterraneo: Italia, Belgio, Germania, Olanda, Turchia (la Grecia si è liberata delle ultime 20 testate nel 2001). La normativa internazionale esistente è estremamente chiara. Il Tnp è uno dei pilastri del Diritto internazionale (e lo rimane nonostante il fallimento della recente Conferenza di Revisione): l’Art. VI imponeva (dal 1970) il disarmo nucleare totale (ribadito nel 2000 in 13 passi pratici per realizzarlo); gli Artt. I e II vietano espressamente agli stati nucleari di trasferire, e agli stati non nucleari di ricevere armi o esplosivi nucleari, ma anche il controllo, diretto o indiretto, su di essi. Delle 90 testate presenti in Italia, 50 sono nella base Nato di Aviano, ma 40 nella base italiana di Ghedi Torre, controllate quindi dalle nostre forze armate, destinate ai nostri caccia e ai nostri piloti, addestrati per questa missione. L’Italia è di fatto un paese nucleare.

Minaccioso e destabilizzante, soprattutto per l’area in cui si colloca, è anche l’arsenale di Israele, che non lo ha mai neppure riconosciuto, anche se è un segreto di Pulcinella fin dalla sua nascita negli anni `60, e non aderisce al Trattato di Non Proliferazione (TNP) e che comprende un numero imprecisato, tra 200 e 400, di testate, sicuramente modernissime.

Non si può a questo punto non porre anche la questione dell’arsenale francese, terzo al mondo, 350 testate, 4 sommergibili nucleari (2 costantemente in navigazione), 80 bombardieri strategici, e programmi nucleari che si proiettano almeno fino al 2040.

Ultimo, ma non meno importante, aspetto è costituito dai sommergibili nucleari di varia nazionalità, con missili nucleari, che scorrazzano nel Mediterraneo, sostano nei nostri porti (violando l’efficacia di sistemi di allarme e sicurezza), e dispongono di basi come quella de La Maddalena.

Un aspetto importantissimo, ed unico, degli armamenti nucleari è che con il Tnp venne istituita l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), deputata ad effettuare i controlli (negli Stati non nucleari) con procedure rigorose ed internazionalmente riconosciute ed accettate.

A conferma di questi obblighi e di questo regime, un parere della Corte Internazionale di Giustizia stabilì nel 1996 che la detenzione di armi nucleari ed anche il loro uso come minaccia (e cioè la strategia della «deterrenza», anche quella della Guerra fredda) violano il Diritto internazionale, il Diritto umanitario e le norme di rispetto dell’ambiente, e confermò l’impegno ad attuare il disarmo immediato.

Dopo la firma del Tnp vi furono accordi internazionali che istituirono quattro zone Libere da armi nucleari: America Latina (1985), Pacifico del Sud (1985), Sud Est Asiatico (1995) e Africa (1996). La proposta di denuclearizzare il Medio Oriente è sul tappeto: essa potrebbe evidentemente disinnescare notevolmente le tensioni e i rischi di proliferazione in questa zona, ma ha sempre incontrato la ferma opposizione di Israele, appoggiato dagli Usa, mentre non ha ricevuto l’appoggio necessario di altri paesi, in particolare europei. I quali bloccano anche la proposta di dichiarare il Mediterraneo zona denuclearizzata.

Proprio qui sta il punto. Quest’ultima proposta potrebbe venire ripresa e rilanciata con forza, unificandola con quella per il Medio Oriente, costruendo un movimento che si estenda a tutti i paesi che si affacciano al Mediterraneo, una rete di alleanze con le forze progressiste aldilà di tutte le divergenze, ed esercitando così una forte pressione sulle istituzioni. Come abbiamo visto, non dobbiamo inventarci nulla: è tutto scritto, sottoscritto, ribadito, sancito da trattati e giurisprudenza. Quest’obiettivo andrebbe a nostro avviso assunto in termini specifici e ben definiti: non per accantonare gli altri problemi, ma per costruire una forte unità, e cercare di spuntarla su un punto specifico, per farne poi un punto di forza per estendere l’azione.

Questo obiettivo avrebbe molti riflessi estremamente positivi. Di fronte ad una spinta massiccia, come potrebbero molti parlamenti e stati tirarsi indietro? Con quali motivazioni?

Israele verrebbe messa nell’angolo, non da parte dei paesi arabi limitrofi, ma per la prima volta di tutti i paesi del Mediterraneo, troppi dei quali nutrono profonde ambiguità e complicità con Tel Aviv. L’isolamento di Israele avrebbe anche un effetto positivo indiretto sul conflitto palestinese.

La proposta potrebbe disinnescare anche il rischio della «bomba» iraniana poiché, senza bisogno di schierarsi apertamente con Teheran, allenterebbe l’accerchiamento, allontanerebbe la minaccia israeliana, e isolerebbe la politica di Washington intralciandone anche i disegni e le azioni nella regione. Attuerebbe difatti, come delineava Zolo, un’incisiva unità di un ampio schieramento di forze non confessionali, su un obiettivo che non sarebbe attaccabile come filo-arabo, al di sopra delle altre divergenze sulle quali gli Usa e Israele fanno leva.

Un riflesso interessante vi sarebbe anche per l’Unione Europea. Nel progetto di una forza militare comune, infatti, non è chiaro quale possa essere la collocazione degli arsenali nucleari francese e britannico: residui ingombranti, che non si sa dove mettere. Una asimmetria nucleare non sembra consona ad una Europa unita, ma la condivisione di questi arsenali violerebbe il Tnp, promuovendo Stati formalmente non nucleari a divenire Stati nucleari effettivi.

L’obiettivo, infine, porrebbe in maniera univoca e unitaria il problema della rimozione delle testate americane -e non- dal Mediterraneo, in particolare per quanto riguarda i sommergibili atomici che vi entrano continuamente, come avvio di un percorso che porti alla denuclearizzazione dell’intero scacchiere geo-strategico. Il Mediterraneo sarebbe il punto d’inizio -e dall’Italia potremmo, e dovremmo, dare un segnale concreto lanciando un’azione energica per quanto riguarda le 90 testate, inducendo il Parlamento e il prossimo governo a chiederne con forza il ritiro, come ha fatto recentemente il Parlamento del Belgio.

La proposta nel suo insieme potrebbe venire concretamente discussa e lanciata durante le celebrazioni che il 6 agosto 2005 si terranno a Ghedi, Aviano e Padova in memoria dello sgancio della prima bomba atomica su Hiroshima.

(***) Angelo Baracca, Alberto Cacopardo, Augusto Cacopardo, Patrizia Creati, Donald Bathgate, Brenda Porster, Myra Evans, Patrizia Lacerna, Paolo Lombardi.