Iraq, L’Ulivo prende le distanze da Bertinotti

Ma il documento non sarà messo ai voti per evitare divisioni. Oggi si decide sulla missione.

Roma – “Pacifista lo sono anch’io, ma non di quei pacifisti che fanno tinta di non vedere i massacri…”. E’ il giorno del voto finale sulla missione in Iraq e Francesco Rutelli misura con una frecciata a Bertinotti la distanza che ancora divide la sinistra radicale da quella riformista. Oggi il governo otterrà il via libera sulla permanenza del nostro contingente in Iraq, l’Unione (tranne l’Udeur di Mastella) è atte stata sul no ma le posizioni restano distanti. Cosi distanti che Rutelli, Piero Fassino, Enrico Boselli e Carla Mazzuca in rappresentanza dei repubblicani convocano una conferenza stampa e danno sfogo alla loro irritazione nei confronti degli alleati della sinistra-sinistra.
Lo «strappo” di Fassino e Rutelli è un documento politico di quella che tino a qualche settimana fa si sarebbe detta la federazione dell’Ulivo: non quell’ordine del giorno parlamentare al quale i leader di Margherita e Ds hanno rinunciato, a malincuore, per scongiurare lacerazioni con la sinistra radicale. Ma comunque un testo scritto. Due pagine (le stesse due pagine firmate qualche giorno fa da Romano Prodi e severamente bocciate da Prc, Pdci e Verdi) per indicare una exit strategy dall’Iraq e invitare gli alleati a un «chiarimento profondo” sull’uso della forza. Allo ‘strappo dei riformisti la sinistra radicale risponderà oggi stesso: niente mozione sul ritiro ma un documento in cui Bertinotti, Pecoraro e Diliberto ribadiranno le ragioni dei pacifisti senza se e senza ma.
MENO DIVISE – Nell’aula della Camera, dove nella serata di ieri è iniziato l’esame del decreto, il ministro della Difesa Antonio Martino si mostra deluso e mette il dito nella piaga dell’Unione: «Mi era parso di cogliere in parte dell’opposizione una consapevolezza diversa, invece vediamo prevalere ancora una volta le vecchie contraddizioni della sinistra…”. Il ritiro immediato è sbagliato, attacca Martino, ma il lavoro degli italiani in Iraq «non è a tempo indeterminato”. Al ridimensionamento di 300 unità a settembre «ne seguiranno altri, coerenti con il rafforzamento delle capacità degli iracheni di provvedere da soli alla propria sicurezza”. Un’uscita graduale, che Martino chiama «strategia del successo”, da una terra che è oggi «il fronte avanzato della lotta al terrorismo globale”.
ANTITERRORISMO – Silvio Berlusconi annuisce più volte, poi lascia l’aula. Il premier conferma che a settembre saranno ritirati i primi 300 uomini «in accordo con gli alleati e con il governo iracheno” quindi affronta il tema sicurezza. Venerdi il Consiglio dei ministri discuterà e “certamente” approverà le nuove misure antiterrorismo, necessarie «ma non casi urgenti da non-poterci lavorare una settimana”. Il pacchetto Pisanu era stato bloccato dalla Lega, ma Berlusconi non vede divisioni nel governo, né ritardi. Le misure in atto, assicura il premier, sono «sufficienti a garantire la sicurezza per questa settimana” e Gianfranco Fini conferma la bontà del pacchetto Pisanu: «Misure sufficienti, anche se stiamo discutendo l’opportunità di inserirne altre”. Oggi stesso il Viminale potrebbe rendere noto l’articolato e i Ds presenteranno le loro controproposte.
PRODI APRE – Il capo dell’opposizione, che si è detto «in linea con le proposte di Pisanu”, teme per le sorti dell’Italia: «Nessuno è preparato a un attacco terroristico, il nostro stile di vita ci espone a questi rischi”. Critico con Blair, Prodi si sente più vicino a Zapatero: «Il suo è un approccio classico, che io condivido”.