Italia 2004, paradiso dei furbetti e degli evasori

Sotto i ponti a vivere con meno di 500 euro al mese, cioè meno di 16 euro al giorno, si fa una gran fatica. Nel 2004 un lavoratore autonomo su quattro ha dichiarato al fisco da zero a 6mila euro cioè meno di 500 euro al mese. Cioè meno di un pensionato al mini-
mo. Eppure si tratta di imprenditori, commercianti, professionisti e agricoltori. Sono quasi un milione (978.991), il 25,6% dei contribuenti con partita Iva. Delle due l’una: o siamo un popolo di indigenti (ma guardando intorno non si direbbe proprio) oppure siamo un popolo di evasori.
È il dipartimento per le Politiche fiscali del ministero dell’Economia a disturbare i gossip estivi (anche quelli sulla tassa sul lusso) e a mettere il dito in una delle vergogne del Belpaese. Gli imprenditori si dicono poveri più degli altri: ben 582mila di loro ha dichiarato di aver guadagnato nel 2003 meno di 6mila euro a fronte di 295mila professionisti e di 282mila agricoltori. Nella foto scattata dal ministero l’anomalia di questi sedicenti nullatenenti balza agli occhi e suscita sospetti.
Allargando lo sguardo a tutte le categorie il sospetto si fa preoccupazione visto che sono 10 milioni i poveri in tutta Italia mentre i ricchi non superano qualche decina di migliaia. In totale non oltrepassano la soglia dei 500 euro mensili più di 10 milioni di contribuenti (10.2 milioni) cioè il 25,2% sul totale di 40.6 milioni. Il 6,5% indica un importo inferiore addirittura ai 1.000 euro. Un dato non lusinghiero, in pratica un contribuente su quattro è tecnicamente sotto la soglia di povertà. Sul fronte opposto, ci sono 55.733 contribuenti che hanno dichiarato un reddito superiore ai 200 mila euro, sono lo 0,14% del totale. Il numero cresce, ma non di molto, se si riduce drasticamente il tetto del reddito dichiarato ai 100 mila euro: il numero dei «più che benestanti» sale a 271mila, solo lo 0,67% del totale.
Tornando ai lavoratori autonomi, il loro reddito è mediamente più alto di 1.900 euro l’anno dei contribuenti con busta paga: il loro imponibile è infatti di 18.100. Si tratta di una media.
Come pure quella relative ad albergatori e ristoratori in assoluto i più poveri tra le varie categorie: hanno dichiarato 14.600 euro l’anno. Da non crederci. Seguono i meccanici, gommisti, commercianti di auto la cui denuncia dei redditi piange su 15.390 euro l’anno; e anche gli imprenditori edili guadagnano davvero poco: solo 17.620 euro. I commercianti all’ ingrosso dichiarano in media 25.290 euro, mentre quelli al dettaglio 16.060 euro.
I dati Unico 2004 si riferiscono ai redditi percepiti ne 2003. Anno di applicazione del primo modulo della riforma fiscale Tremonti-Berlusconi, la «rivoluzione epocale» che avrebbe abbassato le tasse. La rivoluzione non c’è stata, le tasse sono aumentate. I più se n’erano accorti da soli, ieri la certificazione ministeriale. A fronte di redditi aumentati del 3,4% rispetto all’anno precedente, l’Irpef media versata (al netto delle detrazioni) è aumentata da 3.750 a 4.200 euro, del 12,3%.
E visto che invece delle stelle cadono i tabù, si scopre che il Lazio paga più tasse della Lombardia. Questo nonostante che i lombardi guadagnino di più. Va infatti a loro il primato di un reddito medio complessivo dichiarato pari a 19.270 euro, seguono gli abitanti del Lazio, che ne dichiarano 18.190, e quelli dell’Emilia Romagna, con 17.860 euro.
Ma se si guarda l’imposta netta pagata (ottenuta sottraendo dall’imposta lorda le detrazioni), ecco che gli abitanti del Lazio si rivelano i maggiori contribuenti, con una media di 5.100 euro, mentre i lombardi ne versano 5.030 e gli abitanti dell’Emilia Romagna 4.420.