La risposta militare israeliana per via aerea, dal mare e dalla terra contro quella che è considerata una provocazione da parte dei militari Hezbollah è stata messa in moto in base ad un piano predisposto più di un anno fa.
Da sei anni a questa parte, da quando cioè Israele ha posto fine alla sua occupazione del sud del Libano, gli israeliani guardarono con cautela come Hezbollah stava a poco a poco costruendo la sua presenza militare nella regione. Quando Hezbollah ha sequestrato i due soldati israeliani lo scorso 15 luglio, i militari israeliani erano pronti a reagire in maniera istantanea.
“Di tutte le guerre fatte da Israele dal ‘48 a oggi, questa è una di quelle in cui Israele è più preparata” ha detto Gerald Steinberg, professore di Scienze politiche dell’Università di Bar-Ilan. “In un certo senso, la preparazione è iniziata nel Maggio 2000, immediatamente dopo il ritiro di Israele, quando diventò chiaro che la comunità internazionale non stava impedendo a Hezbollah di fare scorta di missili e attaccare Israele. Nel 2004 la campagna militare programmata per durare tre settimane e che adesso, come stiamo vedendo, è stata bloccata dalla guerriglia sciita, è stata simulata e provata lungo il confine”.
Più di un anno fa un ufficiale dell’esercito israeliano iniziava a fornire presentazioni in power point ( ) agli americani, ad alcuni diplomatici, giornalisti e think tanks, disponendo il piano nei minimi dettagli. In base alle regole interne l’ufficiale non può essere identificato.
Nel suo discorso, l’ufficiale ha descritto una campagna di tre settimane, la prima settimana riguardava la distruzione delle rampe di lancio dei missili a lunga gittata degli hizbollah. Bombardando i suoi centri di comando e di controllo. Distruggendo anche le principali arterie di trasporto e di comunicazione. Nella seconda Settimana , il raggio d’azione si sarebbe spostato verso i luoghi da dove vengono lanciati i missili (rockets) o dove sono disposte le munizioni di armi. Nella terza settimana, forze di terra, in largo numero, sarebbero entrate nel Libano del Sud, ma solo al fine di mettere fuori combattimento obiettivi scoperti durante le missioni di ricognizione delle prime due settimane.
Non esisteva nessun piano di rioccupare, in base a questo scenario, il sud del Libano per un lungo termine.
Gli ufficiali israeliani affermano che i loro raid localizzati non dovrebbero essere confusi con l’invasione da terra, né, loro dicono, hanno annunziato un’altra occupazione del Libano che Israele ha mantenuto dal 1982 al 2000 al fine, dicono, di ostacolare gli attacchi di Hezbollah su Israele.
I piani hanno anticipato la probabilità di morti civili da entrambe le parti, Israele dice che Hezbollah in maniera intenzionale opera in aree residenziali. Il leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah ha reso noto pubblicamente che il gruppo di arsenale in suo possesso inclusi i rockets sono capaci di di arrivare fino ad Haifa come si è dimostrato dai primi giorni di guerra.
Come tutti i piani, quello che ora si sta dispiegando si è adattato alle circostanze, dice Eran Lerman, un ex colonnello dell’intelligence dell’esercito Israeliano che ora è direttore del ufficio del comitato degli ebrei-americani di Gerusalemme.
“Ci sono due punti di vista radicali su come avere a che fare con questa sfida, si è svolto un serio e professionale dibattito all’interno della comunità militare su quale strada prendere” dice Lerman. “Una opzione proviene dalla scuola di pensiero della potenza aerea, l’altro dalle operazioni di terra. Queste creano diverse dinamiche e differenti tempi. Il fattore cruciale è che le operazioni aeree sono molto metodiche e per definizione più lente nel raggiungere risultati. Un invasione via terra che spazzasse via Hezbollah comporta una maggiore rapidità per raggiungere gli obiettivi fissati, ma un più alto costo in termini di vite umane e richiede la creazione di una presenza sul terreno.”
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“Ho l’impressione che la fine delle operazione non sono certe, non ho idea quando questo film finirà” ha affermato Daniel Ben-Simon, un analista militare del quotidiano Haaretz.
Martedì 19 luglio sono stati sparati alcuni colpi nel sud del Libano vicino un avamposto abbandonato più di sei anni fa dopo il ritiro dell’esercito israeliano , Il posto è stato identificato con l’uso di foto satellitari come un bunker degli Hezbollah, ma solo da terra i militari israeliani sono stati capaci di scoprire che quel luogo serviva come entrata a una rete di bunker sotterranei riempiti di missili pronti per essere sparati verso il nord di Israele , ha affermato il portavoce dell’esercito Israeliano Miri Regev.
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Moshe Marzuk, ex capo dell’ufficio dell’intelligence militare israeliana per il Libano e ora ricercatore presso l’istituto del antiterrorismo a Herzliya ha affermato che Israele ha imparato dai conflitti del passato in Libano, nella West Bank e a Gaza, che una campagna militare tradizionale potrebbe avere degli effetti negativi.
“Una grande invasione non è adatta alla situazione, noi non stiamo combattendo contro un esercito ma contro una guerriglia, sarebbe un errore entrare ed esporsi ai combattenti che sanno nascondersi sparare e fuggire via, se noi saremmo sul terreno sarà necessario usare commandi speciali”.