Israele sta preparando l’attacco contro l’Iran

Lo spiegamento di sottomarini Dolphin e navi da guerra israeliane nel Mar Rosso «deve essere preso sul serio: Israele si sta preparando alla complessità di un attacco all’Iran». Lo ha dichiarato ieri al Times di Londra un funzionario israeliano della difesa. Ha inoltre confermato l’esistenza di un accordo con l’Egitto per il transito delle unità militari dal canale di Suez (v. il manifesto di mercoledì), aggiungendo che i governi dei due paesi sono uniti da una «comune diffidenza verso l’Iran» e che Israele sta rafforzando i legami con «certi paesi arabi, anch’essi timorosi della minaccia nucleare iraniana».

Così Israele, l’unico paese della regione che possiede armi nucleari (di cui sono armati anche i Dolphin) e rifiuta il Trattato di non-proliferazione, si mette alla testa di una crociata, cui partecipano anche alcuni governi arabi, contro la «minaccia nucleare» dell’Iran, paese che aderisce al Tnp ed è quindi soggetto ai controlli dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Questa ha confermato di non avere «alcuna prova che l’Iran stia cercando di produrre un’arma nucleare».

I sottomarini e le navi da guerra di Israele sono nel Mar Rosso non solo per preparare l’attacco all’Iran, scrive ieri Haaretz, ma anche «per impedire il traffico di armi dall’Iran alla striscia di Gaza» via mare e quindi attraverso il Sudan. Si accusa quindi l’Iran di armare e fomentare i palestinesi, cancellando quanto emerge dall’inchiesta dell’associazione israeliana «Breaking the Silence», la quale dimostra che l’operazione «Piombo fuso» è stata decisa in base a un preciso calcolo politico per terrorizzare i palestinesi facendo strage di civili. Ne è credibile che nella striscia di Gaza, dove non riescono ad entrare neppure gli aiuti umanitari, arrivi un flusso di armi dall’Iran.

A dar man forte al governo israeliano è scesa in campo mercoledì la segretaria di stato Usa Hillary Clinton, che ha lanciato un «ultimatum all’Iran» perché «si unisca alla comunità internazionale quale membro responsabile», cessando di «minacciare i vicini e sostenere il terrorismo». Ha ribadito che «l’Iran non ha diritto di avere una capacità nucleare militare» (che invece gli Usa hanno diritto di avere, possedendo le forze nucleari più potenti del mondo), e che «gli Usa sono decisi a impedire che l’acquisisca». Ha quindi dichiarato che «non esiteremo a difendere i nostri amici, i nostri interessi e soprattutto il nostro popolo con vigore e, se necessario, con la forza militare più potente del mondo». Il messaggio a Teheran è inequivocabile: se Israele attaccherà l’Iran e questo risponderà con i suoi missili (non nucleari), gli Stati uniti sosterranno Israele con «la forza militare più potente del mondo».

A questo punto spetta agli analisti capire in che cosa differisca la politica estera dell’amministrazione Obama da quella dell’amministrazione Bush.